22 settembre -
Gentile Direttore,
troppi tagli alle pensioni e ora anche una «ricetta» Ocse: per favorire l'uscita dalla crisi del nostro Paese, si propone al nostro Governo di rivedere le proprie spese, in particolare anche con tagli e interventi sul sistema delle pensioni e in particolare sugli assegni di reversibilità che incidono intorno al 2,4% del Pil ben sopra alla media Ocse dell’1% .
Quindi ci si deve attendere una nuova scure sulla reversibilità? Le pensioni di reversibilità sono già martoriate dalla riforma Dini e tartassate da una iniqua scure fiscale che agisce sulla aliquota marginale nel cumulo cogli altri redditi del coniuge superstite, procedura criticata anche di recente dalla Corte dei conti; sono ridotte in moltissimi casi ad un pugno di mosche, malgrado i cittadini abbiano versato allo Stato i loro contributi. Faccio presente che le pensioni di reversibilità che hanno natura previdenziale con aspetti in alcuni casi quasi assicurativi e non certamente assistenziali, non sono un regalo come il «Reddito di cittadinanza», ma sono una prestazione pagata con fior di contribuzione (IVS cioè invalidità, vecchiaia e superstiti) durante tutta la vita lavorativa da parte del/della lavoratore/lavoratrice.
Il lavoratore versa o ha versato un bel 32-33% a valore corrente, calcolato sulla sua retribuzione, per la costituzione del trattamento della sua pensione, per la sua tutela in caso di invalidità e per la difesa e protezione dei suoi superstiti soprattutto in certi casi di premorienza (leggi figli minori). E’ dunque una prestazione derivante da una contribuzione obbligatoria con diritto dunque ad una specifica prestazione. Già con la riforma del 1995 è venuto meno il rispetto della tacita pattuizione e sono stati calpestati dei diritti.
Come Feder.S.P.eV da sempre di battiamo per difendere i diritti dei pensionati. L’eccesso di spesa rilevato dall’OCSE è sì reale, ma non dipende dalla manica larga dello Stato quanto dallo scarso funzionamento del mercato del lavoro italiano bloccato dalla burocrazia e dai balzelli.
L’Enpam, l’istituto previdenziale dei medici libero-professionisti che per primo ha riconosciuto la pensione di reversibilità anche ai mariti vedovi, garantisce ai suoi iscritti trattamenti di pensione e una reversibilità al coniuge superstite del 70% e non del 60%, senza alcun taglio come invece fa l’Inps ed ha bilanci attivi, quindi si tratta solo di chiedere allo Stato una migliore, onesta ed efficace gestione delle pensioni. Ci si auspica che il Governo tenga ben presente la natura previdenziale della reversibilità e si ricordi che rappresenta un diritto in base ad una contribuzione specifica da sempre pagata dal lavoratore o dalla lavoratrice con soldi a valore corrente.
Quanto suggerito dall’Ocse andrebbe a distruggere il valore altamente sociale di molti trattamenti di reversibilità in particolare in certi casi di premorienza del de cuius con figli orfani e/o sul coniuge superstite. Inoltre mentre i figli dei normali cittadini “ereditano” l’assegno di reversibilità solo se studiano e fino a 26 anni. I figli dei parlamentari lo hanno anche se non studiano, come mai?
Difendiamo le pensioni di reversibilità dal pericolo che siano trasformate in prestazioni assistenziali e vogliamo una maggiore attenzione al futuro previdenziale dei nostri giovani attraverso un’adeguata revisione dei meccanismi di rivalutazione, attraverso una vera previdenza integrativa e soprattutto attraverso un’adeguata lotta al precariato.
Non possiamo noi pensionati che siamo il vero welfare e sosteniamo figli e nipoti soprattutto in questo periodo difficile proseguire ad essere così tanto tartassati e perdere continuamente potere di acquisto e non vogliamo vedere lesi ulteriormente i diritti di noi pensionati, nessuno deve sentirsi solo e depauperato della propria qualità di vita, soprattutto quando si rimane vedovi.
Per questo abbiamo anche istituito un fondo a favore delle famiglie di tutti quei medici in pensione che durante la pandemia sono tornati al lavoro e hanno perso la vita. Noi i fatti li realizziamo e il Governo deve rispettare i nostri diritti.
Prof. Michele Poerio
Presidente Federspev