22 settembre -
Gentile Direttore,
è avvilente assistere all'assenza di discussione sulla sanità da parte delle forze politiche del futuro Centro sinistra o Ulivo 2 che dir si voglia. Il massimo che ho potuto vedere fino adesso è il lamento sui tagli dei finanziamenti degli ultimi 20 anni, il blocco del turnover che ha ridotto gli organici di parecchie decine di migliaia di unità di tutte le professioni, il depauperamento del territorio, e così via di questo passo.
Nessuno che propone le modifiche necessarie a rilanciare un Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale come descritto dalla legge istitutiva del 1978: la n. 833.
Ma davvero pensate che con maggiori finanziamenti, copertura di tutti gli organici (quali non è dato sapere), e un po' di case della salute o di comunità o chiamatele con loro nome: "ambulatori" si risolveranno i problemi della sanità pubblica del nostro paese? Io ho provato ad elencare alcuni nodi che vanno affrontati se si vuole davvero rilanciare la sanità pubblica ma sembra di parlare a dei sordi oppure, come credo, non si vuole toccare i forti interessi costruiti attorno alla Sanità italiana e che nessuno ha il coraggio di modificare.
Provo a ripetere ciò che si dovrebbe fare; hai visto mai (come si dice a Roma) che possano diventare di attualità:
- il titolo V i cui limiti sono stati evidenziati nella gestione della pandemia e non solo e che occorre rivedere profondamente soprattutto per le possibili future epidemie;
- il rapporto con l'Università che deve consegnare alla sanità la titolarità nella programmazione del numero delle lauree in medicina, delle specializzazioni e delle lauree delle professioni sanitarie, nonché la revisione dei protocolli Regioni-Università troppo spesso sbilanciate a favore delle logiche accademiche con grave danno per la qualità dei servizi sanitari;
- il superamento della convenzione con i medici di medicina generale e il legame con il distretto e le strutture del territorio che va ricostruito (dipendenza) se si vogliono far funzionare le case della salute 7 giorni su sette e aperte 24 ore;
- il rapporto pubblico-privato che deve vedere l'intervento privato integrativo a quello pubblico e sottoposto alla programmazione sanitaria eliminando ogni forma di competizione dettata dalla scusa accattivante di lasciare libero il cittadino di andare dove vuole;
- le modalità con cui si è applicata l'aziendalizzazione in un settore che deve prescindere dalle logiche di mercato e nel quale le logiche aziendali fanno a pugni con la tutela della salute e il benessere della popolazione.
Tralascio il finanziamento e il personale su cui sembra vi sia interesse a potenziare anche se ancora non ho sentito proposte su come sostituire l'IRAP che tutti vogliono abrogare ma che costituisce un fonte primaria del finanziamento della sanità.
Ci sono infine altre due questioni che se non affrontate costituiscono il virus potentissimo che uccide la sanità pubblica da molti anni (i dati sono illuminanti):
- La sanità integrativa
- La libera professione - intra-moenia)
- La sanità integrativa sempre sostitutiva è la più grossa contraddizione presente in un sistema che vuole essere universalistico e gratuito come previsto dalla legge istitutiva del SSN. Lo sviluppo della stessa negli anni è sempre più stato legato alle inefficienze denunciate dalle numerose campagne sulla cd mala sanità. Si ricorre, infatti, alla sanità integrativa/sostitutiva per essere certi di avere la prestazione sanitaria in tempi rapiti e quasi sempre ricorrendo ai privati con cui si sottoscrivono le convenzioni. La diffusione poi per via contrattuale di questa modalità dentro i singoli contratti nazionali di categoria e per ciò con le necessarie differenze, sta ponendo in essere le una tutela della salute che rende sempre più diseguali le persone proprio come accadeva prima della riforma del 78 con le mutue. So bene quante obiezioni si possono fare a quanto sopradetto ma io resto convinto che in un Paese con una sanità pubblica efficiente, universale e gratuita non ci può essere spazio per dirottare risorse verso forme di assicurazione spacciate per integrative ma che nella realtà costituiscono percorsi di cura differenziati tra i cittadini.
- Sulla libera professione intramoenia ho già scritto in un precedente post. Qui voglio ribadire che l'estensione a quasi tutte le prestazioni sanitarie di questa modalità, anche in quelle dove non esiste alcuna possibilità di scegliere il professionista, non ha alcun senso e rappresenta la vera causa dell'allungamento delle liste di attesa nella sanità pubblica. Anche su questo punto so bene quante siano le resistenze corporative a partire dalla maggioranza dei medici, ma una sanità pubblica, universale e gratuita non ha bisogno di questi istituti.
Negli anni proprio durante il ministero di Rosy Bindi si era cercato di intervenire su questo istituto collocandolo fuori dall'orario di servizio e dentro le mura (no nelle cliniche private) e introducendo un legame con i tempi di attesa delle prestazioni pubbliche e un legame con la valutazione del DG delle cd Aziende ma non ha funzionato e quindi occorrerà tornarci per limitarne l'utilizzo a scapito delle prestazioni ordinarie.
Gianni Nigro
Già responsabile nazionale della FP CGIL Sanità e della segreteria generale della FP CGIL di Roma e Lazio