Toscana. Dal Pap test all’Hpv test: obiettivo 48mila donne invitate allo screening entro il 2014
Ogni anno in Italia vengono scoperti circa 3000 tumori invasivi della cervice uterina. Il test Hpv permette una riduzione delle lesioni invasive e preinvasive della cervice uterina del 60-70%. Due giorni di approfondimento a Firenze.
13 GIU - Ogni anno in Italia vengono scoperti circa 3000 tumori invasivi della cervice uterina. Studi sperimentali europei (tra cui quello l'italiano, l’Ntcc, Nuove tecnologie per il cancro della cervice) hanno dimostrato la maggiore efficacia del test molecolare Hpv, che rileva la presenza del virus, rispetto al tradizionale Pap test, che individua invece alterazioni morfologiche presenti nelle cellule. Questo permette un allungamento dei tempi nei programmi di screening: dagli attuali tre anni, per chi effettua il Pap test, ai cinque per chi si sottopone al test Hpv. Il tutto con una maggiore protezione per le donne. Con il test Hpv, infatti, gli studi hanno evidenziato una riduzione delle lesioni invasive e preinvasive della cervice uterina del 60-70%. I successivi progetti di fattibilità hanno poi dimostrato l’applicabilità di questo test in un ambito di normale routine.
Di queste opportunità si è parlato ieri e si proseguirà a parlerne oggi a Firenze nell’ambito di un convegno promosso dal Gisci (Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma) che metterà a confronto varie esperienze regionali sui programmi di screening per il tumore della cervice uterina.
“Dal Pap test all’Hpv test: è un passaggio epocale, sul fronte della prevenzione del tumore del collo dell’utero, quello che molte regioni italiane stanno affrontando in questi mesi”, spiegano infatti i promotori dell’evento organizzato in collaborazione con l’Ispo, l’Istituto per lo studio della prevenzione oncologica, e che chiama a raccolta medici, biologi, ricercatori e personale sanitario da tutta Italia. Tra gli argomenti trattati nel corso delle due giornate congressuali – che avranno luogo nei locali dell’Oltrarno Meeting Center del Convitto della Calza – ci saranno anche il monitoraggio dei programmi di screening presenti sul territorio nazionale con i relativi livelli di avanzamento, il quadro normativo, le linee guida e la messa a confronto delle esperienze di quattro diverse regioni: la Toscana, la Liguria, la Basilicata e il Friuli. Dal 2012 la Toscana ha scelto di passare dai programmi di screening effettuati con il tradizionale Pap test a quelli effettuati con il test che, attraverso l’analisi molecolare, permette di rilevare la presenza del virus e ha puntato sulla centralizzazione degli esami nei laboratori che hanno sede presso Ispo; la Liguria, invece, che non ha mai fatto screening con il Pap test ha deciso di far partire i programmi utilizzando direttamente il test Hpv; il Friuli ha scelto di mantenere il Pap test come test di screening; mentre la Basilicata, oltre ad adottare un programma regionale con l’Hpv test ha introdotto la vaccinazione contro il papilloma virus rendendola disponibile per le donne fino a 25 anni.
“Nel 2013– spiegano i promotori dell’evento – il ministero della Salute ha dato indicazioni per l'introduzione del nuovo test all'interno del protocollo di screening e alcune regioni italiane hanno deliberato il passaggio del programma di screening dal Pap test all’ Hpv test. Le regioni che hanno dato il via a questa implementazione sono cinque: Toscana, Piemonte, Liguria, Basilicata e Umbria. Altre regioni, invece, stanno partendo o sono partite con progetti localizzati. Un esempio, tra tanti, è quello della Val Camonica in Lombardia. Recentemente anche gli esperti della Food and Drug Administration hanno riconosciuto il valore del test Hpv con successivo triage citologico”.
Al convegno vengono raccolti e presentati i primi dati relativi ai programmi di screening effettuati con test Hpv. Quello che emerge è una buona adesione ai nuovo programmi, leggermente superiore a quella rilevata con il Pap test. Altro dato che emerge è che la prevalenza dell’infezione è più alta nelle fasce giovanili – nelle donne tra i 35 e i 45 anni – e poi si abbassa con il progredire dell’età, ma si rileva anche una distribuzione geografica dell’infezione: si va dal 4% di Trento al 12% di Pescara passando per il 7% di Firenze.
In Toscana il nuovo programma ha preso il via nel dicembre del 2012 nella sola Asl 10 di Firenze, per estendersi poi, nel corso del 2013 ad altre due aziende sanitarie: Grosseto e Viareggio. L’obiettivo è quello di andare completamente a regime nell’arco di 4 anni. Nella fascia di età 25-34 anni continuerà ad essere utilizzato il Pap test triennale, mentre nella fascia di età 35-64 il Pap test sarà sostituito dal test Hpv, da fare ogni 5 anni.
“In Toscana – spiega
Francesca Carozzi, responsabile del programma Hpv per Ispo - si è deciso di centralizzare in un unico laboratorio di prevenzione oncologica che ha sede presso Ispo, l’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica, tutti gli esami relativi alla nuova strategia di screening. Questo permette un miglioramento della qualità del percorso, una velocizzazione dei tempi di risposta e una ottimizzazione dei costi”. Il tempo medio di risposta è di dieci giorni in netto miglioramento rispetto al programma con Pap test. Nel 2013 sono state invitate 21081 donne. Nell’anno in corso, le donne invitate sono state 15.396, con una previsione, per la fine del 2014, di 48mila donne invitate.
“Anche il confronto emerso nel corso del convegno Gisci – spiega
Gianni Amunni, direttore generale di Ispo – ha confermato che la Toscana è stata la prima regione a sistematizzare il passaggio al programma di screening con il test Hpv con una modalità che nell’arco dei prossimi tre o quattro anni porterà a raggiungere la totalità della popolazione proponendo un test più efficace e meno costoso”.
13 giugno 2014
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