Tossicodipendenze. Saitta: “In Piemonte buone pratiche. Abbattute le infezioni da Hiv”
L’assessore intervenuto a un convegno sulla riduzione del danno nei Lea svoltosi al centro congressi delle Molinette, promosso dall’Assessorato regionale alla Sanità e da numerose associazioni. Le diagnosi di Hiv per scambio di siringhe non sterili tra i tossicodipendenti sono passate dal 30% di tutte le diagnosi nel 1999 al 2% nel 2016. Ma preoccupano ancora le infezioni da Hiv tra i non tossicodipendenti (255 nel 2016).
14 GIU - In Italia solo dal 2017 la Riduzione del danno (politiche, programmi e prassi che mirano a ridurre i danni correlati all’uso di sostanze psicoattive in persone che non sono in grado o che non vogliono smettere di assumere droga) è entrata a far parte dei livelli essenziali di assistenza (Lea) in ambito sanitario, pur essendo praticata da oltre 20 anni dagli operatori sociali e sanitari che si occupano di tossicodipendenza.
La riduzione del danno salva vite umane (1566 morti per overdose nel 1996, 266 nel 2016) e comporta benefici per la popolazione con interventi a basso costo ed elevato impatto sulla salute. Nonostante l’ingresso tra i Lea, però, l’applicazione in Italia è fortemente disomogenea da una regione all’altra. Il quadro nazionale non aiuta: un Piano nazionale sulle droghe fermo al 2010 che non cita la riduzione del danno, una Conferenza nazionale che non viene convocata dal 2009, l’assenza di Linee guida nazionali.
Di questi argomenti si è discusso oggi in un convegno al centro congressi delle Molinette, promosso dall’Assessorato regionale alla Sanità e da numerose associazioni, presenti rappresentanti del Ministero della Salute, delle Regioni e dell’Istituto superiore di Sanità.
E’ possibile “ridurre il danno”, quindi migliorare la salute e la qualità della vita, e prevenire ulteriori malattie e sofferenze dei tossicodipendenti o dei semplici consumatori di sostanze anche in presenza di un uso persistente delle sostanze stesse. Da anni questo tipo di intervento è entrato di diritto nella definizione dell'OMS come quarto "pilastro” nell’azione pubblica di contrasto all'uso/abuso delle sostanze psicoattive: gli altri 3 sono la prevenzione, la cura e la lotta al narcotraffico. Il Piemonte ha una grande tradizione in questo tipo di servizi, sviluppati sia a livello pubblico che del privato accreditato.
L’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, ha ribadito la necessità che vi siano politiche pubbliche di intervento omogenee a livello nazionale e ha evidenziato le buone pratiche del Piemonte in questo ambito. Negli anni scorsi sono stati approvati documenti di programmazione e indirizzo dell'azione nello sviluppo di questo approccio, ancor prima di diventare prestazioni esigibili come LEA.
Un approccio decisivo per limitare il rischio di infezioni da HIV tra soggetti, soprattutto eroinomani, con la politica di dare gratuitamente siringhe sterili in cambio di siringhe usate (in passato l'infezione da HIV è stata un vero e proprio flagello a causa dell'uso indiscriminato della stessa siringa tra più soggetti).
Oggi, i casi di infezione da HIV si sono ridotti nei soggetti con problemi di dipendenza grazie agli interventi di riduzione del danno e di limitazione dei rischi. Secondo i dati presentati da Saitta, dal 1999, si rileva una continua riduzione delle diagnosi attribuibili allo scambio di siringhe non sterili in IDU (Injecting drug user ). Questa modalità, che nel 1999 rappresentava il 30% del totale delle diagnosi dell’anno, scende al 2% (5 nuove diagnosi) nel 2016.
Ma per l’assessore resta ancora preoccupante il numero di nuove infezioni da HIV di piemontesi non tossicodipendenti (255 nel 2016), nonostante i numeri confermino un calo costante nell'ultimo decennio. In Piemonte l’aver avuto rapporti sessuali non protetti resta la causa più frequente di trasmissione del virus HIV. Nel 2016 questa modalità rappresenta quasi il 97% (248 casi) delle nuove diagnosi di HIV segnalate.
“Il dato – evidenzia l’assessorato alla Salute in una nota - è dovuto principalmente al fatto che si è "abbassata la guardia" da diversi anni a questa parte rispetto ad un'infezione che non è stata definitivamente debellata ma, grazie ai farmaci, arginata e controllata. L’HIV è un’infezione prevenibile attraverso l’adozione di comportamenti efficaci nel limitare la sua diffusione; la sua trasmissione è evitabile”.
Saitta ha quindi confermato l’impegno della Regione nell’assicurare le azioni essenziali per un’efficace lotta all’HIV. Nei mesi scorsi è stata indicata Torino come sede del Centro multidisciplinare per la salute sessuale. A 15 anni dall’inizio dell’attività della rete dei Centri per le infezioni sessualmente trasmesse (IST) è stata prevista la riorganizzazione dei Centri presenti a Torino.
Il servizio continuerà a garantire ai cittadini le prestazioni di diagnosi e cura delle infezioni sessualmente trasmesse con accesso diretto, in gratuità e anonimato integrandole con nuove funzioni volte alla promozione della salute sessuale nel suo complesso, operando in raccordo con i servizi sanitari a vario titolo dedicati (malattie infettive, rete dei consultori, rete regionale SVS, servizi vaccinali) e fornendo consulenza specialistica e supporto alla programmazione regionale.
Il Centro, collocato in una struttura dedicata nel dipartimento di prevenzione dell’Asl Città di Torino, opererà in collaborazione con la Città della Salute e della Scienza e con il SeReMi dell’ASL di Alessandria.
14 giugno 2018
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