Buone notizie sul fronte del cancro, nel 2024 le diagnosi sono stabili rispetto al biennio precedente e il 50% dei cittadini che oggi si ammalano è destinato a superare definitivamente la malattia e avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il tumore. La mortalità per cancro tra i 20-49enni, in 15 anni (2006-2021), è diminuita del 21,4% nelle donne e del 28% negli uomini, soprattutto sono diminuiti in maniera significativa i decessi per carcinoma polmonare (-46,4% nelle donne e -35,5% nei maschi). Soprattutto, grazie ai progressi nelle terapie aumenta il numero di persone che vivono dopo la diagnosi di tumore: nel 2024 sono circa 3,7 milioni.
Un bilancio tutto sommato positivo, ma una cosa è certa: si può fare molto di più. A partire dai programmi di screening per mammella, cervice e colon retto. Qualche passo in avanti è stato sicuramente compiuto: i livelli di copertura sono migliorati e raggiungono il 49% per lo screening mammografico, il 47% per quello cervicale e il 32% per quello colorettale. Me le differenze regionali si fanno sentire in particolare nelle Regioni meridionali dove i livelli di adesione agli screening sono ancora troppo bassi.
Ma anche quando si parla di stili di vita e sedentarietà le criticità non mancano: il 24% degli adulti fuma, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 18% consuma alcol in quantità a rischio per la salute. E i numeri della sedentarietà crescono: dal 23% nel 2008 sono passati al 28% nel 2023.
È questo il quadro emerso dalla quattordicesima edizione de “I numeri del cancro in Italia 2024”, presentato oggi a Roma, frutto del lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP).
I numeri del cancro. Le stime nel 2024 indicano 390.100 nuove diagnosi di tumore: 214.500 negli uomini e 175.600 nelle donne (erano 391.700 nel 2022 e 395.900 nel 2023), quindi come abbiamo visto numeri sostanzialmente stabili. Negli uomini, i quattro tumori più comuni attesi per il 2024 (prostata, 40.190 casi; polmone, 31.900 casi; colon-retto, 27.500 casi; vescica, 25.230 casi) rappresentano il 58,2% di tutti i tumori maschili. Nelle donne, il 59,3% di tutti i nuovi tumori previsti per il 2024 è costituito da 5 tipi più frequenti: mammella, 53.060 casi; colon-retto, 21.230 casi; polmone, 12.940 casi; endometrio, 8.650 casi; e tiroide con 8.320 casi.
La parola d’ordine è non abbassare la guardia, avverte Francesco Perrone, Presidente Aiom: “Anche se la stima del numero di nuovi casi di cancro è di poco inferiore a quelle del 2022 e del 2023 – afferma -, non si può essere particolarmente ottimisti in un quadro più generale di prevalenza ancora alta di fattori di rischio comportamentali e ambientali, che contribuiscono significativamente a causare il cancro. Si tratta di una materia in cui è necessario investire di più e a molteplici livelli, incluse, ad esempio, le riforme che Aiom sta promuovendo per rendere più efficace la lotta al tabagismo”.
Incidenza. Il tumore più frequentemente diagnosticato in Italia, nel 2024, è il carcinoma della mammella (53.686 casi), seguito dal colon-retto (48.706), polmone (44.831), prostata (40.192) e vescica (31.016). Nel 2022, in Italia, sono stati stimati 35.700 decessi per cancro del polmone, 24.200 per il colon-retto, 15.500 per la mammella, 14.900 per il pancreas e 9.900 per lo stomaco. Dei quasi 10 milioni di morti oncologiche ogni anno in tutto il mondo, il 10,5% avviene in giovani adulti, cioè persone di età compresa tra 20 e 49 anni. In Europa, dove le popolazioni sono più vecchie, le morti per cancro in giovani adulti rappresentano il 4,3% di tutti i decessi oncologici registrati nel 2022.
Diminuzione della mortalità oncologica nei giovani adulti Dal 2006 al 2021 in Italia, 47.447 uomini e 54.832 donne di 20-49 anni sono deceduti a causa di un tumore: il tumore della mammella è risultato responsabile del 31% delle morti neoplastiche nelle giovani donne, e il tumore del polmone responsabile del 15,7% di quelle nei giovani uomini. L’andamento dei tassi standardizzati ha mostrato una netta e costante diminuzione di mortalità per tutti i tumori in entrambi i sessi. Tra le donne, in 15 anni, il tasso di mortalità per tumore della mammella è diminuito del 16,2% e quello del polmone del 46,4%. Al contrario, sono risultati stabili, nel tempo, i tassi di mortalità per i tumori del colon-retto e dell’ovaio.
Anche tra gli uomini di 20-49 anni i tassi di mortalità per il tumore del polmone sono sostanzialmente diminuiti (-35,5% in 15 anni), così come quelli per leucemie (31,3%) e tumori dello stomaco (-38,6%). Al contrario, sono rimasti stabili quelli relativi alle morti per tumore del colon-retto e del sistema nervoso centrale.
