15 novembre -
Gentile Direttore,
il 13 novembre scorso si è celebrata la
Giornata della Gentilezza alla quale dedico una riflessione gentile ai portatori di sofferenza psichica grave e complessa. La Salute Mentale italiana è stata capace di svolte di cui andare fieri, a partire dalla consapevolezza che a un problema complesso quale la malattia mentale è, non si possono fornire risposte semplificate e monoprofessionali (medico-infermieristiche ospedaliere), bensì composite, interdisciplinari, multiprofessionali, interistituzionali.
Ebbene, con questo bagaglio ricco e rassicurante, assistiamo a una caduta mortificante delle risposte da garantire specie ai problemi più complessi. La cronaca ci parla quotidianamente del fallimento, in termini preventivi, degli interventi di Salute Mentale e a questa discesa occorre porre un argine. Non è ricostruendo i manicomi che si può farlo, piuttosto riattivando muscoli in disuso della Salute Mentale degna di questo nome.
La chiusura degli OPG e la posizione di garanzia attribuita alla psichiatria ha determinato una fuga dalla responsabilità che non va tollerata e sostenuta. Ormai si teorizza che niente sia prevedibile e dunque prevenibile in materia di passaggio all’atto del malato di mente, quando quasi tutto può esserlo, se si dà importanza a questa parte, diventata accessoria, del lavoro di Salute Mentale.
Lo sostengo dopo avere diretto per quattordici anni prima uno, quindi due Servizi di Salute Mentale e azzerando gli arresti e gli internamenti dei malati facenti capo a quella anagrafe di assistiti. Lo affermo dopo avere fondato Le Querce, la Struttura Residenziale Psichiatrica fiorentina che è servita da modello per la chiusura dei “manicomi criminali”. Fu una scelta che ritenni non rinviabile, avendo operato per dieci anni in OPG, definito, non a caso e non impropriamente, dal Presidente della Repubblica, “un orrore indegno di un Paese appena civile”, e per trenta anni nelle carceri comuni, dove la sofferenza psichica estrema si ammassa trascurata e mal tollerata.
Serve dare gambe agli strumenti della coazione gentile (quella interdisciplinare, progettuale, umana, necessaria), quella di cui parla la European Psychiatric Association come di gentle coertion, e di declinarli al meglio: alludo a un uso davvero terapeutico di ASO e TSO; della Amministrazione di sostegno; delle REMS.
Non escludo, anzi mi meraviglio che i DSM, diventati responsabili della gestione socio-sanitaria dei problemi del malato di mente autore di reato, non richiedano a gran voce l’aumento di posti nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura e nelle REMS, ad evitare che i ricoveri necessari non siano effettuati, né abbiano la opportuna durata; ad evitare che, come denunciato dal Ministro della Giustizia, intervenuta al recente Forum nazionale della Salute Mentale, poco meno di cento soggetti prosciolti, in quanto malati, stiano in carcere anziché nelle REMS.
Alcune recenti perizie mi hanno permesso di vedere da vicino quanto male produca la noncuranza su questo fronte. Le persone coinvolte erano due giovani donne, una lombardo-inglese e una toscana. La prima finita in carcere dopo decenni di disattenzione dei servizi, l’altra è morta suicida per errori evidenti quanto negati. Simili cose non devono accadere, specie non devono accadere con la complicità minimizzante e perversa della Salute Mentale.
Gli USA hanno trascurato la follia e si ritrovano assediati dai loro massmurders homemade. Questo accadrà anche alle nostre latitudini e va ormai accadendo con una frequenza sempre maggiore. Serve parlare di temi solo apparentemente scomodi e sostenere tavoli che se ne occupino, come la cronaca quotidiana e la voce dei cittadini non cessano, inascoltate, di richiedere. Serve parlare di TSO, Amministrazione di sostegno, REMS, Articolazioni della Salute Mentale in carcere, che dovevano nascere e sono rimaste largamente lettera morta.
I tentativi interistituzionali avviati a macchia di leopardo per colmare il vuoto nel settore, necessitano del convinto appoggio di tutti. Se non vi ho convinti, lasciate pure perdere. Il futuro ne dimostrerà ex post il carattere indispensabile. Mai facile Cassandra fu più facile!
Gemma Brandi
Psichiatra psicoanalista
Esperta di Salute Mentale applicata al Diritto