11 novembre -
Gentile Direttore,
il diabete mellito in Italia colpisce all’incirca tre milioni di persone, metà delle quali non sa di esserne affetta. Le previsioni indicano che nel mondo, nel 2025, vi sarà un aumento di pazienti affetti da diabete, il cui numero si attesterà intorno ai 250 milioni: responsabile di tale incremento è sia l’allungamento dell’età media della popolazione, sia l’adozione di stili di vita che privilegiano la sedentarietà e l’eccessivo apporto calorico, con conseguente obesità.
Si è stimato che circa il 15% dei pazienti diabetici durante la vita può facilmente sviluppare un’ulcerazione ai piedi, cioè una ferita che stenta a guarire, e che il 20% di queste ferite potrà degenerare in un’amputazione. Il trauma dell’amputazione parziale o totale dell’arto inferiore è particolarmente debilitante, limita la vita sociale e l’indipendenza personale. Per più del 50% di coloro che hanno subito l’amputazione di un arto è probabile che la perdita dell’altro avvenga entro i successivi 3-5 anni.
E’ facile intuire come i costi socio-economici del diabete siano altissimi: 10 mila miliardi all’anno circa, tra costi assistenziali diretti e indiretti (assenze dal lavoro, prepensionamenti per invalidità), pari al 6-7% dell’intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata. Il diabete è la quarta causa mondiale di morte per malattia.
In Italia l’incidenza delle amputazioni è purtroppo ancora molto alta. Dal 2003 ad oggi, si sono registrate 93.834 amputazioni, pari a più di 7.000 ogni anno, con oltre 1.750.000 giornate di degenza per una degenza media di quasi 19 giorni per paziente (Dati Ministero della Salute). Le amputazioni riferite all’anno 2015, in particolare delle dita dei piedi, sono risultate in aumento rispetto all’anno precedente, ben 282 casi in più, e radicalmente in aumento rispetto alla media degli ultimi 10 anni (+7%).
Se il quadro è evidentemente allarmante, come si evince dai dati appena esposti, è altrettanto evidente non solo l’importanza ma la vera e propria necessità di parlare e, soprattutto costruire, un sistema coordinato e diffuso di prevenzione. Quando si parla di prevenzione, nel caso specifico di prevenzione delle amputazioni causate dalla complicanza del piede diabetico, entrano in campo due concetti fondamentali: il primo è quello della valorizzazione della medicina territoriale, per consentire un più razionale direzionamento dell’assistenza sanitaria al cittadino e che restituisca all’ospedale il suo originario ruolo di gestore delle emergenze o dell’assistenza di terzo livello.
L’Associazione Italiana Podologi crede infatti che proprio dal territorio, ovvero dalla medicina del territorio, nasca l’opportunità di diffondere una cultura sanitaria che veda nel controllo, prevenzione, promozione delle buone prassi, collaborazione interprofessionale, gli strumenti per arginare il fenomeno del diabete e delle complicanze ad esso annesse.
L’Associazione Italiana Podologi ha scelto in questi anni di essere in prima linea per diffondere una cultura della prevenzione della malattia diabetica, anche attraverso l’assistenza podologica, necessaria al fine di ridurre l’insorgenza di ulcere podaliche, tipiche della complicanza del piede diabetico, e di curare quelle già sopraggiunte. Il numero delle amputazioni maggiori e minori, causate da tale complicanza, come già detto non accenna purtroppo a diminuire.
Si tratta di dati che possono cambiare, se solo fossero messe in pratica quelle indicazioni di prevenzione e assistenza, anche podologica, ormai unanimemente riconosciute a livello teorico e istituzionale, spesso anche codificate nei PDTA regionali, ma che tardano a trovare concreta applicazione nella prassi clinica quotidiana. Dalle Case della Salute agli studi podologici sul territorio, l’assistenza podologica è uno strumento determinante, perché permette di individuare preventivamente eventuali segnali concernenti l’insorgenza di ulcere a causa della complicanza del piede diabetico e quindi intervenire tempestivamente.
Il secondo concetto che entra in campo, quando si parla di prevenzione, è quello della collaborazione interdisciplinare, ovvero costruire e rinsaldare ove presente una rete di assistenza che circondi il paziente e renda davvero completa la sua presa in carico. Il Medico di Medicina Generale è senza dubbio il primo riferimento del paziente e il tramite attraverso il quale gli altri specialisti e professionisti sanitari coinvolti possono interfacciarsi e costruire l’assistenza nella presa in carico del paziente diabetico.
In un’ottica di prevenzione e collaborazione interdisciplinare, l’AIP ha scelto di aderire anche quest’anno alla Giornata Mondiale del Diabete, promossa da Diabete Italia, che si terrà il prossimo 14 novembre. Istituita nel 1991 dall'International Diabetes Federation e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, la Giornata Mondiale del Diabete in Italia viene organizzata per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete sulla sua prevenzione e gestione. I podologi associati AIP saranno a disposizione in tutta Italia per offrire screening podologici gratuiti ai cittadini che ne facciano richiesta. Si tratta di una iniziativa che ci auguriamo possa aiutare a far crescere, soprattutto nell’opinione pubblica, la consapevolezza dell’importanza della prevenzione e del Podologo come professionista sanitario dedicato alla specificità del piede diabetico.
Tanto ancora resta da fare per garantire una buona qualità della vita ai pazienti diabetici. Crediamo, tuttavia, che il percorso intrapreso sia quello giusto ma che sia sempre più urgente una concreta attenzione delle istituzioni, affinché possano essere effettivamente messe in atto iniziative proficue di prevenzione e assistenza al cittadino, soprattutto attraverso la valorizzazione della medicina del territorio e la costruzione di più efficaci canali di comunicazione e collaborazione tra le diverse figure professionali appartenenti al team diabetologico, che garantisca una presa in carico del paziente diabetico completa ed efficace. Solo in questo modo sarà possibile fronteggiare l’emergenza amputazioni e gli ingenti costi sociali e sanitari connessi.
Mauro Montesi
Presidente AIP