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Cardarelli e Niguarda: eccellenze a confronto sull’asse Napoli-Milano

di Ettore Mautone

27 NOV - Non è la solita passerella dai toni trionfalistici sulle magnifiche e progressive sorti della Sanità campana, quella andata in scena ieri al Cardarelli, a margine del secondo incontro bilaterale (la prima tappa si è svolta lo scorso giugno a Milano) tra il management del più grande e attrezzato ospedale della Campania e il “gemello” Niguarda di Milano, ma anche un confronto politico tra due Regioni che trovano inattese visioni politiche comuni. 
 
Ed è così che il Presidente della Lombardia Attilio Fontana (Lega) e il suo assessore alla Sanità Giulio Gallera, entità politiche e amministrative terze, autorevoli ma non affini a quelle campane, conferiscono la piena legittimazione e il riconoscimento del lavoro svolto dalla controparte nel segno del cambiamento.
 
Solletica le corde dell’orgoglio e dell’appartenenza il governatore lombardo Fontana, pigiando sul tasto dell’autonomia che non trova impreparata una Regione come la Campania che “ha fatto concreti passi avanti nel governo della Salute. Il confronto - dice - è esso stesso eccellenza, autonomia”.
 
“Le capacità decisionali consentono di non nascondersi dietro il dito di Roma. Siete la prova - conclude - di aver saputo creare eccellenza, in autonomia e al Sud”.
 
Il Cardarelli dunque, con le sue eccellenze e anche difficoltà, tra grafici e tabelle su prestazioni erogate, cesarei tornati alla fisiologia, fratture del femore operate nei tempi giusti, debiti azzerati (si partiva da 85 milioni di rosso nel 2016) percorsi diagnostico terapeutici diventati virtuosi, una scuola di chirurgia robotica unica in Europa, consente al suo manager Ciro Verdoliva di rappresentare con soddisfazione una realtà che volta pagina.
 
“Non conoscevo la sanità campana - dice intanto Gallera - e ne sentivo solo gli echi ai tavoli di confronto in Conferenza Stato-Regioni. Mi farò ambasciatore di una realtà che è completamente diversa da quella che si percepisce da lontano”.
 
Un assist per il governatore Vincenzo De Luca che, per la prima volta forse da quando è commissario, trova un nucleo di concretezza alla sua retorica snocciolando non solo i dati del Cardarelli ma anche alcuni punti positivi messi a segno nell’ultimo anno e mezzo e che coglie in pieno il richiamo politico della giornata “che - dice - ha valore al di là della Sanità puntando sul rigore del fare, antitetico al “pulcinellismo e alla propaganda”.
 
Invoca poi, il governatore campano, i costi standard e la quota procapite secca su cui misurare le capacità di ogni compagine locale di saper governare. E prova a mettersi alle spalle anche le rivendicazioni su quanto la Campania, e il Sud, avrebbero avuto di diritto di ricevere dal fondo sanitario corretto anche per deprivazione sociale e non solo per anzianità della popolazione che ha finito per sovrapporsi alla vera spesa storica padre e madre di tutte le disuguaglianze tra Nord e Sud.
 
“Siamo pronti alla sfida dell’efficienza e dei costi standard - avverte De Luca - e nessuno si permetta di distrarsi, rispetto al lavoro da completare, ora che i giornali richiamano l’effervescenza sul nodo del commissario. Starò 15 giorni in silenzio - sottolinea - e penserò solo al Piano ospedaliero da approvare, perché lega a sé la stabilizzazione dei precari da attuare entro dicembre quando scadranno le proroghe”.
 
E “Il resto è noia” sottolinea con sarcasmo. L’esortazione ai tanti manager e addetti ai lavori che affollano la monumentale sala Moriello del Cardarelli è ad andare avanti.
 
