Dopo
Calabria,
Puglia e
Sicilia si calcola il benchmark di spesa negli anni dal 1990 al 2013 e lo si confronta con i dati di spesa sanitaria corrente del Trentino Alto Adige. È una Regione che da sempre, sin dal 1990, assorbe per il suo Ssr risorse significativamente superiori al benchmark.
In media, tra il 1990 e il 2013, la sovraspesa pro-capite ammonta a circa 602 Euro all’anno, lungo un trend che va dai +29 Euro del 1990 ai +864 Euro del 2013.
In termini percentuali, la sovraspesa risulta pari in media al 25% tra il 1990 e il 2013, e al 27,5% se si considera il periodo più recente che va dal 2007 al 2013.
Il TAA assorbe in più, rispetto al benchmark delle sei Regioni "migliori", circa 1,3 p.p. di Pil all’anno tra il 1990 e il 2013. Numero che non si modifica sostanzialmente se calcolato sull’intervallo più recente 2007-2013.
In Euro assoluti, il gap di efficienza implica una sovraspesa media di circa 317 milioni di Euro all’anno tra il 1990 e il 2013. Questo dato medio sintetizza un trend di sovraspesa crescente nel tempo e che nel 2013 ammonta a quasi 515 milioni di Euro.
Se invece del benchmark delle sei Regioni "migliori" si prende a riferimento la media Italia, la sovraspesa media del TAA è di circa 260 milioni di Euro all’anno tra il 1990 e il 2013. Questo dato medio sintetizza un trend di sovraspesa crescente nel tempo e che nel 2013 ammonta a quasi 410 milioni di Euro.
Cumulate su tutto l’orizzonte 1990-2013, le sovraspese annuali forniscono, nel 2013, la significativa somma di circa 9 miliardi di Euro. Tanto è il di più che il Ssr del Trentino Alto Adige ha assorbito, in oltre vent’anni, rispetto allo standard fissato sulle sei Regioni "migliori".
Siamo di fronte a una Regione ad alto reddito pro-capite e anche ad alta qualità delle prestazioni sanitarie (e non solo sanitarie), ma che spende molte più risorse di quanto giustificabile in base al benchmark. Non stupisce poi tanto l’alta qualità, se si considera la cumulata delle risorse aggiuntive rispetto al benchmark che il Ssr ha potuto utilizzare nel corso degli ultimi venti e più anni.
Non si tratta di un gap di efficienza sorto da poco, o riferibile a questa o a quella stagione di governance, ma di una caratteristica perdurante, che è stata poco scalfita anche nella fase di riaggiustamento di finanza pubblica per l’ingresso nell’area Euro. Può forse apparire eccessivo usare il termine di inefficienza, visto il livello qualitativo delle prestazioni; ma in senso tecnico di questo si tratta, di maggiori spese rispetto a quanto fanno registrare le Regioni che fanno bene su entrambi i fronti del controllo della spesa e della qualità.
La qualità dell’output va mantenuta, ma al TAA si può chiedere di dare il buon esempio, soprattutto rispetto a quelle Regioni dove sacche di inefficienza si accompagnano a deficit anche sul fronte della qualità. Il TAA dovrebbe convergere verso il benchmark e liberare risorse da rimettere al servizio di obiettivi sanitari e socio-sanitari regionali e nazionali. Se arriva l’esempio da parte delle Amministrazioni migliori (e il TAA è un esempio di governance attenta ai cittadini e al territorio), sarà più facile chiedere e ottenere progressi nelle realtà regionali più problematiche.
Nicola Salerno
Reforming.it