I software utilizzati dai medici ospedalieri offrono un prezioso database per consultare la storia clinica del paziente, elaborare analisi statistiche ed epidemiologiche, recuperare e duplicare i referti. Ma chi li utilizza nel quotidiano non è soddisfatto. È quanto emerge da una indagine condotta dall’Anaao Assomed Piemonte tra 227 medici ospedalieri e dirigenti sanitari.
“I clinici vorrebbero visitare, operare, curare e non occupare tempo in quella che viene percepita come attività burocratica”; ma “quando i software sono lenti, le procedure informatiche indaginose e ripetitive, l’insoddisfazione cresce”.
Il 63,2% dei medici, dunque, si ritiene totalmente o per molti aspetti insoddisfatto del software di gestione dei pazienti. L’83% riferisce che il mal funzionamento del software rallenta l’attività clinica, e per il 42% del totale questo avviene quotidianamente. Peraltro i software in uso in ciascun reparto sono spesso più di uno: per gli esami di laboratorio, per quelli radiologici, per i pazienti ricoverati, ancora un altro per i pazienti ambulatoriali e di pronto soccorso, poi per la richiesta di farmaci, per le esenzioni, per i certificati vari. Insomma, un dedalo di password, piattaforme differenti, logiche di sistema una diversa dall’altra. Per il 72% di chi ha più software, questi sistemi sono diversi tra loro e non si parlano. E quindi, per visionare gli esami di un paziente è necessario uscire da un sistema ed entrare in un altro.
In conclusione, il 96% del campione ritiene che la scarsa efficienza dei sistemi informatici contribuisca allo stress lavoro correlato. “E quindi, probabilmente - sostiene l’Anaao - è una delle cause che induce un medico ospedaliero piemontese al giorno a dimettersi dall’ospedale, per cercare differenti opportunità di lavoro”.
“Questi risultati sono estremamente eloquenti - conclude l’Anaao Assomed -, offrono l’opportunità di migliorare l’efficienza degli ospedali, la soddisfazione dei lavoratori e quindi impongono una revisione della rete informatica, che deve obbligatoriamente coinvolgere i medici ed i sanitari che quotidianamente utilizzano i software”.