Tumori. Asl Biella. Quando la tecnologia scende in campo per migliorare la qualità delle diagnosi
Grazie a un sistema digital pathology disponibile nel reparto di anatomia patologica è stato possibile creare una rete di specialisti e consulenti in grado di dare il proprio parere guardando sul monitor del loro computer l’immagine ad altissima risoluzione del vetrino con il campione di tessuto
28 FEB - Uno scanner, un collegamento alla grande rete, un software che consenta una teleconferenza in tempo reale e lo scambio di documenti: sembrano oggetti e soluzioni alla portata di tutti. Ma è solo mettendole insieme e “impastandole” con un’abbondante dose di tecnologia all’avanguardia, che si ottiene un sistema pronto a migliorare la qualità delle diagnosi per i pazienti colpiti da tumore.
È questa la strada intrapresa
dall’ospedale di Biella, in Piemonte che attraverso un sistema di digital pathology, già utilizzato nei paesi del Nord Europa, punta a migliorare la lotta al cancro.
L’Asl BI ha ricevuto il sostegno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e dalla Fondazione Tempia, uno dei punti di riferimento nel nord-ovest per ricerca, cura e prevenzione sui tumori. Grazie al loro aiuto (e ai loro finanziamenti), il sistema è stato messo a disposizione del reparto di anatomia patologica che ha così creato una rete di specialisti e consulenti in grado di dare il proprio parere guardando sul monitor del loro computer l’immagine ad altissima risoluzione del vetrino con il campione.
La Digital Pathology o patologia virtuale, consiste nella sostituzione della tradizionale osservazione al microscopio del vetrino con l’analisi di una immagine digitalizzata. Implica l’acquisizione digitale ad alta velocità e ad alta risoluzione di immagini che rappresentano intere sezioni di tessuto colorato da vetrini, in un formato che consente di essere visualizzato da un patologo su un monitor, in cui l'immagine può essere ingrandita e navigata spazialmente allo stesso modo della microscopia standard. È ottenuta attraverso tecnologie che includono: sistemi di digitalizzazione delle immagini, sistemi informativi specialistici, cruscotti per la gestione del flusso di lavoro, sistemi avanzati di analisi delle immagini digitali, sistemi di etichettatura e tracciamento dei campioni elettronici e strumenti di reportistica sinottica.
Quali siano i vantaggi, lo ha spiegato
Daniele Liscia, primario del reparto di anatomia patologica dell’ospedale biellese: “Faccio un esempio concreto: per un caso di linfoma su cui volevo avere conforto da uno specialista delle Molinette, ho spedito i vetrini a Torino e ho avuto la sua opinione dopo una settimana. Con il sistema di digital pathology possiamo invece condividere le diagnosi in tempo reale. E diventeremo gli unici in Italia a farlo come prassi quotidiana”.
Quello piemontese si presenta come una sorta di “progetto pilota” con grandi vantaggi: grazie a questo sistema ogni paziente, in fase di diagnosi, può avvalersi dell’esperienza e della conoscenza dei migliori specialisti settore per settore. E questo accade senza perdere tempo. “E le attese troppo lunghe – commenta
Viola Erdini, presidente della Fondazione Tempia – spesso sono un primo ostacolo nel cammino verso la guarigione. Esistono casi di tumore per cui ogni giorno è prezioso”.
“L’altra caratteristica di puntare sulla digital pathology – ha sottolineato il direttore generale della Fondazione Tempia
Pietro Presti – è mettere risorse in un settore che di norma resta in secondo piano, quello della diagnosi, un ambito su cui storicamente si è investito meno rispetto al trattamento”.
28 febbraio 2019
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