toggle menu
QS Edizioni - venerdì 29 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Parkinson e carenza di vitamina D: una nuova conferma 

immagine 16 marzo - In quasi il 70 per cento dei pazienti che mostrano i primi sintomi della malattia è presente una carenza di vitamina D. Ma i livelli poi si stabilizzano, anche quando la patologia progredisce.
L’ipotesi è vecchia di anni, ma non ha mai trovato conferma definitiva: che ci possa essere una qualche correlazioni tra carenza di vitamina D e insorgenza della malattia di Parkinson.
Ora, uno studio pubblicato sugli Archives of Neurology, aggiunge un nuovo tassello. Una perdita di vitamina D è comune nella fase precoce di insorgenza del Parkinson, ma i livelli poi si stabilizzano, anche se la patologia progredisce.
“L’insufficienza di vitamina D è stata associata a numerosi disordini clinici e malattie croniche: perdita di equilibrio, diminuzione della forza muscolare, disfunzioni dell’umore e cognitive, patologie autoimmuni come sclerosi multipla e diabete (di tipo 1 e 2) e ad alcune forme di cancro”, hanno spiegato gli autori nell’introduzione allo studio. “L’insufficienza di vitamina D, inoltre, è stata riscontrata più frequentemente nelle persone con malattia di Parkinson rispetto ai soggetti sani, ma non è chiaro se avere una malattia cronica che riduce la mobilità contribuisce a questo aumento della prevalenza.
I ricercatori dell’Emory University School of Medicine e dell’Atlanta Veterans Affairs Medical Center hanno analizzato i livelli di vitamina in 157 persone con i primi sintomi di Parkinson riscontrando nel 69,4 per cento di essi una carenza di vitamina D. Al termine dello studio questa percentuale era scesa al 51,6 per cento. “Contrariamente alle nostre aspettative che i livelli di vitamina D sarebbero scesi come conseguenza dell’inattività conseguente alla patologia (e quindi di una ridotta esposizione al sole), la quantità di vitamina D è aumentata”.
Come interpretare quindi i risultati? Per il team non è semplice. Di certo però “i dati sono compatibili con l’ipotesi che un’insufficenza di lungo termine è presente prima della manifestazione clinica del Parkinson e che essa possa giocare un ruolo nella patogenesi della malattia”, hanno concluso. 
16 marzo 2011
© QS Edizioni - Riproduzione riservata