14 dicembre -
Gentile direttore,
non ho mai scritto per il suo giornale, che seguo sempre con attenzione, tuttavia adesso mi preme intervenire sulla diatriba delle competenze avanzate degli infermieri. Innanzitutto dico, come cittadino e come infermiere, che trovo le polemiche alquanto stucchevoli e soprattutto pretestuose, inoltre non centrano affatto il problema reale.
Credo che il problema vada visto da un punto di vista completamente diverso da come invece lo stanno descrivendo le diatribe e le invettive che hanno trovato spazio anche sulle sue pagine. Per prima cosa mi preme affermare da infermiere ormai anziano che nessun infermiere vuole essere un mini medico, ma desidera fortemente essere un grande infermiere; gli ambiti e le competenze sono diverse e dovrebbero a mio avviso esistere entrambi in un clima di collaborazione tra pari, per il bene stesso del nostro sistema salute.
Detto questo da cosa nasce il problema? Cosa si stanno contendendo le due professioni? Direi che sostanzialmente tutto nasce da un problema culturale e dalla difesa sciocca ed anacronistica di posizioni di potere e/o privilegi.
Il problema fondamentale che genera tutto ciò è sostanzialmente la difficoltà di abbandonare l’ormai arcaica concezione di curare una malattia, per una cultura del prendersi cura delle persone, un cambiamento banale se vogliamo, ma davvero molto ostico da digerire anche e soprattutto per la nostra classe politica.
Lo stato ormai insostenibile in cui versa il nostro sistema salute ne è il più classico degli esempi, le esigenze della popolazione cambiano con il cambiare di essa si fanno spazio problemi diversi, la senilità, le pluripatologie, le disabilità e le fragilità non possono trovare risposte nel curare ma solo nel prendersi cura.
I nostri infermieri schiacciati ed oppressi da organici ridotti all’ osso e pressati da una richiesta sempre crescente di assistenza nonché da salari tra i più bassi d’Europa, non sono ormai più in grado di fornire adeguata assistenza a nessuno e stanno abbandonando la nostra scienza il nursing, poiché ridotti non più a professionisti della salute,ma a meri operai ad una catena di montaggio.
L’odiosa piaga del demansionamento ne sta minando la scienza alle radici a tutto discapito degli utenti che vedono di fatto negato l’accesso al processo di nursing. Questo processo di depauperazione del capitale professionale riguarda tutti, anche i medici ed allora ciò per cui dovremo combattere non sono i nostri piccoli orticelli ma dovremmo combattere per affermare la nostra dignità di professionisti, per riappropriarci del tempo di cura progressivamente e truffaldinamente sottratto ai professionisti per restiuirlo ai nostri pazienti, e questo dovremo farlo insieme!
Ecco credo che il problema non sia se un infermiere debba utilizzare un ecografo o fare emergenza territoriale con procedure protocolli condivisi, ma sia invece se le competenze acquisite ormai da noi infermieri siano utili e fruibili in un ottica di equipe anche dai medici e se le competenze in sinergia delle due professioni siano utili e fruibili per i nostri pazienti. Per fare questo dobbiamo cambiare il paradigma culturale del nostro sistema salute come detto dobbiamo organizzare in modo diverso e più funzionale alle nuove esigenze che avanzano il nostro sistema salute.
Per questo sono vicino ai giovani colleghi di “Infermieri In Cambiamento”
che avvertono l’esigenza di una vera e propria “rivoluzione culturale” da suggerire alla politica, che in questo momento storico non mi pare molto illuminata.
Alla politica chiedo di smettere di correre dietro i problemi mettendo una toppa qui e lì su uno scafo che sta affondando sotto gli occhi di tutti, di rendersi conto che senza il cambiamento di paradigma il sistema salute nazionale è già insostenibile e che per fare questo servono infermieri, medici e tutte le professioni sanitarie ognuna con le sue specificità ma insieme collaborando e costruendo la sanità del futuro, una sanità in grado di dare risposte ad una popolazione che sta già cambiando. Basta inutili toppe, si affronti la questione salute nella sua interezza e si investa in salute e qualità.
Ai medici ed infermieri dico basta diatribe e difese stolte e insieme costruiamo il modello di salute del futuro, insieme riappropriamoci del nostro tempo, del tempo di cura; non ci sono trincee da difendere ma ambiti da condividere perché questa si chiama qualità ed è l’unica cosa che renderà il nostro lavoro ed il nostro sistema salute sostenibile.
Dott. Mag. Angelo De Angelis
Infermiere