Rsa del Piemonte. Nursind: “Un solo infermiere per 40 pazienti, di notte anche 200. La situazione è drammatica”
Indagine del sindacato degli infermieri su 10 strutture a Torino e provincia. Il rapporto infermieri/pazienti varia da 1/40-60 di giorno fino a 1/100-200 di notte. “Spesso non è prevista la presenza della guardia medica, la gestione degli invii in pronto soccorso, molto frequenti”. E le condizioni contrattuali “ledono la dignità personale e professionali: solo 9 euro lordi all’ora la loro paga, non sempre le ore mensili sono garantite”.
13 NOV - “Drammatiche le condizioni lavorative ed impossibile erogare assistenza nelle RSA del Piemonte”. Lo denuncia il Nursind, sulla base dei dati emersi da una indagine su un campione di 10 strutture di Torino e provinciam che ha evidenziato “una emergenza alla quale è necessario porre rimedio”.
Ogni giorno, in queste strutture, centinaia di infermieri lavorano in condizioni che il Nursind definisce “da terzo mondo”. “Un carico di lavoro impossibile da sostenere, con enormi responsabilità e colleghi continuamente demansionati e svalorizzati”, dichiara
Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind.
Quanto al rapporto infermieri/assistiti, dall’indagine del Nursind emerge “mediamente nel turno del mattino 1 infermiere per 40-60 pazienti, mediamente nel turno di pomeriggio 1 infermiere per 60-80 pazienti. Per il turno notturno il rapporto è 1 infermiere per 100, 150, fino ad arrivare a 200 pazienti in alcune strutture. Il tempo dedicato all’assistenza è mediamente solo il 20 – 30 per cento”.
Ed essendo “spesso” gli infermieri “i soli responsabili delle strutture”, ci sono anche “attività di altro tipo” che “assorbono la maggior parte del tempo disponibile”. “Molte di queste sono altamente demansionanti , attività di portineria, di centralinista e segretariato”, spiega Coppolella.
A questo si aggiungono le enormi responsabilità a cui sono sottoposti gli infermieri. “Spesso non è prevista la presenza della guardia medica. Nei prefestivi e nei festivi non ci sono i medici di base. La gestione degli invii in pronto soccorso, molto frequenti. Sarebbe tra l’altro interessante avere il dato del numero di invii e i motivi. Il dato suonerebbe allarmante ed essere segnale di una assistenza inadeguata”, afferma il sindacalista.
Il rientro da ricoveri ospedalieri e semplicemente la comunicazione di un decesso “è totalmente gestita in solitudine”. Il sindacato denuncia poi “prescrizioni telefoniche, lettura di esami e il conseguente dosaggio di alcuni farmaci. Sono situazioni che si verificano giornalmente e che mettono il professionista infermiere in serie difficoltà ed ad assumersi responsabilità non proprie”.
Per Coppolella “è evidente che in condizioni simili non si può essere assistiti senza incorrere in rischi del tutto prevedibili. Già solo la somministrazione della terapia non può essere garantita in orario, figuriamoci il monitoraggio dei pazienti”.
Il sindacalista evidenzia, quindi, come nel settore pubblico “si ritiene giustamente pericoloso che un infermiere assista 20 pazienti. Pensiamo invece quali conseguenze possano esserci ad assisterne 200”.
E le condizioni contrattuali? “Ledono la dignità personale e professionale”, afferma Coppolella, che parla di “solo 9 euro lordi all’ora la loro paga. Non sempre le ore mensili sono garantite. I colleghi sono spesso mobbizzati, controllati e alcune volte anche cronometrati. Una vera e propria catena di montaggio che si consuma sulla pelle di tanti colleghi desiderosi di lavorare ed esprimere le proprie competenze e non meno importante sulla pelle degli utenti. Molti colleghi hanno il timore di parlare e di esporsi ed nostro dovere aiutarli a denunciare tali situazioni alle autorità competenti”.
Il Nursind Piemonte spiega che “più volte l’argomento è stato posto all’attenzione della politica che ben conosce la problematica e più volte è stato annunciato un monitoraggio e un controllo delle situazioni descritte attraverso un osservatorio regionale ma evidentemente non vi è interesse.
La nostra comunicazione sarà nuovamente inviata alle istituzioni politiche e alle istituzioni professionali quali gli Ordini a garanzia di tutelare professionisti e cittadini” concludono dal sindacato.
13 novembre 2018
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