Le ustioni di terzo grado, tra le più profonde, interessano non solo le zone più superficiali dell’epidermide e del derma, ma possono arrivare anche ai tessuti sottocutanei e muscolari. Oltre ad essere particolarmente difficili da trattare perché possono portare a complicanze e infezioni, queste lasciano delle terribili cicatrici fortemente inestetiche, che rimangono sul paziente a memoria dell’ustione. Talvolta provocando delle ripercussioni psicologiche durature, che superano in termini temporali quelle del trauma stesso.
Ma cosa succederebbe se si potesse prevenire la formazione di questi segni indelebili? Questo è proprio quello che hanno fatto i ricercatori della Johns Hopkins University, sviluppando un gel capace non solo di aiutare le ferite da ustione a guarire, ma anche di promuovere la generazione di tessuti non cicatriziali.
Lo studio è stato pubblicato su Pnas e promette di essere un metodo di cura rivoluzionario, che entro pochi anni potrà essere utilizzato sui grandi ustionati. Nonostante non sia mai stato usato su pazienti umani, il gel ha infatti mostrato buoni risultati sui topi, promuovendo in queste cavie la rigenerazione di vasi sanguigni e pelle, portando alla produzione di tessuti sani e addirittura di follicoli piliferi e ghiandole capaci di secernere gli olii naturali della pelle.
Il materiale gelatinoso è composto prevalentemente di una soluzione di acqua e un polisaccaride (una catena di molecole chiamata
destrano) e per questo la sua produzione è semplice e poco costosa. “Non contiene farmaci che gli permettono di funzionare e per questo potrebbe essere disponibile a breve termine, se ci fosse l’approvazione delle istituzioni”, ha spiegato
Sharon Gerecht, ricercatrice in ingegneria chimica e biomolecolare che ha coordinato lo studio. “In più sembra funzionare già meglio degli altri ritrovati in commercio, se riuscissimo ad ottenere un trial sugli esseri umani e questo dimostrasse la totale sicurezza potremmo distribuirlo nel giro di qualche anno”.
Appena applicato l’idrogel comincia a lavorare alla riparazione dei tessuti.Dopo 21 giorni è completamente assorbito dall’organismo, ma la pelle continua il suo processo di rigenerazone, fino al recupero di un aspetto sano. Ma in realtà gli scienziati ammettono di non sapere esattamente cosa succeda nei tessuti stessi. “Potrebbe essere la stessa struttura del gel a guidare il processo”, ha ipotizzato Gerecht. Oppure, dicono i ricercatori, potrebbe arrivare in qualche modo ad agire sulle cellule staminali del midollo, attivandole nella produzione di pelle e vasi sanguigni.
Quel che è sicuro è che questo processo avviene in fretta. “Le cellule infiammatorie sono capaci di penetrare nel gel e degradarlo molto velocemente, dando modo ai casi sanguigni di rimpiazzarlo, dando supporto al processo di riparazione e di generazione di nuovi tessuti”, ha continuato ancora Gerecht. “Più velocemente si ha questo meccanismo, minori sono le possibilità che rimanga la cicatrice.
Un risultato straordinario, che è frutto di anni di duro lavoro.E che potrebbe avere molteplici applicazioni. “Abbiamo cercato di indurre la nascita e la crescita di vasi sanguigni non solo per la cura di ferite da ustione”, ha spiegato
Guoming Sun, ricercatrice che ha lavorato maggiormente allo studio. “I test che abbiamo effettuato finora dimostrano solo un potenziale da esplorare: l’angiogenesi che il gel produce potrebbe essere usata anche per trattare le malattie ischemiche, che riducono proprio la capacità di far circolare il sangue”.
Laura Berardi