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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Farmaci generici. Foresti: "Con decreto Monti calo del 5%. Colpa della non sostituibilità"

immagine 28 maggio - Dopo l'approvazione del decreto liberalizzazioni è infatti cresciuto il ricorso dei medici alla "non sostituibilità". E così la norma che doveva incentivare la diffusione degli equivalenti, in realtà la sta ostacolando. La denuncia del presidente di AssoGenerici.
“Stanno aumentando giorno dopo giorno le ricette mediche con la scritta ‘non sostituibile’ e così la norma che avrebbe dovuto incentivare i farmaci equivalenti e portare risparmi al cittadino nei fatti sta producendo il risultato diametralmente opposto”. A denunciarlo è il presidente di AssoGenerici, Giorgio Foresti, illustrando i dati negativi del mercato registrato dopo l'introduzione del decreto liberalizzazioni, che al comma 9 dell'art. 11 prevede che il farmacista debba sempre sostituire la specialità con l'equivalente a prezzo più basso a meno che non sia espressamente indicata la "non sostituibilità" sulla ricetta. Una norma nata allo scopo di incentivare l'utilizzo dei farmaci generici, come più volte ribadito anche dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, ma che sta invece provocando l'effetto contrario, secondo la denuncia di AssoGenerici.
Prima del decreto liberalizzazioni, spiega infatti l'associazione dei produttori di farmaci equivalenti, l’incremento mensile delle vendite delle confezioni era in media tra il 15 e il 20%, ma dall’entrata in vigore del decreto liberalizzazioni tale crescita ha avuto una frenata del 5% in media, che avrebbe addirittura raggiunto un calo del 13% delle confezioni di generici venduti tra il mese di marzo e il mese di aprile.

“I medici – afferma Foresti - hanno totalmente travisato lo scopo della legge, che era quello di incentivare l’uso del generico permettendo però al medico di suggerire il generico per evitare che i pazienti assumessero ogni volta un farmaco diversificato, pur con lo stesso principio attivo”. Una buona legge, secondo Foresti, quella suggerita dal Governo, che tuttavia “è uscita dalle commissioni parlamentari indebolita, portando i medici ad approfittare della poca chiarezza e ad optare sempre più spesso per la ‘non sostituibilità’. Una situazione che, di fatto, lega le mani anche al farmacista e che ha finito per determinare il risultato inverso a quello per cui la legge era nata, disincentivando, anziché incentivando, la diffusione dei farmaci generici in Italia”.

Ma non è l’unico obiettivo mancato: “Questo, infatti, si traduce anche in un aggravio di costi per il cittadino, costretto all’acquisto di farmaci più costosi e al pagamento della differenza tra il prezzo rimborsato dal Ssn e quello il farmaco di marca scelto dal medico”.

Un rischio su cui AssoGenerici aveva già messo in guardia nel corso dell’iter legislativo del decreto e nei primi mesi della sua applicazione. “Avevamo espresso le nostre perplessità e i nostri timori al ministro della Salute, che tuttavia ci aveva invitato ad aspettare i risultati nella convinzione che la norma avrebbe funzionato. Ma i risultati – ribadisce Foresti - dimostrano che la norma, così come uscita dal Parlamento, è stata un errore, che l’andamento dei generici invece di migliorare è peggiorato e che il cittadino invece di risparmiare oggi si trova a pagare per i farmaci più di quanto pagava prima”.
 
Il decreto liberalizzazione non è inoltre, secondo AssoGenerici, l'unico elemento di preoccupazione. La sanità, non solo la farmaceutica, sarebbe infatti a rischio a causa del "mancato il raccordo dei diversi provvedimenti e una correzione degli errori fatti in precedenza". Una situazione che sta mettendo in difficoltà le Regioni e penalizzante soprattutto per le Regioni impegnate nei piani di rientro, "in particolare quelle che sono riuscite ad adottare modelli efficaci, capaci di coniugare l’equilibrio dei conti e il mantenimento di un elevato livello di assistenza”, secondo il bilancio che Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici con delega alle politiche regionali, trae dagli incontri avuti con le amministrazioni locali nelle ultime settimane.

“Abbiamo avuto modo di riscontrare – ha spiegato Colantuoni - che nelle Regioni che hanno realmente imboccato la strada del rientro, grazie anche e soprattutto alla promozione del ricorso al farmaco equivalente e al biosimilare, ancora si risentono i pesanti effetti dei tagli ai finanziamenti attuati a più riprese dal precedente Governo, che rischiano di vanificare l’opera di risanamento”. Per AssoGenerici, insomma, è in atto una convergenza di fattori che può compromettere quanto di positivo si è ottenuto finora. “Anche misure pur necessarie per dare respiro all’economia italiana, come la certificazione dei debiti delle Asl, può sbilanciare ulteriormente le Regioni vincolate al piano di rientro. “

“E’ evidente – secondo Colantuoni - che è mancato il raccordo dei diversi provvedimenti ed è mancata una correzione degli errori fatti in precedenza, i cosiddetti tagli lineari, e, infine, è evidente che il decreto sulle liberalizzazioni è stato quantomeno ambiguo, se anche il ministro della Salute sente la necessità di ribadire che l’orientamento del Governo è quello di promuovere il ricorso a equivalenti e biosimilari. Accanto alla necessaria spending review – conclude il vicepresidente di AssoGenerici - è ormai evidente che in sanità occorre anche una revisione dei tagli, se non si vuole che il welfare italiano imploda”.
 

 
 
28 maggio 2012
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