11 maggio -
Gentile direttore,
nei mesi scorsi, il tema della trasparenza del prezzo dei farmaci è stato oggetto di articoli pubblicati su Quotidiano Sanità. Il dibattito in materia è tuttora aperto; l’Italia ha fatto
una proposta operativa a livello OMS, il cui esito è previsto
entro poche settimane.
Limitando l’analisi al contesto nazionale, il Ministero ed AIFA si sono fatti portavoce di una proposta di trasparenza, che risulta però essere avversata sia da Farmindustria (vedasi
posizione di Massimo Scaccabarozzi) che da autorevoli esperti in ambito accademico (
vedasi posizione di Federico Spandonaro). Poiché in materia sono state rappresentate posizioni diametralmente opposte, il problema -pur caratterizzato da un’indubbia rilevanza- appare tuttora privo di soluzioni condivise dai principali stakeholder.
Su questa tematica, un importante elemento pratico che non è mai stato menzionato merita una segnalazione. Infatti, se da un lato AIFA firma con le industrie la clausola di riservatezza sui prezzi, d’altro lato - quando le ASL acquistano i farmaci - le norme del codice degli appalti e dell’anticorruzione rendono obbligatoria la pubblicità (fin anche sul web) dei risultati delle gare, ivi compresi i valori ritenuti “segreti” del prezzo dei farmaci che vengono acquistati.
Perciò, questa confidenzialità, di cui tanto si parla in Italia, di fatto già non esiste, anzi c’è già la trasparenza totale, magari involontaria. Ad esempio, in Toscana (dove le gare di acquisto vengono gestite da ESTAR) esaminando pazientemente l’Albo Pretorio, liberamente fruibile sul web, i famosi
prezzi segreti si trovano tutti.
Questo contributo viene sottoposto a QS a titolo personale e non a nome delle istituzioni del SSN e delle società scientifiche nelle quali lo scrivente opera.
Andrea Messori
Firenze