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Covid. Variante inglese: sette i casi confermati in Sardegna

di Elisabetta Caredda

Il primo focolaio sorge a Bono con cinque infetti, sesto positivo rilevato a Nuoro. Il settimo caso confermato per una bambina di 11 anni a La Maddalena. Per Coghe e Rubino, direttori dei laboratori impegnati nell'identificazione della variante, “è fondamentale continuare a fare i controlli con numerosi test molecolari, perché sono i soli a rilevare le varianti del virus. Il test antigenico non è idoneo a questo tipo di ricerche”.

24 FEB - La variante inglese è arrivata in Sardegna. Sono sette, al momento, i casi confermati. Cinque sono riconducibili a un focolaio a Bono. L’allarme, nel comune sassarese, è scattato nell’ambito della campagna di screening promossa dalla Regione sabato scorso. Tra alcuni casi positivi al virus rilevati e confermati dal tampone molecolare, ce n'era uno sospetto di variante inglese legato a una persona rientrata a Bono da un viaggio all’estero. Il Direttore del laboratorio dell'Aou di Sassari, Salvatore Rubino ha allertato il Dipartimento di igiene pubblica per l’indagine epidemiologica, e nel giro di un paio di giorni sono stati rilevati a Bono altri casi di persone positive. Alcuni di questi sono stati confermati, sugli altri il laboratorio sassarese sta approfondendo gli esami molecolari, anche con la tecnica di sequenziamento. A Bono, intanto, da lunedì è scattato il lockdown.

Gli altri casi confermati in Sardegna riguardano una persona proveniente dalla zona di Nuoro, non correlato al focolaio di Bono, e una bambina di 11 anni, a La Maddalena, ora ricoverata nella clinica di Malattie Infettive dell'AOU di Sassari. E’ stato attivato d’anticipo il protocollo anti-contagio di prevenzione che si applica in queste situazioni, e si attendono sviluppi per quanto riguarda i controlli che si stanno effettuando in queste ore.

In Sardegna sono stati individuati come centri di riferimento regionale per la ricerca delle varianti del Coronavirus. il laboratorio dell'Aou di Sassari e il laboratorio centralizzato del Policlinico Duilio Casula di Cagliari. Come tali hanno partecipato allo svolgimento delle giornate di controllo “flash test” rientranti nell'ambito del programma nazionale di Sorveglianza Integrata dei casi di infezione da virus SARS Cov2 coordinato dall'ISS.

Queste giornate sono state previste con circolare dell’ 8 Febbraio, con cui l'ISS ha regolamentato l’indagine rapida che ha coinvolto tutte le Regioni italiane, oltre l’isola quindi, nel sequenziamento di campioni positivi al SARS-Cov2 in RT-PCR, con determinate specifiche. Ciò, con l'obiettivo di identificare possibili casi di infezione con la variante inglese, valutarne la stima di prevalenza nel territorio  in date prestabilite e fornire conseguentemente, successive misure di sanità pubblica.

Su richiesta del laboratorio dell'Aou di Sassari, al progetto ministeriale di sorveglianza integrata sta partecipando anche il laboratorio Covid dell'Ospedale San Francesco di Nuoro che collabora con il laboratorio specialistico UOC Ematologia. Quest’ultimo grazie alla tecnologia e all'expertise in house di sequenziamento NGS e Sanger, è in grado di ottemperare a quanto richiesto dal Ministero. A comunicarlo sono il direttore UOC Ematologia, Angelo D. Palmas, il responsabile laboratorio Covid, Giuseppe Mameli, la direttrice UOC laboratorio analisi, Iana lo Maglio.

Sentito da Quotidiano Sanità, il direttore del Laboratorio del Policlinico Ferdinando Coghe spiega: “Dopo aver eseguito i tamponi molecolari, abbiamo approfondito i casi dei pazienti che sono risultati positivi nelle giornate del 5 e 6 febbraio durante il primo controllo, e del 18 febbraio durante il secondo controllo. Non di tutti però, sono stati considerati i positivi che avevano delle caratteristiche tecniche atte a rispondere a dei criteri epidemiologici e di dosagio preciso del gene oggetto del nostro studio, e che hanno risposto a un determinato numero di cicli soglie di PCR”.

“Noi abbiamo testato i pazienti che riguardano tutto il centro sud Sardegna – prosegue il Direttore -, da Oristano in giù; Sassari si è occupata invece di testare il nord Sardegna, da Nuoro in sù. Per quanto riguarda l’analisi molecolare dei pazienti effettuata, non abbiamo trovato varianti al momento. Abbiamo rilevato una sola delezione genetica 69-70 che stiamo ultimando di sequenziare. Appena avremo il risultato, se ci saranno delle novità in più, le trasmetteremo alla Regione ed ISS”.  

“Si è trattato di controlli svolti nel dettaglio – puntualizza Coghe -, è stata fatta una indagine mirata guidata dall’ISS secondo un protocollo tecnico scientifico molto rigido. Auspico che si continuino a fare i controlli, con numerosi test molecolari, anche perché il test antigenico non è idoneo a fare questo tipo di ricerche. E oggi se ci dobbiamo proteggere dalle varianti dobbiamo fare molti più tamponi molecolari”.

“Anche noi – spiega al nostro giornale il direttore del laboratorio di Microbiologia dell’Aou SS, Salvatore Rubino -, abbiamo innanzitutto individuato le persone positive nei due giorni del primo controllo, nelle quali, con un test che facciamo, abbiamo notato non c’è stata l’amplificazione per il gene S che codifica per la nota proteina Spike del virus. Successivamente abbiamo mandato questi campioni positivi che potenzialmente potevano mostrare la variante inglese del virus all’ematologia del San Francesco di Nuoro, che li ha sequenziati. Sono risultati tutti negativi”.

“Nel frattempo però in Italia – prosegue il Professore -, dopo questo primo flash test di sorveglianza, si è visto che nella penisola la variante inglese in alcune zone si stava diffondendo. Per cui l’ISS ha richiesto a tutte le Regioni di fare un nuovo controllo, che è stato quello del 18 febbraio, per rilevare eventuali varianti virali presenti nel territorio e che è in corso in questi giorni. Dei campioni positivi candidati a poter avere la variante in quel giorno, ci è stato chiesto di sequenziarne sei. I risultati di queste sequenze saranno poi trasmesse all’ISS il prossimo lunedì. E quindi ancora non li abbiamo”.

“Sottolineo – conclude Rubino – che è fondamentale, per poter rilevare le varianti del Covid-19, continuare a fare i tamponi molecolari. Più se ne possono fare, meglio è”.

Elisabetta Caredda

24 febbraio 2021
© Riproduzione riservata

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