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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Giornata mondiale Aids. Nel mondo 38milioni di persone vivono con Hiv e nel 2019 ci sono stati 690mila morti. Con il Covid cure interrotte nel 30% dei casi

immagine 1 dicembre - Tra le ricadute dell’epidemia Covid anche l’interruzione dei trattamenti sanitari per le persone HIV positive, soprattutto bambini e adolescenti. Ormai falliti i target di cura immaginati per il 2020 e l’Oms è pessimista sulla possibilità di sconfiggere la malattia entro il 2030 come si era immaginato fino a qualche anno fa. La situazione in Italia.
“L'epidemia globale di HIV non è finita e potrebbe accelerare durante la pandemia COVID-19, con un impatto devastante su comunità e paesi”.
 
A sottolinearlo oggi, in occasione della Giornata mondiale Aids che ha per tema "Solidarietà globale, responsabilità condivisa", è l’Oms che ricorda i numeri dell’infezione HIV:
- 38.000.000 il numero stimato di persone che vivono con l'HIV nel 2019;
- 1.700.000 le persone sono state recentemente infettate dall'HIV nel 2019;
- 690.000 le persone morte per cause legate all'HIV nel 2019
- e 68 la percentuale degli adulti affetti da HIV che ha ricevuto terapia antiretrovirale (ART) sempre nel 2019.
 
L’Oms sottolinea poi che 1 persona su cinque che vive con l'HIV non ne è a conoscenza e una persona su 3 ha dovuto interrompere il trattamento per l'HIV, soprattutto bambini e adolescenti.
 
Nonostante gli sforzi significativi, i progressi nell'ampliamento dei servizi per l'HIV erano già in stallo prima della pandemia COVID-19. Il rallentamento dei progressi significa – rimarca l’Oms - che il mondo non riuscirà a raggiungere gli obiettivi "90-90-90" per il 2020, che dovevano garantire che: il 90% delle persone che vivono con l'HIV fosse consapevole del proprio stato; il 90% delle persone con diagnosi di HIV ricevesse un trattamento; e il 90% di tutte le persone in trattamento avesse raggiunto la soppressione virale.
 
Mancare questi obiettivi intermedi, sottolinea ancora l'Oms, renderà ancora più difficile raggiungere la fine dell'AIDS entro il 2030.
 
Ora il COVID rende ancora più difficile e pericoloso per gli operatori sanitari in prima linea fornire servizi per l'HIV. La malattia e i movimenti limitati rendono arduo l'accesso ai servizi per le persone che vivono con l'HIV, senza contare la crisi economica causata dal COVID che può rendere i servizi per l'HIV inaccessibili o non ottenibili.
 
E la pandemia può interferire anche con le catene di approvvigionamento e la fornitura di servizi. Ad esempio, a luglio 2020, un terzo delle persone in trattamento per l'HIV ha avuto difficoltà di approvvigionamento dei medicinali e uno studio dell'OMS e dell'UNAIDS ha dimostrato che l'interruzione di sei mesi nell'accesso ai medicinali per l'HIV potrebbe portare a un raddoppio dei decessi correlati all'AIDS nell'Africa subsahariana solo nel 2020.
 
Sulla base di questo scenario drammatico l’Oms richiama tuti i Paesi a prendere in mano la situazione e lavorare insieme per porre fine a COVID-19 e tornare sulla buona strada per porre fine all'HIV entro il 2030.
 
Le azioni chiave indicate dall’Oms, sono:
1. Rinnovare la lotta per porre fine all'HIV
La risposta globale all'AIDS è rallentata: ora è tempo di investire, di innovare i servizi per l'HIV con un'assistenza sanitaria più ampia e la risposta alla pandemia per tornare sulla buona strada per porre fine all'HIV entro il 2030. Mancare gli obiettivi globali per l'HIV per il 2020 non dovrebbe essere una battuta d'arresto ma una rinnovata chiamata a fare meglio.
 
2. Utilizzare servizi innovativi per l'HIV per garantire la continua cura dell'HIV
Ci sono molti nuovi approcci che i paesi stanno adottando per garantire la cura dell'HIV durante la pandemia. L'OMS ha raccomandato prescrizioni di medicinali per l'HIV di più mesi per proteggere la salute delle persone in trattamento per l'HIV e per ridurre il carico sui servizi sanitari sovraccarichi.
 
3. Coinvolgere e proteggere infermieri, ostetriche e operatori sanitari della comunità
Oms esorta i responsabili politici a garantire che gli operatori sanitari in prima linea, gli infermieri, le ostetriche e gli operatori sanitari di comunità siano coinvolti e protetti quando forniscono servizi per l'HIV e il COVID-19.
 
4. Dare la priorità ai vulnerabili: giovani e popolazioni chiave
Oms sottolinea come vada garantito che i bambini, gli adolescenti e i membri delle popolazioni chiave e vulnerabili affette da HIV non siano soggetti a interruzioni dell'assistenza sanitaria durante COVID-19. Le popolazioni chiave includono persone che fanno uso di droghe, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, lavoratrici del sesso, persone transgender e persone nelle carceri che sono sproporzionatamente colpite dall'HIV.
 
1 dicembre 2020
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