13 settembre -
“L'intelligenza artificiale non è il futuro, è il presente. L'epidemiologia e la prevenzione sono aree che vivono sui dati, tantissimi. Questo è un settore dove l'intelligenza artificiale può dare il massimo apporto e l'invito che abbiamo fatto qui a Bari è di raccogliere questa sfida e iniziare a sperimentare nuovi sistemi di intelligenza artificiale” ha annunciato
Giuseppe Recchia, Vice Presidente di Fondazione Smith Kline a margine del Forum Mediterraneo in sanità.
La Fondazione Smith Kline all'interno del forum di Bari ha promosso una tavola rotonda dal titolo “Per un sistema stabile di epidemiologia dei servizi nei dipartimenti di prevenzione:
Il Rapporto Prevenzione 2017 – 2019 dell’ Osservatorio Italiano sulla Prevenzione (OIP):” con il patrocinio di Sltl e Regione Puglia. Hanno partecipato all’evento il Dott. Giovanni Gorgoni, direttore di AReS Puglia, il Dott. Ruscitti, del Dipartimento Promozione della Salute della Regione Puglia, alcuni Direttori Generali delle ASL Pugliesi, tra cui il Dott. Sanguedolce e il Dott.Narracci e alcuni Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione della Regione.
La Fondazione Smith Kline, è un'istituzione fondata in Italia nel 1979 da Smith Kline & French (oggi GSK) e giuridicamente riconosciuta nel 1982 come Ente Morale non-profit. Originariamente impegnata in studi e ricerche sulle dinamiche formative degli operatori sanitari, la Fondazione ha progressivamente indirizzato le proprie attività verso iniziative e tematiche inerenti le politiche socio-sanitarie, con particolare riferimento alle strategie di prevenzione, all'appropriatezza del trattamento delle patologie cronico-degenerative e all’innovazione e alla ricerca in sanità.
“Oggi abbiamo dichiarato l'intenzione di seguire quanto emerso dal simposio: utilizzare un nuovo modello e nuovi dati per valutare l'efficacia e l'efficienza dei servizi di prevenzione” ha spiegato Recchia. Nell’ambito della prevenzione, in particolare, dal novembre del 2010 la Fondazione Smith Kline in collaborazione con la Società Italiana di Igiene (SItI) ha istituito l’“Osservatorio Italiano sulla Prevenzione” (OIP), coordinato dal Prof.
Francesco Calamo Specchia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tramite il quale ha avviato un progetto per la costruzione di strumenti di valutazione qualitativa e di rilevazione quantitativa di tutte le attività di prevenzione svolte nel SSN.
Alla presenza della Dott.ssa
Iannazzo, che ha delineato il ruolo del Ministero della Salute per quanto concerne la prevenzione, i relatori intervenuti hanno illustrato il “Rapporto Prevenzione”, nella sua componente di rilevazione e nella qualificazione di Interventi Preventivi Efficaci, Sostenibili e Trasferibili, e le proposte per una evoluzione del rapporto stesso.
“La giornata di oggi è stata estremamente interessante” ha commentato
Domenico Lagravinese, Direttore Dipartimento Prevenzione di Bari e Responsabile scientifico OIP. “Oggi si è fondata a Bari l'ipotesi di una evoluzione del rapporto sulla prevenzione, passando ad uno step superiore della verifica dei livelli essenziali di prevenzione che possano integrare i lea classici e i livelli essenziali di organizzazione. Oggi abbiamo messo la prima pietra” ha concluso Lagravinese.
“L'importanza del rapporto – ha spiegato
Fausto Francia, Presidente di SItI - è quella di fornire una fotografia delle attività dei dipartimenti d'Italia” . “Siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo facendo:, quando iniziò questo cammino c'era molto scetticismo: dicevano che fosse difficile che una fondazione riuscisse ad ottenere dai dipartimenti le informazioni che spesso nemmeno il ministero ha. Abbiamo invece incontrato grande disponibilità, tutti si rendono conto quanto sia un riferimento di grande valore”.
“Abbiamo lanciato l'ipotesi di studiare più a fondo il rapporto tra comportamenti, opinioni dei cittadini e politiche della prevenzione. Tutta la ricerca ci dice che l'atteggiamento degli individui è fondamentale nella politica della prevenzione” ha spiegato Carla Collicelli del Cnr e nel Board prevenzione Fondazione Smith Kline. “Il fattore culturale è fondamentale e bisogna avere una attenzione importante verso i ceti più svantaggiati non solo economicamente, ma soprattutto culturalmente. Su questi gruppi a rischio bisogna agire in maniera particolare” ha concluso.