Il conto alla rovescia è finito. Oggi, 31 maggio si inaugura a Chicago il più grande evento del mondo nel campo dell’oncologia, il congresso degli oncologi americani, l’ASCO (
American Society of Clinical Oncology). Saranno
quasi 40 mila gli specialisti in questa disciplina ad invadere da tutto il mondo questa città bella e ventosa, che è anche la capitale del
blues. Una babele di lingue, di culture, di ricerche tutte mirate a trovare soluzioni per sconfiggere il nemico di sempre, il cancro. Un nemico che paradossalmente è sempre più complesso da comprendere, da racchiudere in uno schema mentale, perché la sua natura è sempre più ‘invisibile agli occhi’, sempre meno caratterizzata dall’organo nel quale si sviluppa e dalle cellule che lo compongono. Il
profiling del cancro si gioca ormai infatti tutto a livello genetico e molecolare. E il cancro appare inoltre sempre più un ‘animale sociale’; impossibile dunque ignorare, anche a livello di terapie, il suo ‘ambiente’, le sue interazioni con le cellule dell’immunità o con le piastrine, ma anche con l’onnipresente microbioma, in grado addirittura di influenzare la risposta all’immunoterapia.
Ci sono poi le immancabili
questioni economiche perché è innegabile che l’innovazione abbia un costo, che va riconosciuto a chi ha investito (senza garanzia di successo a priori) quantità ingenti di soldi e di risorse umane nella ricerca. Un diritto innegabile, quello delle aziende del farmaco all’aspettativa di un corrispettivo economico adeguato a fronte di un tale schieramento di forze. Diritto però che deve farsi spazio all’interno di un budget sanitario non certo illimitato e da amministrare con saggezza per poter garantire le migliori cure possibili e a tutti. Il fondo per i farmaci oncologici innovativi, che ha fino ad oggi garantito ai pazienti italiani la possibilità di essere trattati con farmaci di ultima generazione, grazie ai 500 milioni di copertura annuale stanziati a partire dal 2016, è in scadenza alla fine di quest’anno e gli oncologi italiani chiedono a gran voce che venga rinnovato.
La ricerca ha messo nelle mani dei clinici armi davvero potenti, che da sole però non bastano a sconfiggere il cancro. La guerra si combatte oggi a colpi di
strategie complesse e articolate, fatte di trattamenti da temporizzare in maniera precisa, da sequenziare con attenzione, in modo da rendere più efficace il ‘jolly’ da somministrare per ultimo e da scoprire sempre più le carte del cancro, così da consentire alle sentinelle del sistema immunitario di individuarlo e attaccarlo.
Ma tutti questi discorsi appartengono alla ricerca, ai numeri, agli esperimenti di laboratorio, ai trial clinici, alle statistiche,alle istanze regolatorie, agli economisti. Poco invece tengono conto del
convitato di pietra, dell’uomo, con le sue debolezze e le sue speranze, sia che indossi il suo
burnout sotto un camice bianco, sia che si tratti di un paziente che offre speranzoso il suo corpo, profanato dal tumore, alle cure del suo medico.
E a ricordarci invece con forza la centralità dell’uomo è
Monica Bertagnolli, la presidente dell’ASCO (nella foto), che ha scelto come tema conduttore dell’edizione 2019 del congresso ASCO ‘Caring for every pazient, learning from every patient’ (prendersi cura di ogni paziente e imparare da ogni paziente).
“Un tema ispirato dai tanti pazienti con i quali ho avuto l’onore di lavorare nel corso degli anni – ricorda la Bertagnolli - Non so dire quante volte, trovandomi in ambulatorio con uno di loro mi sono sentita dire: ‘
spero davvero che qualcosa di questo mio percorso, di questa mia esperienza con il cancro possa servire ad aiutare qualcuno’. E’ per questo che ho voluto dedicare il tema del congresso di quest’anno a tutti i pazienti che mi hanno rivolto queste parole nel corso degli anni”.
Maria Rita Montebelli