Epatite C. Più trasparenza e più concorrenza sui prezzi dei farmaci
di Antonio Panti
Dopo le polemiche e le controversie, anche legali, sulla gestione dei nuovi costosissimi farmaci contro l’epatite C è il momento che si trovi un accordo. Tanto più che il farmaco è una strana "merce" di cui mediatore è il medico che non paga né usa i farmaci che prescrive
03 SET - La stampa ha dato spazio alla polemica sul costo elevatissimo dei farmaci che eradicano il virus HCV nella quasi totalità dei casi. I cittadini si saranno convinti che la posizione assunta dalla Toscana, col sostegno e l'impulso dei medici, ha un valore ulteriore rispetto a questo sia pur rilevantissimo problema.
E' chiaro che eradicare il virus HC nei soggetti in fase iniziale di malattia porta alla restituzione alla salute e, dati i costi elevatissimi dell'assistenza alle patologie HCV correlate, anche l'economia del servizio ne trae vantaggio. La storia tuttavia è finita in tribunale. Un’azienda produttrice ha ricorso al TAR e finora ha perso. AIFA, che avrebbe potuto contrattare un accordo pluriennale per curare tutti i soggetti positivi con costi vantaggiosi, visti i prezzi concordati in altri paesi, al contrario ha contestato (chissà perché?) la Toscana anche al TAR.
Eppure la questione è chiara. La Toscana propone di aggiungere ai circa 3.000 casi curabili nella nostra Regione in base all'accordo AIFA (quelli più gravi in cui la malattia si fermerebbe ma non regredirebbe) anche i quasi 25.000 pazienti esenti ticket per epatite da HCV. Ovviamente la Regione chiede un abbattimento del prezzo. Ma le aziende non hanno partecipato alla gara; la Regione allora ha ripetuto il bando a base libera. Una sola azienda si è presentata (le Aziende hanno l'obbligo di partecipare alle gare regionali che ricontrattano il prezzo base stabilito da AIFA) reiterando l'offerta del prezzo nazionale.
L'altra azienda non ha partecipato. Ora, al di là delle decisioni della magistratura, adita dalla Regione Toscana, degli esiti dell'indagine del Senato, al di là della discussione mondiale sul costo elevatissimo dei farmaci nuovi (l'OMS ha istituito una commissione ad hoc, Cina e India rifiutano il brevetto, il Senato americano è allertato sul problema) che morale ne possono trarre i medici?
I medici desiderano disporre di quanto offre la moderna tecnologia per curare i propri pazienti e che la spesa, posta a carico dello Stato o del cittadino, sia comunque sostenibile e che nessuno muoia (ad esempio di cirrosi) perché non si può curare. E' banale affermare che solo l'impresa privata può rischiare ingenti cifre per scoprire nuovi farmaci. Ne consegue che si trovano di fronte, per contrattarne il costo, da un lato il monopolio delle aziende chimiche, dall'altro il monopsonio dell'acquirente pubblico.
Un accordo va trovato, tanto più che il farmaco è una strana "merce" che chi produce (le aziende chimiche) vende a chi compra ma non usa (lo Stato) e chi lo usa (i pazienti) non paga. Mediatore è il medico che non paga né usa i farmaci che prescrive. Allora i medici dovrebbero pretendere regole eque nell'interesse del paziente. Quindi, senza alcuna ideologia (la legge conto il trust nacque in America nei primi anni del secolo scorso), si vorrebbe soltanto il rispetto delle due regole fondanti del libero mercato, la trasparenza nella formazione del prezzo dei farmaci e la concorrenza, cioè la possibilità di mettere a gara farmaci equivalenti per risultati e reazioni avverse anche se biochimicamente dissimili.
Attendiamo gli interventi delle Società Scientifiche e della Federazione degli Ordini. Ai medici è affidato il ruolo sociale (e antropologico) di tutelare la salute mediante il servizio sanitario che ne è lo strumento più garantista.
Dovrebbe essere un fine della medicina moderna quello di superare il conflitto di interesse per prospettare una sinergia tra industria, medici e servizio pubblico onde indirizzare al meglio lo sviluppo tecnologico (si pensi ai farmaci biologici, alla farmacogenetica, alle terapie geniche) e analizzare l'innovazione in termini di efficacia reale e di sostenibilità, così contribuendo alla trasparenza o meglio all'evidenza del costo dei farmaci.
Antonio Panti
Presidente Omceo di Firenze
03 settembre 2015
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