E così rielenca, De Luca, il lavoro fatto “in 20 mesi non in 30 anni, a fronte di 10 anni di commissariamento inutili”. Comincia dai bilanci, in ordine da 5 anni e certificati a tempo di record laddove, quando è arrivato alla guida della Regione, “erano in alcuni casi fermi al 2001” per poi ricordare i tempi di pagamento dei fornitori che dai tempi biblici del passato sono ora “a 60 giorni nelle Asl, a 30 per la farmaceutica e a 22 al Cardarelli”.
 
Passa poi in rassegna, il presidente commissario, ilil potenziamento compiuto della rete delle emergenze urgenze, quella della rete dell’infarto attiva da un anno, quella dell’Ictus ormai pronta anche a Napoli (manca solo l’Ospedale del mare), i tanti pronto soccorso inaugurati o potenziati (Frattamaggiore e Giugliano che erano fermi, Pozzuoli raddoppiato, Pellegrini ristrutturato e inaugurato, il Cto risorto e l’Ospedale del mare su cui nessuno avrebbe scommesso.
 
Ma ci sono anche l’azzeramento dei tempi di pagamento dei fornitori, le vaccinazioni che da fanalino di coda sono andate oltre la soglia della media nazionale. E poi i cesarei scesi al 36%, le fratture del femore finalmente operate nei tempi giusti, il piano per il buon uso degli antibiotici avviato senza infingimenti nell’ammettere i ritardi sugli screening, la medicina del territorio, le carenze della Asl Napoli 1, che incrociano la marcia lenta del Piano ospedaliero.
 
“Non per colpa della Campania, che dal 24 aprile 2018 - dice De Luca - attende un timbro sul via libera ai fondi per l’edilizia ospedaliera, 170 milioni sbloccati grazie al buon lavoro fatto nel governo della Salute, a fronte di 1,2 miliardi che ci sono dovuti”. Un visto che non arriva perché “ora si vuole partire dalla vulnerabilità antisismica che richiederà anni perché non c’è chi possa certificarla e si pensa a gare esterne”. E così se il San Giovanni Bosco cade a pezzi ed è invaso dalle formiche “è perché dal 1978, quando è stato realizzato, non è mai stato ristrutturato”.
 
De Luca non manca di  rimarcare, nel suo lungo intervento, “l’effervescenza” dello snodo politico sul Commissariamento. Ma esorta i suoi manager, incontrati ogni settimana da due anni con strigliare e lavate di testa diventate ormai proverbiali, “ad andare avanti, a non farsi distrarre dalla narrazione della politica, dai titoli dei giornali. Un pragmatismo del fare, misurato e misurabile in grafici e tabelle che effettivamente danno il segno dei passi avanti computi anche con le note sbavature, imprecisioni, difficoltà irrisolte. Che però sono considerati dettagli da rifinire poi, quando la strada sarà completamente tracciata.
 
Il punteggio Lea? “Nel 2015 eravamo ultimi con 106 punti - rimarca - ora siamo a 152, quasi la sufficienza. E il valore è del 2017, dell’anno scorso. Sfido chiunque a fare meglio con 13.500 unità di personale in meno che sono costati 40 milioni all’anno in straordinari e precariato perché non si poteva fare altrimenti”. Dito puntato infine, sulla carenza di personale che non si trova e non si riesce a reclutare, soprattutto in alcune discipline chiave (pronto soccorso) anche con le centinaia di procedure concorsuali aperte. E che, “se passa la quota 100 sulle pensioni, diventerà davvero uno scoglio insormontabile”.
 
E dunque l’invito al governo a escludere la Sanità dalla riforma sulle pensioni dai tempi standard. Tutto ciò dovrebbe orientare - secondo De Luca - il governo ad approvare un Piano triennale di uscita e consolidamento dal commissariamento, in Campania durato 10 anni “perché si è capito che la Linea del Piave del risanamento della Salute - conclude - sono l’autonomia regionale e i costi standard e non il clima di accapigliamento, e di tensione permanente”. 
 
Ettore Mautone

27 novembre 2018
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