toggle menu
QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Studi e Analisi

Mastrapasqua (Inps): “Serve un nuovo Welfare, con più sinergie tra pubblico e privato”

immagine 16 luglio - Lo ha detto il presidente dell’Inps presentando il Rapporto 2012. “Dobbiamo immaginare un nuovo Welfare disegnato in un più ampio perimetro di collaborazione tra pubblico e privato, tra aree di intervento che non possono più restare distinte e separate”. Ma basta coi tagli lineari e il federalismo va rivisto.
Il Welfare come lo conosciamo non funziona più. Come non funziona più la separazione tra previdenza, assistenza e salute. I tre grandi rami vanno integrati e per farlo dobbiamo senz’altro spingere per un più ampio perimetro di collaborazione tra pubblico e privato.
 
Ne è convinto Antonio Mastrapasqua, il presidente dell’Inps che oggi ha presentato in Parlamento il Rapporto annuale 2012 dell’ente di previdenza (leggi la relazione integrale).
 
“Ricostruire la fiducia per un sguardo coraggioso verso il futuro - ha detto - vuol dire anche immaginare un nuovo Welfare disegnato in un più ampio perimetro di collaborazione tra pubblico e privato, tra aree di intervento che non possono più restare distinte e separate: Welfare non è solo la previdenza, non è solo la salute, non è solo l’assistenza e il sostegno a chi ha più forte il bisogno di aiuto, non è solo scuola e formazione”.
 
“Ma è tutto questo insieme - ha aggiunto -  in una società che cambia, invecchia di più e meglio, e che non può soltanto approfittare delle infinite risorse che le famiglie, e la solidarietà sociale hanno saputo mettere in campo per colmare la lacune del servizio pubblico. Pubblico e privato, famiglia e Istituzioni, volontariato e Stato: l’orizzonte della coesione sociale deve saper superare vecchie logiche di separazione, per rilanciare quel clima di fiducia che è la premessa di un Paese che deve tornare a crescere, anche nel tempo del bisogno”.
 
Una prospettiva che non può vedere l’Italia muoversi in solitudine nel contesto europeo perché “Non basta più immaginare un’Europa fondata solo sul Fiscal compact. L’elemento fiscale e la politica di bilancio non sono più sufficienti, ammesso lo siano stati nel recente passato, per costituire quell’Europa che dobbiamo continuare a sognare”.
 
Per Mastropasqua, infatti, “In attesa di produrre un vero e proprio ‘Statuto europeo della previdenza sociale’, per rimuovere i problemi giuridici di una armonizzazione non più rinviabile, è auspicabile almeno la promozione di un tavolo comune tra gli enti previdenziali dei Paesi Ue, per predisporre un’agenda di servizi e una banca dati comune, al servizio dei lavoratori europei. Un primo passo delle Istituzioni del Vecchio Continente, per rinnovare la fiducia nell’Europa dei popoli e dei cittadini”.
 
Ma prima dobbiamo risolvere anche un problema tutto nostro, quello della frammentazione delle competenze cui ha dato luogo la riforma del titolo V della Costituzione. “Troppi attori – ha detto - oggi si sovrappongono sulle stesse aree di servizio al cittadino. La stessa riforma del titolo quinto della Costituzione ha finito per moltiplicare le cosiddette ‘materie concorrenti’. È il caso, ma non l’unico, delle distorsioni che si verificano sul fronte del riconoscimento dell’invalidità civile, che ancora vede confliggere Regioni, Asl e Inps, disperdendo risorse, allungando le attese
dopo la domanda di prestazione, rendendo al cittadino un servizio incerto e inadeguato”. “Quando le ‘materie concorrenti’ riguardano l’erogazione di servizi e prestazioni legati ai bisogni primari, nella sfera dell’assistenza alla persona - ha sottolineato il presidente dell’Inps -  si mostra con maggiore urgenza il dovere di una adeguata razionalizzazione istituzionale”.
 
E poi basta con la politica dei tagli lineari perché “prima di immaginare tagli, lo Stato dovrebbe forse produrre una migliore e più razionale allocazione delle stesse risorse. Infatti la spesa complessiva per la protezione sociale in Italia è pari al 29,9% del Pil, di poco superiore alla media Ue (dati Eurostat). Il problema non è il ‘quanto’, ma ‘come’ e ‘dove’ indirizzare le risorse”.
16 luglio 2013
© QS Edizioni - Riproduzione riservata