Stamina. Si riunisce la Commissione. Vannoni critica e l'Ass. Coscioni chiede chiarimenti
È prevista per oggi la riunione della Commissione Scientifica ministeriale che esamina il protocollo clinico Stamina. Vannoni, non lesina gli attacchi agli esperti: “Più della metà si è espressa contro la nostra metodica”. Gallo e Cossu (Ass. Coscioni) in una lettera aperta chiedono che il Ssn non si faccia carico della sperimentazione
29 AGO - Il caso Stamina ha avuto ed ha tuttora un risvolto mediatico enorme. D’altronde quando si ha a che fare con i malati e con le speranze di cura l'elemento “compassionevole” è da metter in conto. Successe la stessa cosa anni fa anche per il caso Di Bella e infatti le due vicende spesso vengono associate.
Tutto è cominciato circa un anno fa, quando a Brescia un giudice del Tribunale del lavoro disapplicava un’ordinanza dell’Aifa che aveva sospeso i trattamenti in corso negli Ospedali civili di Brescia basati sull’infusione di cellule staminali mesenchimali per curare malattie neurodegenerative. L’ordinanza dell’Aifa derivava da un’ispezione che l’Agenzia aveva fatto nei locali dove venivano prodotte le cellule staminali da infondere ritenendo di non trovare condizioni igieniche compatibili con la sicurezza dei trattamenti per i pazienti.
Il giudice di Brescia, sovvertendo quell’ordinanza, stabiliva che la paziente, una bambina, poteva continuare a ricevere le terapie.
Da quel momento in poi è partito un clamore mediatico che ha portato fino al decreto legge Balduzzi sulle staminali approvato nel maggio scorso. Il metodo di cura di Stamina, molto controverso, è stato difeso – da trasmissioni come le Iene, dagli interventi di Celentano, nei sit in davanti ai palazzi della politica dei malati e delle loro famiglie con il loro carico emotivo di speranze di cura – ma anche molto contestato in specie da buona parte della comunità scientifica, anche internazionale, che non lo ritiene attendibile.
Oggi si riunisce la Commissione Scientifica ministeriale che esamina il protocollo clinico di Stamina e che di tutto questo non dovrà tenerne conto, agendo soltanto sotto il profilo del rigore scientifico e della sicurezza delle terapie per i pazienti.
Ma le polemiche, che mai hanno abbandonato la vicenda, vanno avanti. E proprio uno dei protagonisti di questa “storia”, Davide Vannoni che è presidente di Stamina Foundation, nei giorni scorsi, intervenendo su Radio radicale, nel corso della trasmissione “Il maratoneta” ha fatto altri affondi sulla Commissione che dovrà esaminare il suo protocollo.
“È una commissione composta da esperti – ha detto a Radio radicale Vannoni – di cui più della metà si è espressa contro la metodica Stamina. Ci auguriamo una lettura obiettiva del protocollo che abbiamo consegnato” ma certo secondo Vannoni “Non partiamo da una situazione di massima trasparenza e questo ci lascia dubbiosi”.
La non trasparenza secondo il presidente di Stamina dipende da due cose: la prima, come detto, è dovuta al fatto che per la metà la commissione è composta da esperti contrari al metodo Stamina “Lo stesso Pani, membro della commissione, su
Nature, si è espresso contro Staminia”, la seconda dipende dal fatto, spiega Vannoni “che noi avevamo chiesto la sperimentazione venisse controllata da una società internazionale in modo da garantire l’applicazione della buona pratica clinica e la trasparenza di tutta la sperimentazione. Questo avviene normalmente per il 95% delle sperimentazioni che si fanno al mondo su qualunque farmaco. Non è stato accettato questo aspetto quindi ci troviamo in una situazione anomala.
Vannoni ha poi spiegato che Stamina ha consegnato una metodica “semplificata rispetto a quello che applichiamo normalmente”. La ragione di ciò è che per poter essere applicata ci vogliono ricercatori esperti. “Per formare un ricercatore – ha detto Vannoni – ci vuole un anno e tutto questo tempo non ce l’abbiamo”.
