Solo il 22,2% di chi ha provato a dire addio alle “bionde” ha avuto successo, mentre il 54,5% non ci è mai riuscito. Il 23,3% non ha mai provato a smettere di fumare. I motivi? Non hanno nessun interesse a farlo (il 37,3%) ed è un piacere al quale non sa rinunciare (27,9%).
È quanto emerso dall’indagine condotta dalla Fondazione Umberto Veronesi e la Fondazione Pfizer, nell’ambito della Campagna No Smoking Be Happy. Obiettivo: indagare su quali sono i motivi per cui gli italiani adulti non riescono ad abbandonare il vizio delle ‘bionde’.
L’indagine, che ha coinvolto mille persone di età compresa tra i 30 e i 64 anni, sia ex-fumatori che fumatori, è stata organizzata anche con lo scopo di capire qual è il ruolo delle Campagne antifumo e di come implementare ulteriormente gli strumenti che la Fondazione Veronesi e la Fondazione Pfizer, da anni, mettono a disposizione del pubblico per prevenire l’iniziazione del fumo e favorirne il percorso di disassuefazione.
I motivi principali che hanno spinto gli intervistati a provare ad abbandonare la sigaretta sono stati il miglioramento della salute in generale (62,1%) e il ritorno ad avere migliori relazioni sociali e riscoprire sapori e profumi (48,8%). Sorprendentemente, la preoccupazione per la salute delle famiglia e, in particolar modo, dei figli, è stato un fattore determinante solo per il 32,6% degli intervistati, quasi al pari del miglioramento nelle attività fisiche (33%).
Mentre chi non è riuscito a sfuggire alle “bionde” non ha raggiunto l'obiettivo per poca forza di volontà (58,2%) o per una dipendenza psico-fisica che non vuole, o riesce, a combattere (22,9%).
Centri antifumo (48,3%) e Internet (45,9%) seguite a stretto giro dal medico (44,8%) sono considerate le fonti migliori per reperire informazioni su come smettere di fumare. Ma il 43% ha anche dichiarato di non essere abbastanza informato su come smettere di fumare.
Qual è il giudizio degli intervistati sulle campagne antifumo? Il 51% non le ritiene efficaci in quanto, spesso e volentieri, danno informazioni e sensibilizzano sul problema, ma di fatto non fornisco aiuto a chi decide di provare ad abbandonare il vizio. Fumatori che, proprio per scarsa forza di volontà e dipendenza psico-fisica, avrebbero invece bisogno di un valido supporto esterno.
Infine, è stato confermato il dato che evidenzia che le donne continuano a fumare perché è l’unico modo che hanno per rilassarsi. “Le donne – afferma Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi – sono sempre state uno dei target, insieme ai giovani, che abbiamo privilegiato, in quanto colpite in modo particolare dai danni provocati dal fumo. Questo dato va però letto anche in una chiave più estesa. Bisogna, infatti, pensare al fatto che questo è un periodo di grande crisi, sempre più fonte di ansia e stress. Quindi, è necessario tenere presente che questo trend potrebbe toccare sempre di più anche il mondo maschile che, dai dati in nostro possesso, dimostra già uno scarso interesse ad intraprendere una strada di disassuefazione”.