“In 15 anni, sono state 786 le vite salvate tra le donne e 939 tra gli uomini in questa fascia d’età rispetto al numero atteso basato sui tassi del 2006 – afferma Massimo Di Maio, Presidente eletto Aiom – sono dati estremamente incoraggianti, se si considera che questa neoplasia rappresenta la prima causa di morte oncologica negli uomini giovani adulti e la seconda nelle donne dopo il tumore della mammella. Questa osservazione si aggiunge ai progressi ottenuti, grazie alle recenti innovazioni terapeutiche, nella sopravvivenza dopo la diagnosi di carcinoma polmonare. Peraltro – aggiunge Di Maio – i dati relativi agli stili di vita degli italiani sottolineano la necessità di rafforzare gli sforzi per la prevenzione primaria in persone di tutte le età, attraverso la lotta al fumo di sigaretta, altrimenti si rischia nei prossimi anni un’inversione della tendenza. Dall’altro lato, va tenuto presente il campanello d’allarme che, in questa fascia d’età, suona per le neoplasie del colon-retto e dell’ovaio, dove la mortalità resta stabile da anni”.
“Per stimare i numeri del cancro nel 2024 in Italia, sono stati raccolti i dati da 35 Registri Tumori che coprono una popolazione di oltre 44 milioni di persone, cioè l’80% dei cittadini – sottolinea Fabrizio Stracci, Presidente Airtum –. Quest’anno, nel nostro Paese, le nuove diagnosi di tumori maligni non supereranno i 390.100 casi. Si tratta di una stima concordante con quanto riportato nel 2022 e 2023, sulla base delle proiezioni a livello europeo. Va evidenziato l’inizio di una potenziale inversione di tendenza nel numero assoluto di nuovi casi, cioè una diminuzione di circa il 5% rispetto all’ultima proiezione Airtum del 2020 e alle stime dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Un ruolo, seppure parziale, nel potenziale calo delle nuove diagnosi di cancro va anche attribuito alla riduzione di circa il 2,5% della popolazione italiana tra il 2017 e il 2024, da 60.484.000 abitanti a 58.990.000”.
Prevalenza e guarigione. Dall’altro lato, i dati dei Registri Tumori indicano un costante aumento della prevalenza, cioè del numero di persone che vivono dopo la diagnosi, circa l’1,5% l’anno nell’ultimo decennio (1,6% nelle donne e 1,3% negli uomini).
“Oggi sono quasi 3,7 milioni (3.661.499) di cittadini, il 6,2% dell’intera popolazione – spiega Diego Serraino, Direttore Soc Epidemiologia Oncologica e Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia, Centro di Riferimento Oncologico, Irccs Aviano -. E la metà delle persone che si ammalano di cancro nel 2024 è destinata a guarire. Per quanto riguarda i tumori ginecologici, la probabilità di guarigione per le donne colpite, nello scorso decennio, da tumore del corpo dell’utero è stata del 69%, per il collo dell’utero del 58%, per l’ovaio del 32%. È evidente il ruolo della diagnosi precoce nell’aumentare le probabilità di superare definitivamente la malattia. Nel carcinoma della mammella è pari complessivamente al 73%, ma passa dal 99% nello stadio I all’81% nello stadio II per scendere al 36% nel III e IV. Considerando tutti gli stadi, chi si è ammalato di tumore del colon-retto ha una probabilità di guarire del 56%, dal 92% se la malattia è diagnosticata in stadio precoce al 71% in stadio II”.
“Individuare un tumore o i suoi precursori in fase iniziale permette di intervenire tempestivamente, con trattamenti più efficaci, meno invasivi e con minori rischi di complicanze, garantendo maggiore sopravvivenza e qualità della vita – sottolinea Paola Mantellini, Direttrice Osservatorio Nazionale Screening organismo coordinato dall’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica della Regione Toscana -. I dati mostrano i progressivi miglioramenti dei programmi di screening, sia in termini di capacità di invito che di copertura. Nel 2023, quasi 16 milioni di persone, cioè oltre il 90% della popolazione italiana in età target per lo screening mammografico, colorettale e cervicale è stata regolarmente invitata. Vanno però ridotte le differenze nell’adesione, che restano ancora significative a livello territoriale. Per quanto riguarda la mammografia, la copertura ha raggiunto il 62% al Nord, il 51% al Centro e il 31% al Sud. Lo screening cervicale mostra un livello di copertura pari al 57% al Nord, al 45% al Centro e al 35% al Sud. Inferiori le percentuali di adesione allo screening colorettale: 45% al Nord, 32% al Centro e 15% al Sud”.
La prevenzione passa anche dagli stili di vita corretti. “L’abitudine tabagica è più frequente fra gli uomini, fra i più giovani, fra i residenti nel Centro-Sud ed è fortemente associata allo svantaggio sociale, coinvolgendo molto di più le persone con difficoltà economiche o bassa istruzione – conclude Maria Masocco, Responsabile Scientifico dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI D’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità -. Anche sovrappeso e obesità sono un importante fattore di rischio oncologico poiché coinvolti, ad esempio, nell’insorgenza dei tumori dell’esofago, del fegato, del pancreas, della colecisti e delle vie biliari, dell’endometrio e del rene. L’obesità è poco più frequente fra gli uomini, aumenta con l’età e coinvolge particolarmente le persone con svantaggio sociale. Storicamente più frequente nel Sud, oggi il gradiente geografico si è annullato. La sedentarietà è aumentata costantemente, passando dal 23% del 2008 al 28% nel 2023. L’incremento ha coinvolto tutti i gruppi della popolazione, entrambi i sessi in egual misura e tutte le classi di età, ma è stato più veloce fra i più giovani e fra le persone con maggiori difficoltà economiche. L’aumento dell’inattività fisica ha coinvolto soprattutto il Meridione e il Centro, ampliando il gradiente geografico fra Nord e Sud”.