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Farmindustria: “Ripartire da donne, welfare, ricerca e giovani per dare nuova energia al Paese e favorire la natalità”


Convegno delle aziende de farmaco in occasione dell'8 marzo. Per contrastare la denatalità servono misure che favoriscono la conciliazione vita-lavoro, soprattutto per le donne, principali caregiver della famiglia e non solo. E sulle donne puntano le aziende del farmaco: sono il 43% del totale degli addetti contro il 29% in media, negli altri settori. Nella ricerca superano il 50% e sfiorano il 50% tra gli under 35, con punte del 55% tra dirigenti e quadri. Il punto nel corso del convegno “Le imprese del farmaco a sostegno della natalità. Welfare e cure”

08 MAR - C’è una spada di Damocle che minaccia concretamente lo sviluppo del nostro Paese e si chiama declino demografico. Un’emergenza “culle vuote” che ormai ci caratterizza da tempo e che va frenata. Come? Mettendo in atto misure che favoriscono la conciliazione vita-lavoro, soprattutto delle donne, principali caregiver della famiglia e non solo. Ma bisogna anche investire sulla ricerca e dare sostegno ai giovani.

Lo sanno bene le imprese del farmaco che hanno inserito il tema natalità tra le priorità della loro agenda, perché “senza giovani non può esserci innovazione né futuro. Né tantomeno crescita economica”. E per invertire la rotta indicano, appunto, 4 parole chiave: “Donne, welfare, ricerca, e giovani”.
Quale miglior occasione quindi quella dell’8 marzo per puntare i riflettori sul tema, partendo dalle donne, e dare sostegno alla natalità attraverso welfare e cure. Nel corso di convegno ad hoc organizzato da Farmindustria a Roma rappresentanti delle istituzioni, esperti e industria si sono quindi confrontati per dare gambe al sistema e dire stop al declino demografico.

“L’industria farmaceutica da anni ha creato modelli di welfare che permettono alle persone che vi lavorano di conciliare vita e lavoro – sottolinea Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria nel corso del convegno “Le imprese del farmaco a sostegno della natalità. Welfare e cure” – siamo all’avanguardia e abbiamo molte best practice. Un aiuto è stato garantito dalla presenza ‘rosa’ nelle nostre imprese. Che rappresenta una risorsa preziosa. Donne che lavorano, che sono madri, che sono caregiver della famiglia. E che danno un contributo fondamentale alla Ricerca per trovare terapie sempre più efficaci. Un’industria che non potrebbe fare a meno della creatività, della generosità, della forza di volontà, della capacità di raggiungere l’obiettivo. Qualità tutte tipiche delle donne”.
 
“Dal 2016 abbiamo avviato un focus sull’universo femminile nella farmaceutica – aggiunge Enrica Giorgetti, Direttore Generale di Farmindustria – e possiamo dire che nostro il settore ha sfondato il ‘tetto di cristallo’: donne e uomini hanno la stessa possibilità di carriera e la parità è qualcosa di concreto. Oggi affrontiamo il tema della sostenibilità del genere umano. Negli ultimi 60 anni siamo passati da 1 milione di bambini nati ogni anno a meno di 400mila, siamo il fanalino di coda in Europa. Ma il nostro settore è in controtendenza con un numero di figli superiore del 45% rispetto a quello delle famiglie medie. Anche sul fronte dell’occupazione siamo in controtendenza, se tra gli uomini è cresciuta dell’11% e per le donne la crescita è del 13%”.


Donne, farmaceutica: un’industria in “rosa”. Le donne sono quindi protagoniste nelle imprese del farmaco. Lo testimoniano i numeri: sono il 43% del totale degli addetti, molto più che negli altri settori (29% in media). Una quota che è identica tra i dirigenti e i quadri. Nella ricerca poi, cuore del settore e “centro della crescita” - come sottolineato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi - superano il 50%. E sfiorano il 50% tra gli under 35, con punte del 55% tra dirigenti e quadri.
 

 
Welfare aziendale. Le imprese del farmaco sono un modello di welfare aziendale, ricorda Scaccabarozzi. Sono state messe in campo molte misure che favoriscono la conciliazione vita-lavoro, soprattutto delle donne, principali caregiver della famiglia. Nel 91% delle aziende sono presenti da molto tempo - e ben prima della pandemia - forme di flessibilità oraria e misure quali: il part time; lo smart working; la flessibilità in ingresso e uscita i permessi retribuiti aggiuntivi.  E circa nel 60% sono diffusi: il sostegno per gli asili nido; l’assistenza domestica; l’istruzione dei figli.
Con congedi e aspettative per maternità/paternità più estesi rispetto alla legge e al Ccnl. Con servizi come: lavanderia, take away, calzoleria, mense aziendali, trasporto collettivo. E con un’attenzione elevata alla salute grazie a forme di sanità integrativa, campagne di prevenzione e vaccinazioni, screening periodici e pacchetti check-up.

 
Dalla ricerca un sostegno alla natalità. La Ricerca offre un importante sostegno alla natalità. Con investimenti crescenti pari a 1.300 miliardi di euro nel mondo tra il 2021 e il 2026 per cure sempre più mirate sulle persone: donne, uomini e bambini. Sarà quindi possibile, sottolinea Farmindustria, continuare lo sviluppo a livello globale di oltre 600 farmaci contro le patologie pediatriche, a partire da quelli contro i disturbi genetici, le malattie rare e le patologie neonatali; incrementare gli studi clinici per la salute della donna, già aumentati del 20% in 10 anni.
 
Giovani. L’industria farmaceutica è il primo settore manifatturiero per sostegno alla natalità, con un numero di figli superiore alla media nazionale del 45%. E non solo. Continua a puntare sui giovani. Negli ultimi 5 anni l’occupazione degli under 35 è infatti cresciuta del 15%.
Solo così, sottolinea Farmindustria, si potrà invertire il declino demografico che affligge il nostro Paese. Secondo le stime Istat, infatti, la popolazione residente passerà dai 59,6 milioni di abitanti nel 2020 ai 58 mln nel 2030, ai 54,1 mln nel 2050 e ai 47,6 mln nel 2070.
Il rapporto tra giovani e anziani, secondo i dati Istat, sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale.
 
L’industria. Con oltre 34 miliardi di produzione nel 2021, l’Italia è ai vertici in Ue insieme a Germania e Francia. Produzione che per l’85% è destinata all’estero. Gli investimenti sono di 3 miliardi di euro, 1,6 in R&S e 1,4 in produzione. E il totale degli occupati, per il 90% laureati o diplomati, è di 67 mila, con un aumento registrato negli ultimi 5 anni (10,5%), in particolare di giovani e donne (rispettivamente circa 15% e 13%).
 


08 marzo 2022
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