Studi e Analisi
Il Pd e la proposta di legge sulla sanità che non convince
di Ettore JorioUna proposta del PD dal titolo affascinante “Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità” (qui il ……). Altisonante a tal punto da generare speranze.
Il dubbio arriva dopo avere letto i quattro articoli che la formano e a sentirne parlare. E’ la solita istanza che fanno tutti dei più soldi, oggi la sinistra e ieri la destra, senza tuttavia spendere una parola sulla necessaria riforma strutturale che occorre al Ssn per ripartire.
Visti i firmatari - tra i quali si annoverano, in compagnia delle due firme iniziali, i responsabili degli enormi danni causati negli ultimi tre governi (Conte I e II e Draghi) sia in termini di caduta dell’assistenza che di assunzione degli atti di tutela del diritto alla salute (basti pensare all’assenza del Piano Pandemico e alle facilitazioni delle stragi economiche delle mascherine Covid) – e passando al setaccio la ratio del provvedimento all’entusiasmo determinato dal titolo subentra l’angoscia. Chiedere più quattrini, sino a raggiungere progressivamente (0,21%/Pil annuo) il valore massimo europeo del 7,5/Pil, non serve a nulla se le condizioni giuridico-organizzative rimangono quelle che sono. Di questo lo sanno benissimo le pieddine, Livia Turco, Rosy Bindi, Beatrice Lorenzin e Nerina Dirindin. Lo sanno a tal punto, si suppone, da non essere tra i diciotto firmatari, ispirati da motivazioni politiche da spendere nella prossima campagna elettorale, lasciando tuttavia nella assistenza sociosanitaria le cose come sono, atteso che la pratica utilizzata è la stessa che fan tutti: chiedere più soldi per tutto.
A prescindere dalla necessità di assicurare al sistema della salute i finanziamenti necessari, occorre proporre leggi che siano in linea con le altre, ma soprattutto essere in continuità con quanto da sempre sostenuto e urlato oggi in tema di priorità dei Lep (in sanità Lea onnicomprensivi dei già Liveas) e della loro sostenibilità per attuare il regionalismo differenziato.
Un horribilis picture
Il sistema sociosanitario attuale è da tempo obsoleto, inefficiente e gestito malissimo.
L’obsolescenza caratterizza l’aziendalismo, che genera perdite e deficit patrimoniali insanabili tanto da gravare sui cittadini di diverse Regioni sulla fiscalità aggiuntiva, senza però risolvere alcunché.
L’inefficienza a livelli di management impera, a causa di due fattori il dominio della politica sulle scelte e sull’attività dei manager e i criteri determinanti la loro idoneità, tanto inadeguati che neppure in Uganda.
L’inerzia e la poca considerazione collezionata in più anni a non assicurare all’assistenza ospedaliera pubblica il possesso dei requisiti del DM70 nonché quella dimostrata nei confronti del DM77 e della (non) messa a terra delle case e gli ospedali di continuità.
I commissariamenti ad acta, infine (solo per non tediare oltremodo chi legge e chi governa) che hanno infracidito alcune sanità regionali “arricchendole” di riconoscimento di crediti indebiti verso gli erogatori privati. Basti pensare a cosa ha prodotto il commissariamenti ad acta a partire dal 2017 sul rendiconto consolidato della Regione Lazio (sentenza Corte dei conti laziale n. 148/2023 e iniziative della Procura delle Repubblica di Roma avverso otto ex DG)
Necessita riprendere il corretto metodo
Abituato così come ero da ex PCI a confrontarmi con le forze espressione del cattolicesimo, della socialdemocrazia e della laicità liberale, sono rimasto basito dal contenuto della proposta. Non una parola su come riformare la sanità che non c’è, l’unica nell’Europa più occidentale a non essere integrata con il sociale, esasperatamente proiettata verso il privato.
Occorre altro, e su ciò si confidava in una Elly Schlein che cominciasse ad assumere una migliore compagnia propositiva. Una iniziativa seria che se - da una parte chiedeva più quattrini e più velocità nel determinare i Lep e la loro sostenibilità, dall’altra invocasse una nuova veste del Ssn. Magari arrivando a pensare ad una riforma strutturale verace, magari pensando a trasformare l’aziendalismo fallimentare ad una agenzificazione efficace e accorta. Ovvero, alternativamente, pensando ad un sistema assicurativo, del tipo una cassa mutua statale, così come quello che in Germania produce una migliore esigibilità delle prestazioni territoriali ad un costo, certamente più alto, ma perché comprende anche l’assistenza sociale, che lì funziona egregiamente.
Che dire dell’attuale Governo? Poco e male, anche perché di sanità, al di là delle cantilene che si leggono ogni giorno, non è andata avanti di un centimetro dal settembre 2022. Tutt’altro.
Ettore Jorio