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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Lettere al Direttore

Caro Coletto, ero in sciopero ma le ricette le ho fatte. Che fa, non mi conta?

di Ornella Mancin
11 novembre - Gentile Direttore,
sono uno dei tanti medici di famiglia che hanno aderito allo sciopero di due giornate proclamate in Veneto contro una politica che non sta dando le risposte promesse al territorio in tema di sanità. In base all’Accordo Collettivo Nazionale  , in caso di sciopero, il medico di famiglia ha l’obbligo di comunicare all’ASL  di appartenenza la sua eventuale “NON ADESIONE” all’agitazione  ed è sulla base di questa comunicazione o assenza della medesima  che verranno detratte le giornate lavorative dallo stipendio.
 
Stupisce quindi leggere che l’Assessore alla sanità Coletto ha trovato un altro sistema per conteggiare chi ha aderito o no allo sciopero  e cioè la conta  delle ricette fatte dai medici: solo chi non ha emesso nessuna ricetta ha effettivamente, secondo l’Assessore, aderito allo sciopero.
 
Dal momento che il nostro è un servizio di pubblica utilità,   come medici di famiglia siamo chiamati, pur in sciopero ,a rispondere alle chiamate urgenti e a seguire i pazienti in ADIMED.
 
Pertanto è capitato a me,   come a molti altri ,di trovarsi nella necessità di fare delle ricettazioni.
 
A una mia paziente oncologica seguita a domicilio deve essere posizionato un catetere centrale venoso  per l’alimentazione parenterale. E’ ovvio che ho predisposto tutto perché questo avvenga pur aderendo allo sciopero.
 
E’ altrettanto ovvio però che  rivendico il diritto di essere conteggiata fra quanti hanno aderito allo sciopero pur avendo fatto ben tre impegnative.
 
Non mi risulta tra l’altro che questo sia un criterio valido per le Asl per non effettuare le trattenute sullo stipendio.
 
Questo gioco sulle cifre, come pure il tentativo in atto di minimizzare l’impatto dello sciopero( al Pronto soccorso  tutto tranquillo) e  di banalizzare la nostra professione ( al punto che secondo il Presidente della commissione sanità del Veneto  qualsiasi medico è in grado di fare il nostro lavoro), è un modo per screditare il nostro operato forse nel tentativo , neanche troppo velato, di farci sparire come già sta succedendo in  Lombardia.
 
Ornella Mancin
Medico di famiglia, Cavarzere (Ve)
11 novembre 2017
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