Apnee notturne. Dagli Usa un pacemaker per combatterle
La stimolazione del nervo ipoglosso, è una terapia di successo per i pazienti con sindrome delle apnee notturne, da collasso dei muscoli dilatatori del faringe. Lo dimostra uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine. In Italia ne soffrono 2 milioni di persone
14 GEN - La sindrome delle apnee notturne è una condizione caratterizzata dal restringimento o dalla chiusura intermittente delle prime vie aeree durante il sonno, che provoca una desaturazione ossiemoglobinica e un’attivazione simpatica. Può avere serie conseguenze neurologiche (fino all’ictus) e cardiovascolari; senza contare gli incidenti stradali, prodotti dalla sonnolenza diurna, tipica di questa patologia. Si stima che a soffrirne negli Usa siano almeno il 13% degli uomini e il 7% delle donne; in Italia si stima che questo disturbo possa arrivare ad interessare circa 2 milioni di persone.
La terapia di questa condizione si basa sul calo ponderale (la maggior parte dei pazienti affetti da OSAS sono obesi o in sovrappeso), su una serie di misure igienico –alimentari (es. evitare gli alcolici la sera) e soprattutto sulla ventilazione meccanica a pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP). Ma sempre più, anche in questo campo si sta affermando la personalizzazione della cura, ovvero l’offerta del rimedio, mirato alla peculiare disfunzione alla base di una patologia. “Esempi di queste terapie a target nel caso delle OSAS – ricorda
Ricardo Pistelli, Professore associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma - sono la chirurgia del palato molle per i pazienti con compromissione velo-faringea o di allungamento della mandibola in soggetti affetti da vari gradi di micrognazia”. Uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine, suggerisce ora una possibile soluzione per i pazienti con OSAS dovuta a disfunzione dei muscoli dilatatori del faringe.
Patrick J. Strollo dell’Università di Pittsburgh (USA) e colleghi sono partiti dall’ipotesi che la stimolazione del nervo ipoglosso possa rappresentare una strategia terapeutica efficace per i pazienti con OSAS dovuta a collasso dei muscoli dilatatori del faringe durante il sonno. Nello studio STAR (Stimulation Therapy for Apnea Reduction) sono stati arruolati 126 pazienti, di età media 54,5 anni con OSAS di grado medio-grave, che non avevano in precedenza tollerato la terapia con CPAP; il loro BMI era inferiore a 32 e un esame endoscopico, condotto in anestesia (con Propofol), aveva documentato la presenza del collasso faringeo. I pazienti sono stati sottoposti all’impianto chirurgico di un sistema di stimolazione delle vie aeree superiori (l’elettrodo stimolatore veniva posizionato sul nervo ipoglosso, per reclutare la funzione di protrusione della lingua; il sensore, tra i muscoli intercostali interni ed esterni; il neurostimolatore infine, veniva impiantato in regione sottoclaveare). La stimolazione del nervo ipoglosso, con il device della Inspire Medical Systems, ha prodotto un significativo miglioramento dell’obiettivo primario: ad un anno di follow up il numero di episodi di apnea-ipopnea per ora di sonno (AHI, Apnea Hypopnea Index) è passato da una media basale di 29,3 a 9 per ora, mentre l’ indice di eventi di desaturazione (ODI, Oxygen Desaturation Index score) durante il sonno è passato da 25,4 a 7,4 eventi/ora. Il lavoro appena pubblicato è uno studio in aperto, senza gruppo di controllo; tuttavia, gli autori hanno effettuato un trial randomizzato di sospensione della terapia in un gruppo di pazienti, osservando un ritorno di questi indici ai livelli basali, mentre il gruppo ancora in terapia, manteneva i benefici acquisiti.
In conclusione, la stimolazione del nervo ipoglosso, che richiede un impianto chirurgico e ha un costo elevato, sembra rappresentare una valida soluzione per un gruppo di pazienti con OSAS, accuratamente selezionato.
“Pur con qualche limite metodologico – commenta il professor Pistelli - questo lavoro dimostra l'efficacia di una tecnica che può essere utile per trattare pazienti affetti da OSAS che non tollerano, o mal tollerano, la ventilazione in CPAP. Purtroppo, è tutt'altro che raro trovare pazienti che mal si adeguano alla applicazione sul naso di una maschera, anche di piccole dimensioni, collegata al ventilatore. In questi casi, i clinici non possono che guardare con grande favore alla disponibilità di interventi efficaci, alternativi rispetto alla CPAP, che rimane comunque la terapia di prima scelta."
Maria Rita Montebelli
UPPER-AIRWAY STIMULATION FOR OBSTRUCTIVE SLEEP APNEA
Patrick J. Strollo, Jr., M.D., Ryan J. Soose, M.D., Joachim T. Maurer, M.D., Nico de Vries, M.D., Jason Cornelius, M.D., Oleg Froymovich, M.D., Ronald D. Hanson, M.D., Tapan A. Padhya, M.D., David L. Steward, M.D., M. Boyd Gillespie, M.D., B. Tucker Woodson, M.D., Paul H. Van de Heyning, M.D., Ph.D., Mark G. Goetting, M.D., Oliver M. Vanderveken, M.D., Ph.D., Neil Feldman, M.D., Lennart Knaack, M.D., and Kingman P. Strohl, M.D. for the STAR Trial Group
N Engl J Med 2014; 370:139-149 DOI: 10.1056/NEJMoa1308659
14 gennaio 2014
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci