Una diagnosi accurata e precoce e trattamenti farmacologici sempre più vicini alle esigenze dei pazienti. Sono queste le armi per contrastare l’artrite psoriasica, una patologia infiammatoria cronica che può avere un impatto significativo sulla qualità di vita di una persona. Dolore, tumefazione e rigidità̀ a carico delle articolazioni, infiammazione di legamenti e tendini rendono infatti difficile l’utilizzo delle mani e anche camminare, stare seduti o in piedi per lunghi periodi di tempo. Insomma, una vita tutta in salita per i circa 250mila pazienti colpiti in Italia, la cui malattia se non trattata, può essere appunto invalidante e causare danni articolari irreversibili.
Per capire quindi quali sono le strategie atte a migliorare la gestione della patologia, approfondire la conoscenza delle nuove opzioni terapeutiche disponibili per la malattia psoriasica e individuare il loro posizionamento nell’attuale algoritmo terapeutico, reumatologi, dermatologi e rappresentanti delle Associazioni dei pazienti (Adipso, Anmar, Apmar) e l’Accademia dei pazienti Onlus si sono confrontati nel corso dell’evento
“Light On Psoriatic Arthritis” organizzato da Celgene nei giorni scorsi a Roma.
Un’occasione di confronto realizzata proprio per “mettere in luce” una malattia complessa la cui sintomatologia può dare origine a quadri clinici multiformi e di difficile interpretazione, che richiedono un approccio multidisciplinare che coinvolge in primis reumatologo e dermatologo, ma anche altri specialisti. Una patologia che soprattutto richiede la partecipazione attiva del paziente.
L’identikit dell’artrite psoriasica. Tra le varie forme di artrite, la psoriasica è una delle più complesse. In Italia colpisce circa 250 mila persone, in egual misura uomini e donne, maggiormente nella fascia d’età tra i 20 e i 40 anni. Si tratta di una patologia complessa anche per la sostanziale imprevedibilità delle manifestazioni cliniche, che concorrono a generare incertezza nel vissuto del paziente, con il risultato che spesso la diagnosi arriva anche dopo alcuni anni dall’esordio dei primi sintomi. Questa patologia colpisce le articolazioni che, nella fase acuta, si presentano infiammate (calde, rosse, gonfie, dolenti e con limitata funzionalità). A differenza di quanto comunemente si crede, la patologia ha, però, un impatto non solo articolare dato che si manifesta anche con lesioni cutanee psoriasiche (o familiarità per psoriasi), entesite (infiammazione dei siti di inserzione di tendini o legamenti nelle ossa) e dattilite (infiammazione delle dita di mani e piedi, comunemente nota come “dito a salsicciotto”), con conseguente dolore e disabilità significativi. Inoltre, la malattia psoriasica si caratterizza per essere una patologia infiammatoria cronica con dirette conseguenze sulla dimensione psico-fisica e sociale del paziente e, dunque, con un forte impatto sulla qualità di vita. Inoltre per quanto riguarda le comorbidità più di quattro pazienti su dieci sono affetti anche da psoriasi.
Soprattutto, al momento non esistono parametri di laboratorio specifici per la diagnosi dell’artrite psoriasica, che viene effettuata sulla base della sintomatologia e dell’anamnesi medica del paziente ed escludendo altre patologie. Insomma, una patologia articolata caratterizzata dalla sostanziale imprevedibilità delle manifestazioni cliniche, che generano incertezza nel vissuto del paziente. Il risultato? Diagnosi tardive proprio a causa dell’esordio ritardato dei primi sintomi, anche dopo alcuni anni.
Recenti indagini internazionali hanno poi evidenziato, sia tra i medici sia tra i pazienti, numerosi motivi di insoddisfazione legati alle attuali opzioni terapeutiche. Ma oggi l’armamentario farmacologico per la malattia psoriasica si sta ampliando, con l’ingresso di molecole caratterizzate da nuovi meccanismi d’azione, diversi bersagli terapeutici e con caratteristiche che sembrano poter soddisfare molti degli “unmet needs” emersi finora.
E proprio, su quest’ultimo fronte, nel mese di febbraio, Aifa ha autorizzato la rimborsabilità di apremilast (Otezla® il nome commerciale) il primo trattamento orale per la cura dell’artrite psoriasica approvato negli ultimi 15 anni.
“Si calcola che un 30-40% dei pazienti con psoriasi possa sviluppare nell’arco della sua vita un’artrite psoriasica – ha spiegato
Mauro Galeazzi, Presidente della società italiana di reumatologia (Sir) – è fondamentale quindi arrivare a una diagnosi il più precocemente possibile perché consente di intervenire con i nuovi farmaci in grado di controllare non solo la psoriasi, ma di controllare molto bene, fino ad ottenere la remissione, anche la componente artritica. Questo però include anche una valutazione dei vari tipi di artrite psoriasica che possono comparire. Se ne conoscono almeno 5 o 6 varianti e non sono tutte uguali. C’è quella spondilitica e la poliarticolare periferica che colpisce le articolazioni in modo simmetrico e sembra quasi un’artrite reumatoide. Ci sono anche delle forme che fino ad oggi erano poco conosciute, ma molto invalidanti che colpiscono le entesi e sono riconducibili alle forme psoriasiche”.
Riconoscere questi tipi di artrite il più presto possibile è perciò fondamentale per partire con la terapia più accurata perché, ha aggiunto Galeazzi “non tutte le artriti nelle varie forme rispondono egualmente agli stessi farmaci”. “Oggi – prosegue – abbiamo a disposizione una gamma di terapie, dai biologici alle nuove molecole, le cosiddette small molecules, con effetti e meccanismi d’azione innovativi. Grazie a queste nuove terapie riusciamo a coprire tutta la gamma dei pazienti affetti da artrite psoriasica nelle varie forme. Siamo così in grado di operare una selezione delle terapie fin dall’inizio con la certezza che quello che stiamo facendo è la cura più appropriata per quel determinato paziente”.
Per i reumatologi quindi poter avere nuovi farmaci vuol dire poter allargare il proprio armamentario terapeutico, perché più farmaci ci sono più è possibile combattere contro questa malattia.
“Abbiamo ora a disposizione un nuovo farmaco apremilast un inibitore della fosfodiesterasi4 – ha affermato
Ignazio Olivieri, Past President Sir – è un farmaco che funziona bene sulla psoriasi, ma anche sulle manifestazioni reumatologiche della malattia psoriasica che sono l’artrite periferica, l’entesite e la dattilite. I vantaggi di questa nuova molecola sono l’efficacia sulla psoriasi e sulle manifestazioni muscolo-scheletriche della malattia psoriasica e un buon profilo di tolleranza con pochi effetti collaterali. Un altro vantaggio è anche la somministrazione orale. I farmaci biologici anti -TNF ma anche l’interleuchina-17 vengono dispensati per via sistemica, per via sottocutanea oppure per infusione endovenosa. Ritengo quindi che questa terapia sia una grande opportunità per noi reumatologi ed anche un vantaggio per i pazienti che chiedono prima di tutto efficacia del trattamento e tollerabilità. Inoltre, può essere somministrato a pazienti che hanno avuto infezioni, con tubercolosi o che l’hanno avuta in passato, a chi ha una storia di neoplasie. Insomma una grande opportunità per medici e pazienti”.