All’interno delle nostre cellule il Dna è organizzato in una struttura densa chiamata cromatina, costruita in modo che l’unità biologica sia in grado di replicarsi, di riparare eventuali danni durante la divisione cellulare e di tenere sotto controllo quali geni vengano espressi. Ma la cromatina ha anche a che fare in maniera profonda con le mutazioni genetiche che occorrono nel genoma all’interno delle cellule tumorali. A dirlo uno studio del Center for Genomic Regulation (CRG) di Barcellona, pubblicato su
Nature.
Il cancro è considerato una malattia genetica, poiché la sua causa principale sono varie mutazioni che avvengono durante la divisione cellulare, nel momento in cui il genoma viene duplicato. Molte teorie sono state proposte su come caratteristiche genetiche ed epigenetiche possano influenzare la velocità alla quale molte di queste alterazioni si verificano all’interno del Dna. Ma secondo i ricercatori che hanno condotto questo studio, la caratteristica più importante è proprio l’organizzazione della cromatina.
Per dirlo gli scienziati hanno studiato campioni di diversi tessuti con diversi tipi di mutazioni, in casi come quello di pazienti affetti da leucemia, melanoma, carcinoma polmonare a piccole cellule, cancro alla prostata: nello specifico hanno ottenuto tutti i dati a partire da database messi a disposizione della ricerca, in modo – hanno spiegato – da evitare qualsiasi tipo di pregiudizio o di parzialità.
A riprova di questo risultato, lo studio riporta forti correlazioni tra i tassi di mutazione e l’organizzazione della cromatina in ognuno dei diversi tessuti. “In particolare, facendo un esempio, dalla lettura dei megadatabase emerge che i livelli di un certo tipo di istone modificato collegato all’eterocromatina (H3K9me3) possono rendere conto di più del 40% della variazione di velocità di accumulo di alterazioni”, ha commentato
Ben Lehner, primo autore dello studio. “E se questo si collega con altre caratteristiche della cromatina si può arrivare a una percentuale del 55%”.