Rsa. Le proposte riorganizzative dell’Opi Trento per la salute degli anziani
In una lettera indirizzata alla Giunta Fugatti, il Presidente dell’Ordine, Daniel Pedrotti, sostiene l’urgenza di una riforma per i centri residenziali per anziani. Negli ultimi anni, spiega, i pazienti sono diventati “di livello grave nel 44% dei casi, di livello medio nel 41,9% e solo nel 14,1% di livello lieve. Eppure il rapporto infermiere/paziente è ancora fermo, per lo più, a 1 infermiere ogni 50-60 ospiti di giorno e fino a 1 ogni 110-115 ospiti di notte”.
27 LUG - “Come già successo in molte altre aree geografiche, anche nella Provincia Autonoma di Trento, l’emergenza Covid ha svelato delle fragilità all’interno delle RSA. E’ evidente che ogni periodo di difficoltà lascia in eredità un’esperienza su cui è necessario riflettere, al fine di migliorare il sistema nell’esclusivo interesse della tutela della salute e della qualità di vita dei cittadini”. A fare questa analisi è il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Trento
Daniel Pedrotti.
Sul punto, il Presidente OPI di Trento ha recentemente indirizzato una comunicazione scritta all’Assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia,
Stefania Segnana, proponendo alcune riflessioni e azioni per una futura riorganizzazione delle RSA. Nella lettera si legge che l’Ordine degli Infermieri di Trento esprime, da tempo, forte preoccupazione per le dotazioni infermieristiche nelle RSA, qualitativamente e quantitativamente sottodimensionate e che mettono a rischio la stessa sicurezza degli ospiti che presentano bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi legati all’aumento dell’età media e delle co-morbilità. Inoltre, l’emergenza sanitaria, secondo Opi Trento, ha ulteriormente palesato l’esigenza di potenziare competenze sanitarie infermieristiche.
“A rendere l’idea sull’elevata complessità dei bisogni degli ospiti delle strutture per anziani è una recente indagine del 2018 – spiega Pedrotti – realizzata dalla società cooperativa UPIPA (Unione Provinciale Istituzioni per l’Assistenza) che coordina le RSA trentine, dalla quale è emerso che i profili SVAMA (valutazione multidimensionale della persona che integra complessità sanitaria, assistenziale e sociale), sono di livello grave nel 44% degli ospiti residenti in queste strutture, di livello medio nel 41,9% e solo nel 14,1% di livello lieve. Nonostante questi dati siamo ancora, fermi più o meno, ad un infermiere per cinquanta-sessanta ospiti di giorno ed un infermiere fino a centodieci/centoquindici ospiti di notte”.
“Questi rapporti – continua Pedrotti - determinano carichi assistenziali elevatissimi per gli infermieri ad alta componente di stress e non garantiscono assolutamente la sicurezza e la qualità delle cure della persona. A dimostrazione di questo, sono i pochi candidati nei concorsi per infermiere nelle RSA, mentre l’elevata domanda di candidati che si presentano nei concorsi per la stessa qualifica in APSS (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari)”.
Le azioni che l’Ordine degli infermieri di Trento propongono alla Giunta Fugatti possono così riassumersi:
- potenziamento quantitativo e qualitativo delle dotazioni degli infermieri adeguando il il numero degli infermieri agli ospiti anche in relazione al livello di complessità assistenziale, alle caratteristiche organizzative e strutturali del contesto, alle competenze necessarie e al modello assistenziale. Per garantire la sicurezza e qualità delle cure degli ospiti anziani vanno applicate le raccomandazioni e gli standard per dotazioni infermieristiche sicure provenienti dalla ricerca;
- investimento strutturato sulle competenze avanzate e specialistiche degli infermieri, come ad esempio incentivare e sostenere la partecipazione a dei master, laurea magistrale, corsi di formazione continua di tipo clinico e il riconoscimento e valorizzazione dell’elevata qualificazione degli infermieri attraverso incarichi formali. Le specializzazioni e l’elevata qualificazione degli infermieri e delle altre professioni sanitarie sono necessarie, oggi, per rispondere a bisogni e a processi complessi che caratterizzano l’assistenza e la cura degli anziani oltre che per prevenire e gestire eventuali pandemie (ad es. area clinica: prevenzione delle infezioni, ulcere da pressione, malnutrizione, declino cognitivo, …; coordinamento e dirigenziale);
- integrare funzioni di leadership infermieristica, anche dirigenziale, nella governance delle RSA per progettare e implementare processi di cambiamento e innovazione di modelli assistenziali centrati sulla persona e sulla famiglia; governare processi assistenziali che integrino bisogni sanitari, assistenziali e sociali.
“Il processo di ri-organizzazione delle RSA – si legge a conclusione della lettera - deve avvenire all’interno di un progetto condiviso, senza snaturarne la filosofia assistenziale, allineando il fabbisogno di competenze sanitarie, i livelli di responsabilità ed i modelli di presa in carico, ai reali ed attuali bisogni degli ospiti. È necessario investire sull’attrattività delle RSA mettendo in campo una pluralità di strategie, creando quelle condizioni affinché gli infermieri possano agire la loro professionalità e che questa sia riconosciuta e valorizzata formalmente.
Endrius Salvalaggio
27 luglio 2020
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