Ma Stamina ha consegnato oltre al protocollo di produzione “anche una bibliografia estesa dove dimostriamo che i mezzi per coltivare le cellule sono utilizzati in altri trial clinici in giro per il mondo e abbiamo consegnato i protocolli terapeutici per diverse patologie”.
Vannoni ha poi polemizzato sulla metodologia che varrà seguita e sulle fasi di sperimentazione che “coinvolgerà 20/30 persone al massimo e durerà meno di 18 mesi. Quindi ben lungi dal portare la terapia al letto del paziente. In più c’è un ulteriore limite. Questa è una sperimentazione che doveva nascere non solo per valutare la metodica ma anche, qualora si fosse dimostrata efficace, per arrivare a curare i pazienti. In realtà è una sperimentazione di fase I/II, quindi serve a dimostrare
in nuce la possibilità di efficacia del metodo. La verità è che per poter poi arrivare a curare su più vasta scala le persone dovrebbe essere istituita una fase III”.
Fase III di sperimentazione che non ci sarà mai, perché Vannoni riferisce quanto gli ha detto
“un membro della Commissione il quale ci ha spiegato che dovremo trovare un’azienda farmaceutica che paghi questa fase” perché i soldi non ci sono. Insomma per il presidente di Stamina Foundation “lo Stato si poteva assolutamente risparmiare i tre milioni di euro perché tanto non si arriverà alla conclusione”.
In occasione della riunione della Commissione Scientifica ministeriale l’Associazione Luca Coscioni ha inviato una lettera al Presidente della Commissione, professor Fabrizio Oleari, e per conoscenza a tutti gli esperti che la compongono, per chiedere precisi chiarimenti sulle dichiarazioni rilasciate da Davide Vannoni nella trasmissione
‘Il Maratoneta’ e affinché il Sistema Sanitario Nazionale non si faccia carico di tale sperimentazione.
“Infatti – precisano i firmatari della lettera, Filomena Gallo e Giulio Cossu, rispettivamente Segretario e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni – è certo che non esiste ‘un metodo Stamina’ in nessuna pubblicazione scientifica. C’è una inchiesta in corso da parte della procura di Torino. La comunità scientifica nazionale ed internazionale si è espressa contro la sperimentazione di tale metodo, di cui al momento non si conosce nulla e che ha creato un pericoloso precedente in violazione di norme italiane e comunitarie, subendo anche un’ordinanza di blocco da parte dell’organismo competente l’Aifa, a seguito di una ispezione dei Nas”.
Da non sottovalutare secondo Gallo e Cossu “che la prescrizione del metodo da parte dei medici vìola l’art. 13 del Codice deontologico medico; e che l’intervento dei Tribunali che ordinano l’applicazione del metodo è assolutamente inappropriato perché non supportato da conoscenze scientifiche”.
Inoltre, Davide Vannoni durante l’intervista continuano nella lettera, “ha riferito che il protocollo su cui avverrà la sperimentazione non è lo stesso della metodologia utilizzata agli Spedali civili di Brescia ma è una forma semplificata e che ha preteso che il protocollo venisse secretato perchè di proprietà di Stamina e perchè non ha brevetto. Ha aggiunto che la produzione delle cellule è a carico di Stamina Foundantion e della piccola società farmaceutica Medestea e che i costi per il Sistema Sanitario Nazionale sono solo di poche centinaia di euro a paziente. Ha precisato che Stamina sta dimostrando che si riescono a produrre linee cellulari anche in un laboratorio non farmaceutico e che non si arriverà mai alla fase 3 perché un membro della Commissione istituita dal Ministero della Salute gli avrebbe detto che non ci saranno i soldi necessari, oltre i 3 milioni stanziati ora. Ha esplicitamente dichiarato che lo Stato poteva risparmiarsi i 3 milioni di euro”.
Dunque “l'Associazione Luca Coscioni che è dalla parte dei malati, degli scienziati e dei medici impegnati a sviluppare terapie sicure ed efficaci, e che chiedono normative rigide per impedire abusi ai danni dei pazienti sulla base di illusioni mascherate da mistificata compassione si augura una presa di posizione da parte della Commissione in nome del rispetto del metodo scientifico, della legalità e della trasparenza”.
29 agosto 2013
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