“Auspichiamo che il Tar tenga in considerazione i tanti elementi presentati, ma riteniamo le nostre argomentazioni chiare e forti e siamo sereni perché non abbiamo fatto nulla se non rispettare le leggi a garanzia della sicurezza dei pazienti”. Parla da Chicago
Federico Pantellini, medical team leader oncology di Roche Italia, che a margine del 50° congresso dell’Asco (American Society od Clinical Oncology) torna a respingere le accuse di pratiche anti-concorrenziali denunciate dall’Antitrust italiano nei confronti della Roche e della Novartis per l’utilizzo dei farmaci Avastin e Lucentis.
Interrogato dai giornalisti, Pantellini ha poi definito “irreale” la cifra di 1,2 miliardi di euro di risarcimento per danno avanzata dal ministero sul caso: “Vorremmo sapere come è stata calcolata”, ha dichiarato Pantellini, riferendo, tra l’altro, come la Roche abbia sì ricevuto la comunicazione ufficiale del ministero della Salute su una possibile azione legale per risarcimento danni, ma come tale comunicazione non contenga in realtà alcuna cifra.
Pantellini ha comunque espresso da parte della Roche “disponibilità al dialogo con il ministero”; ma ha anche voluto sottolineare che l’azienda “va avanti con il ricorso al Tar e aspetta il giudizio definitivo. Al momento si è tenuta solo la prima udienza e non c'e' una sentenza, neanche di primo grado, che abbia attribuito alle aziende la responsabilità del presunto danno, o che tantomeno lo abbia quantificato". Pantellini ha quindi voluto ribadire che Avastin e Lucentis “sono due farmaci diversi” ed Avastin “non è adeguato per l'uso intraoculare, che è invece l'indicazione di Lucentis”. Roche “non intende promuovere né contrastare” l'uso oftalmologico 'off label' di Avastin, che, “se verrà prescritto e somministrato, sarà fatto per una decisione delle strutture o dei medici, che devono avere le competenze per farlo, nel rispetto dei criteri fissati dal Css e con il monitoraggio dell'Aifa, e se ne assumono la responsabilità”.
Roche ribadisce ancora una volta che le due molecole non sono affatto 'intercambiabili', essendo dei prodotti completamenti diversi nella struttura e nella destinazione d'uso. Lucentis è un piccolo frammento di anticorpo, sviluppato in Eschericha coli e tre volte più piccolo di Avastin; ha un'emivita brevissima, per cui in un paio d'ore viene eliminato e per questo non dà effetti collaterali a livello sistemico; Avastin invece, passando in circolo può dare effetti sistemici indesiderati a livello vascolare (ictus, infarti, emorrgie gastro-intestinali, ecc.), oltre al rischio di endoftalmite, inerente alla manipolazione e alla ricostituzione del prodotto. Nell' uso oftalimico insomma, Avastin diventa una preparazione galenica magistrale a base di bevacizumab, come ricordato anche nel parere del CSS. "Teniamo molto all'Avastin - sottolinea Pantellini - un farmaco nato per l'oncologia, studiato su oltre 50 tipi di tumori, in più di 500 sperimentazioni cliniche (anche all'Asco di quest'anno il bevacizumab è al centro di oltre 130 presentazioni); non vorremmo mai che il suo 'buon nome' venisse in qualche modo rovinato da un uso, per il quale non era stato progettato".
A fare eco alle parole di Pantellini è stato, sempre dal Congresso Asco,
Daniel O'Day, Chief Operating Officer (Coo) Pharma di Roche: “Le accuse non hanno alcun fondamento”; ha detto esprimendo sorpresa per il caso scoppiato in Italia, dove “il nostro gruppo è stato all'avanguardia nell'adottare innovativi meccanismi di rimborso, per garantire l'accesso dei pazienti ai farmaci e al tempo stesso un uso efficiente delle risorse del sistema sanitario”.
M. R. M.