Ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni di età. questo l’obiettivo n.4 di Sviluppo del Millennio. Il target, però, ancora non è stato raggiunto e la tendenza, nonostante i miglioramenti degli indicatori, evidenzia come entro il 2015 non si riuscirà a raggiungere il target. È quanto riporta l’Oms in un report ad hoc.
In ogni caso, rispetto al 1990 - anno di riferimento per la misurazione dei progressi compiuti - nel 2011 sono morti circa 14.000 bambini in meno al giorno. Il miglioramento nella sopravvivenza infantile è evidente in tutte le regioni. Il numero di paesi in cui il tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni di età è stato pari o superiore a 100 decessi per 1000 nati vivi risulta più che dimezzato, essendo passato da 53 nel 1990 a 24 nel 2011. Inoltre, per la stessa fascia di età, nessun paese ha fatto registrare un tasso di mortalità superiore a 200 decessi per 1000 nati vivi, rispetto ai 13 del 1990.
Nel mondo, la mortalità stimata al di sotto dei 5 anni di età è diminuita del 41%, passando da un tasso di 87 decessi per 1000 nati vivi nel 1990 a 51 decessi per 1000 nati vivi nel 2011. Questa diminuzione si traduce in un decremento medio annuo della mortalità infantile del 2,5%, che rimane tuttavia insufficiente per il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio n. 4 (ridurre di due terzi i tassi di mortalità al di sotto dei 5 anni di età tra il 1990 e il 2015).
Il numero di decessi nei bambini di età inferiore ai 5 anni è diminuito da quasi 12 milioni nel 1990 a 6,9 milioni nel 2011. I progressi ci sono stati, ma distribuiti in maniera disomogenea. A livello regionale, la diminuzione dei tassi di mortalità al di sotto dei 5 anni di età tra il 1990 e il 2011 è stata pari o 3 superiore al 60% in due regioni: le Americhe e il Pacifico Occidentale. I tassi medi annui di riduzione più elevati sono stati registrati nella Regione del Pacifico Occidentale (5,2%), dove risultano più di due volte superiori rispetto ai tassi osservati nella regione Africana (2,4%) e in quella del Mediterraneo Orientale (2,5%).
Poiché i tassi di mortalità al di sotto dei 5 anni di età sono diminuiti in maniera più netta nelle regioni in via di sviluppo più ricche, il divario tra l’Africa Sub-sahariana e le altre regioni si è approfondito. Nel 1990, la probabilità che un bambino nato nell’Africa Sub-sahariana morisse prima del compimento dei 5 anni di età era superiore di 1,5 volte rispetto all’Asia meridionale, di 3,4 volte rispetto all’America Latina e ai Caraibi, di 3,7 volte rispetto all’Asia orientale e di 12,1 volte rispetto alle regioni sviluppate. Nel 2011, tale probabilità risultava 1,8 volte maggiore rispetto all’Asia meridionale, 5,7 volte maggiore rispetto all’America Latina e ai Caraibi, 7,4 volte maggiore rispetto all’Asia orientale e 16,5 volte maggiore rispetto alle regioni sviluppate. Anche il divario tra l’Asia meridionale e le regioni più ricche è aumentato, sebbene non in maniera così notevole
Cause di mortalità infantile relative all’anno 2010
Globalmente, le quattro maggiori cause di morte nei bambini di età inferiore ai 5 anni sono state la polmonite (18%), la nascita prematura (16%: 14% durante il periodo neonatale e 2% nel periodo post-neonatale), le malattie diarroiche (11%) e l’asfissia alla nascita (10%: 9% durante il periodo neonatale e 1% nel periodo post-neonatale). La malaria è stata ancora una delle principali cause di morte nell’Africa sub-sahariana, causando circa il 15% dei decessi al di sotto dei 5 anni di età nella regione.