2 luglio -
Gentile Direttore,
la chiara e univoca identificazione degli Ospedali e delle tecnologie destinatari degli interventi previsti dai progetti del Pnrr acquista evidentemente particolare rilevanza. La immeditata gestione delle corrispondenti risorse assegnate alle Regioni ha bisogno di quella identificazione che dovrebbe avvenire in modo tale da accompagnare il processo di qualificazione e razionalizzazione del sistema dell’offerta del SSN (Servizio Sanitario Nazionale) che il Pnrr dovrebbe sostenere. Rispetto a questo cruciale passaggio il Pnrr “azzarda” dei numeri sin troppo precisi che sollevano più di una perplessità.
Il primo numero riguarda il numero di ospedali con DEA (Dipartimenti di Emergenza ed Accettazione) di I e II livello che in base alla
scheda di accompagnamento del Pnrr sono le strutture destinatarie per la digitalizzazione degli ospedali. In questa scheda sarebbero 280 in Italia gli Ospedali Pubblici con DEA di I e II livello.
Ovviamente, ci si aspetterebbe che la fonte di questo dato così
hard fosse definita precisamente in modo da avere la immediata declinazione regionale del dato. Ma la fonte non è identificata e a buon senso la si immagina coincidente con
l’elenco delle strutture della rete dell’emergenza ospedaliera del sito del Ministero della Salute aggiornato al 31 dicembre 2019.
Il disciplinare di questo elenco riporta che “
Il data-set contiene l’elenco dei presidi ospedalieri, attivi al 30 dicembre dell’anno di riferimento, in cui sono presenti servizi relativi all’emergenza ospedaliera (DEA di secondo livello, DEA di primo livello, Pronto soccorso, Pronto soccorso pediatrico). Le informazioni contenute nel data-set sono elaborate in riferimento ai dati che le Regioni trasmettono al Ministero della salute, attraverso i modelli di rilevazione HSP11 “Dati anagrafici delle strutture di ricovero” e HSP11bis “Dati anagrafici degli istituti facenti parte della struttura di ricovero”, ai sensi del decreto del Ministro della salute 5 dicembre 2006. Per le strutture di ricovero articolate su più stabilimenti sono riportate le informazioni relative ai singoli presidi ospedalieri che fanno parte della struttura di ricovero (modello HSP11bis).”
In pratica, ciò vuol dire che per il Ministero della Salute è “accettabile” a livello statistico che un DEA di I o II livello sia articolato su più sedi. Ma non è certo questo lo spirito del
DM 70/2015 che non parla mai di questa possibilità. Del resto è di buon senso pensare che l’evoluzione della rete ospedaliera debba favorire nel tempo l’integrazione strutturale oltre che organizzativa delle molte strutture ospedaliere con un DEA di I e II livello articolato su più presidi o stabilimenti che dir si voglia.
E allora quando il Pnrr conta i DEA di I e II livello conta le strutture o i presidi/stabilimenti (non sono la stessa cosa)? E poi con quali criteri le Regioni classificano una struttura come sede di I o II livello? Per parlare di una rete ospedaliera che conosco bene, vengono definiti dalla Regione Marche nel suo atto di ricognizione (
DGR 1554/2018) come sede di DEA di I livello strutture/stabilimenti privi di alcune delle discipline previste nel DM 70 per tale funzione. In sostanza, il Pnrr assume come buona a priori la classificazione che ogni Regione fa delle strutture/stabilimenti della propria rete ospedaliera. I rischi di tale impostazione sono evidenti: si mantengono così in piedi reti ospedaliere da avviare invece ad una ridefinizione che le qualifichi e le razionalizzi.
Lo stesso rischio di delega “in bianco” alle Regioni per la gestione delle risorse del Pnrr si pone anche per le risorse che il Pnrr mette a disposizione per l’adeguamento antisismico degli ospedali.
Anche qui abbiamo nella scheda tecnica un numero preciso (116) di interventi che si chiede alle Regioni di dettagliare in un programma da sviluppare nel periodo 2022-2026. Ma quegli ospedali sono “correttamente” classificati e fanno parte di una rete coerente con il DM 70 o di quella parte del DM 70 che si ritiene di confermare? E si pone anche per l’adeguamento delle tecnologie sanitarie. Anche qui abbiamo un numero “troppo” preciso: 3,133 unità da acquistare in sostituzione delle tecnologie obsolete o fuori uso con più di cinque anni. Numero di nuovo frutto di autovalutazioni regionali.
Lascia molto perplessi il fatto che in presenza di una evidente difficoltà (e spesso non volontà) delle Regioni di governare davvero le reti ospedaliere e le proprie risorse tecnologiche sia di fatto lasciata dal Ministero della Salute alle singole Regioni la più piena autonomia nell’uso delle risorse del Pnrr. Dei rischi di questa impostazione si avverte già l’eco nelle Regioni.
Mi viene facile fare ancora una volta l’esempio delle Marche dove già si dà per buona nella
comunicazione ai media l’assegnazione grazie al Pnrr di una certa quantità di risorse per l’adeguamento della dotazione tecnologica in assenza di una qualunque forma di programmazione in una logica di Health Technology Assessment. E non sono certo le Marche le uniche ad avere questa carenza.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-On