Con il 28,6 per cento di donne in età fertile che ricorre alla pillola anticoncezionale, la Sardegna è tra le aree d’Europa dove più si ricorre alla contraccezione. Un valore ben al di sopra della media europea (24%) e quasi doppio rispetto a quello italiano (16,3%).Sono alcuni dei dati emersi nel corso del nel Congresso “L’evoluzione ventennale delle scienze ginecologiche ed ostetriche” che ha riunito a Cagliari più di 600 esperti.
“La più utilizzata – ha commentato il Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica dell’Università di Cagliari - è quella a base di drospirenone, che ha anche il vantaggio di combattere l’irsutismo e l’aumento di peso. Un’attenzione per la contraccezione, quindi, nata forse per motivi estetici che si è tradotta però in maggiore prevenzione. Nella Regione, infatti, abbiamo anche i livelli minimi di aborti, i più bassi del Paese. Nel 2006, il tasso standardizzato è stato di 5,55 casi per 1.000 donne, contro un valore medio nazionale di 9,16. Ma siamo orgogliosi soprattutto del record fra le giovanissime: con soli 3,7 casi per 1.000, la Sardegna risulta tra le Regioni col minor ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza tra le minorenni”. Si tratta insomma di “un modello vincente per la salute femminile - ha aggiunto Melis - che ci auguriamo di riuscire a “esportare” a livello nazionale. Come? Attraverso una maggiore attenzione dei ginecologi al dialogo, soprattutto con le adolescenti. Con una sensibilizzazione delle donne, che miri a sfatare i luoghi comuni, un rafforzamento dei presidi sul territorio e campagne di educazione sessuale fra i teenager”.
Le peculiarità dell’isola sono da tempo studiata dai ginecologi, consapevoli però che “una maternità più consapevole non significa non vi siano margini di miglioramento”, ha proseguito Melis. “È importante quindi continuare l’opera di sensibilizzazione a una sessualità consapevole, soprattutto nei confronti delle adolescenti”.
Proprio questa è la fascia d’età più critica anche per il numero di aborti: “mentre per il resto delle italiane i dati sono in costante riduzione dal 1982 a oggi - ha illustrato l’esperto - nelle giovani il tasso resta stabile. Entro i 20 anni viene consumato anche il 50% di pillole del giorno dopo, un indicatore dell’insuccesso di politiche preventive”. Ancor più grave, dal momento che la farmacologia “negli ultimi 20 anni ha fatto progressi enormi”, ha precisato Vincenzina Bruni, ginecologa dell'Università di Firenze. “In particolare abbiamo la possibilità di utilizzare pillole con formulazioni personalizzate, a basso impatto metabolico, capaci di migliorare anche il benessere fisico e psicologico delle nostre pazienti”.