6 aprile -
Gentile direttore,
ora che sta emergendo sempre più la grave scarsità di personale sanitario nel nostro paese, non sarebbe il momento di stabilizzare celermente tutto il personale precario operante da lungo tempo nel SSN, oltre che di rivedere con urgenza le vecchie norme sulle incompatibilità ed esclusività di rapporto che stanno ormai pesantemente ingessando il sistema, in un tempo in cui vi dovrebbe essere molta flessibilità, in aderenza alle esigenze emergenziali che non ci lasceranno molto presto?
Infatti tale ultima problematica viene posta come ostativa a molte attività, non solo in tempi ordinari “di pace”, ma anche ora in questi tempi emergenziali “di guerra pandemica”.
Non sono pochi i colleghi, che volendo operare anche come vaccinatori aderendo ai bandi nazionali (per accedere ad un lavoro comunque certo non duraturo … almeno si spera …), si sono trovati di fronte alla richiesta, per molti di loro insormontabile, di chiusura della partita iva, che invece prima avevano dovuto aprire necessariamente per accedere ad altri contratti precari, largamente presenti anche nel SSN (va infatti ricordato che, in ogni azienda sanitaria, sono parecchie centinaia i contratti libero professionali di personale necessario, per sanitari che nella totale precarietà, senza alcuna tutela, hanno retto il SSN, di fatto con le stesse mansioni ordinarie del restante personale, in questi decenni di blocco delle assunzioni).
Altri sanitari, invece ordinariamente strutturati, dovrebbero poter essere “reclutati”, se lo desiderano, quali vaccinatori anche al di fuori dell’orario ordinario dovuto alla propria azienda sanitaria, eventualmente anche in altre aziende sanitarie pubbliche o private che eroghino tale attività, superando le vetuste incompatibilità attuali, non più evidentemente compatibili con la realtà del momento.
Credo infatti che, al di là della necessità inderogabile di espletare tutta l’attività richiesta dalle attività quali strutturati in una struttura del SSN, siamo ormai in un tempo in cui la grave carenza di sanitari, dovrebbe imporre un celere ripensamento delle incompatibilità ed esclusività, consentendo di espletare con maggiore libertà attività esterna (anche vs altri enti e non solo vs privati), ovviamente con regolare rendicontazione di cui non può che beneficiare, in ogni senso, anche lo Stato ...
L e norme sulle incompatibilità ed esclusività sono nate in epoca in cui pareva esserci una pletora eccessiva di personale sanitario (e certo vi erano anche alcune furberie inaccettabili, che con i mezzi attuali di valutazione della presenza sul posto di lavoro sarebbero facilmente evitabili) ed in cui purtroppo le previsioni sulla necessità futura di sanitari sono state, come oggi ben dimostrato, largamente errate; infatti i numeri chiusi, limitanti troppo fortemente l’accesso alla formazione e condizionanti la scarsità di sanitari, li stiamo pagando pesantemente con maggior bilancio di vite perse, proprio per l’impossibilità di adeguato controllo della presente pandemia, sia a livello ospedaliero che soprattutto territoriale ove la precocità della presa in carico, se fosse stata possibile massivamente, avrebbe potuto prevenire molti aggravamenti ed evitare tardivi interventi (intuibilmente seguiti spesso da esiti sfavorevoli).
Si auspica che, in aderenza alle necessità del momento ed inevitabilmente di quelle future (visto che per ottenere l’incremento adeguato di personale ci vorranno davvero molti anni), vi possa essere da un lato un celere sblocco delle assunzioni, con adeguato riconoscimento e stabilizzazione della posizione di coloro che, talora anche per oltre un decennio, hanno operato nel SSN, sostenendolo in funzioni essenziali senza poter essere assunti (superando già di fatto concretamente con la loro opera il “concorso” per tale posto e di ciò dovrebbe essere adeguatamente tenuto conto),
dall’altro una revisione delle esclusività ed incompatibilità (ne avrebbe beneficio anche l’Agenzia delle entrate, per la maggior attività rendicontabile e rendicontata, con l’abbattimento di eventuali prestazioni irregolari), riconoscendo che spesso esse limitano le necessarie sinergie e non gli ipotetici conflitti di interesse.
Marco Ceresa
Medico