Emergenza ulcere cutanee
Ne sono affetti 2 milioni di italiani, la metà dei quali in maniera invalidante. Costano al Servizio sanitario nazionale 1 miliardo di euro l’anno.
Dal 15 al 18 settembre a Catania la nona edizione del Convegno Nazionale AIUC-Associazione Italiana Ulcere Cutanee.
16 SET - Quasi totale mancanza di centri di eccellenza, carenza nelle strategie terapeutiche, nell’individuazione dei percorsi assistenziali ottimali e nella definizione dei criteri di appropriatezza, mancata rimborsabilità delle cure (medicazioni avanzate, materiali per bendaggio), scarsa cultura del trattamento delle ulcere, sottovalutazione dello “specialista” che si occupa di questa patologia: il vulnologo.Sono queste le emergenze che l’Aiuc - Associazione Italiana Ulcere Cutanee dal proprio convegno nazionale in corso a Catania vuole mettere sotto i riflettori insieme a una condizione - le ulcere cutanee - troppo a lungo sottovalutata, se non ignorata.
Eppure, soffrono di ulcere cutanee 2 milioni di italiani, il 50 per cento dei quali in maniera invalidante. Circa 30.000 sono bambini.
I tre quarti dei malati scontano le conseguenze della scarsa attenzione riservata dalla sanità alle ulcere, denuncia l’Aiuc, non potendosi permettersi le cure perché troppo care. Il costo medio delle terapie è infatti di 300 Euro/mese e cresce in relazione alle dimensioni della lesione.
Un dramma per i malati, ma un rompicapo per il Servizio sanitario nazionale, che per la cura delle ferite difficili spende ogni anno un miliardo di euro. Una cifra enorme a cui si sommano i costi indiretti, pari a 460 mila giornate lavorative perse dai malati e dai loro familiari.
La famiglia, infatti sconta al pari dei malati le carenze della rete assistenziale: in Italia non esistono reti o percorsi integrati tra territorio e ospedale a garanzia della continuità assistenziale, perciò solo il 12% dei pazienti è seguito in ospedale, il 35% nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, il 17% nelle Case Protette.
Inevitabile che questo porti a “non equità delle cure, una scarsa accessibilità ai trattamenti, ritardo nella diagnosi e nella terapia, l’incremento dei costi diretti per l'insorgenza di complicanze, e dei costi indiretti per la perdita della capacità produttiva da parte del paziente e/o dei familiari”, sottolinea l’Aiuc.
L’assenza di centri di eccellenza dedicati, poi, portano alla dispersione dei malati e spesso a veri e propri “pellegrinaggi tra diverse realtà, nella speranza di incappare in quella in grado di risolvere il problema”.
Ed è nell’attesa di un’assistenza adeguata che dalle ulcere, che sono nella maggior parte dei casi secondarie al diabete o a patologie che causano l’immobilità e costringono il paziente a letto, si passa alle loro conseguenze più gravi.
L’amputazione, soprattutto. In Italia se ne contano 10 mila l’anno, il 65 per cento delle quali “maggiori” (sopra la caviglia). La metà di esse riguarda pazienti diabetici. Nonostante i Piani Sanitari Nazionali succedutisi dal 1999 al 2008, compreso quello del 2010/2012, prevedano come obiettivo una drastica riduzione delle amputazioni, l’obiettivo è assai lontano dall’essere raggiunto.
Per sensibilizzare all’argomento e per prevenire queste nefaste conseguenze delle ulcere cutanee l’Associazione Italiana Ulcere Cutanee, oltre al convegno nazionale e a incontri regionali, promuove dunque l’8 al 9 ottobre gli UlcerDays: due giornate di informazione e di formazione nazionale sulla prevenzione, la diagnosi e le terapie durante le quali i cittadini, portatori di queste patologie, potranno essere visitati gratuitamente presso le strutture sanitarie che aderiscono e che coprono l’intero territorio nazionale.
16 settembre 2010
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