22 novembre -
Gentile Direttore,
ognuno di noi indipendentemente dai modelli di riferimento nei quali si ritrova in cuor suo sa cos’è la violenza di genere e conseguentemente ha la responsabilità di ricercare alternative in grado di contrastare o prevenirne la diffusione. La violenza di genere è talmente ripugnante che deve essere additata al pubblico ludibrio, alla gogna, deve essere oggetto di condanna sociale e di criminalizzazione.
La violenza di genere deve avere lo stigma dell’illegittimità sociale e non è più accettabile che possa essere oggetto di negoziazione a livello sociale, né è accettabile che possa dipendere da scelte di valore o da contesti culturali o da relazioni di potere e dominio.
Ogni società si costruisce intorno a dei valori e certezze in primis il rispetto dell’altro.
Non combattere contro la violenza di genere vuol dire non riconoscere “il male”, non prendere atto della nostra possibile vulnerabilità di fronte ad esso.
Di fronte alla violenza di genere è imperativo impegnarsi tutti per combatterla già sul nascere a cominciare dalle scuole e dall’educazione in famiglia; rimanere inerti invece significa scegliere di non confrontarci e non misurarci con quale società vogliamo per noi stessi e per i nostri figli.
Annalisa Bettin
Segretario Nazionale Cisl Medici alle Politiche di Genere e Welfare, delle Pari Opportunità e del Coordinamento Donne