(Reuters Health) - Le persone che soffrono di attacchi ischemici transitori (TIA – Transient Ischemic Attack) o di ictus minori sono a rischio di eventi cardiovascolari più gravi nelle ore successive, ma spesso non riconoscono i sintomi e non si rivolgono al medico. A dimostrarlo è stato uno studio inglese pubblicato sul
British Journal of Surgery.
Generalmente, dopo un episodio di TIA o di ictus minore, si raccomanda al paziente di eseguire un’endoarteriectomia carotidea entro le 48 ore successive. Le persone, però, spesso non riconoscono i primi sintomi di questi eventi, come i problemi alla vista. “Riconoscere presto i segni di un attacco, anche minore, e intervenire tempestivamente è fondamentale per ridurre disabilità e mortalità anche del 20% nelle successive due settimane”, ha sottolineato il principale autore della ricerca,
Ashok Handa del John Radcliffe Hospital e della Oxford University. E proprio per avvisare le persone del rischio di sottovalutare i sintomi precoci dell’ictus, il Regno Unito ha lanciato una campagna con l’acronimo FAST, che sintetizza i più comuni segni dell’ictus: intorpidimento del viso (Face drooping), debolezza a livello delle braccia (Arm weakness), difficoltà nel parlare (Speech slurring) e Time, nel senso di accelerare i tempi.
Lo studio
Handa e colleghi hanno preso in considerazione 150 pazienti che si sono rivolti all’ospedale nel 2014 per un episodio di TIA o di ictus minore. Nei giorni precedenti, il 99% dei pazienti ha avuto sintomi che potevano far supporre la presenza di problemi a livello del flusso sanguigno cerebrale. Nei cinque giorni precedenti, il 25% dei partecipanti allo studio ha avuto sintomi che non ha però riconosciuto e solo con il perdurare di questi segni si è rivolto al medico. Il più comune sintomo, rilevato dal 39% dei pazienti, è stata la difficoltà nel parlare. Ma il 30% dei pazienti ha avvertito una riduzione o una perdita della vista, che i molti casi rappresentavano l’unico segno.
Tra i pazienti che hanno avvertito i sintomi, il 18% si è precipitato in ospedale, il 17% ha chiamato l’ambulanza, il 55% ha sentito il medico curante e il 10% ha chiamato, invece, un oculista. Complessivamente, più del 60% dei pazienti non si è rivolto subito all’ospedale, limitandosi ad avvertire un familiare o aspettando il giorno successivo prima di intervenire. Secondo Stephan Dombrowski, psicologo clinico all’Università di Stirling, in Scozia, i sintomi dell’ictus non sono sempre così intensi e non sempre si avvertono tutti insieme. “Anche un solo sintomo, però, può indicare un possibile ictus in atto”, ha spiegato l’esperto.
Fonte: British Journal of Surgery
Madeleine Kennedy
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)