(Reuters Health) – Stare a contatto con la natura per almeno 2 ore a settimana migliora la salute psico-fisica. A certificare quella che già sapevamo essere una verità è un ampio studio britannico appena pubblicato da Scientific Reports.
Lo studio
Mathew White e colleghi,dello European Centre for Environment and Human Health presso la University of Exeter Medical School, hanno analizzato 19.800 risposte fornite nel biennio 2014-2016 a un’indagine del governo britannico che valutava il “coinvolgimento nell’ambiente naturale” in un campione di residenti in Inghilterra, rappresentativo dell’intera nazione.
Ai partecipanti sono state poste domande sul loro rapporto con la natura (visite a parchi, aree naturali, spiagge, terreni coltivati, colline e fiumi). Inoltre, i partecipanti hanno risposto a quesiti sulla salute e il benessere generale come: “Com’è la sua salute generale?” e “Nel complesso, quanto è soddisfatto della vita attuale?”.
Il team di White ha scoperto che le persone che avevano passato due ore nella natura la settimana precedente la rilevazione presentavano il 23% delle probabilità in più di segnalare un grande benessere e il 59% di probabilità in più di riferire di essere in buona salute, rispetto a quelle che non avevano avuto contatti con la natura.
L’effetto positivo aumentava con l’aumentare del tempo trascorso all’aria aperta, raggiungendo il picco con tre ore a settimana per la salute e cinque ore a settimana per la sensazione di benessere. I ricercatori hanno considerato anche fattori come sesso, età, problemi di salute o disabilità, fattori socioeconomici e livelli di inquinamento dell’aria, ma l’effetto si è mantenuto in tutti i tipi di persone.
“Tanti gruppi sociali diversi, tra cui anziani e giovani, persone di sesso maschile e femminile, ricchi e poveri”, hanno spiegato i ricercatori. “Per noi, l’aspetto più importante è stato constatare la presenza dello stesso pattern anche in persone con malattie di lungo corso o disabilità. Tutti traggono beneficio dal contatto con la natura”.
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“Queste evidenze devono avere implicazioni per i nostri spazi verdi e per come progettiamo paesi e città, alberature stradali e giardini”, ha osservato
Richard Fuller del Centre for Biodiversity and Conservation Science della University of Queensland di Brisbane, Australia, non coinvolto nello studio.
Fonte: Scientific Reports
Carolyn Crist
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)