25 febbraio -
Gentile Direttore,
il “caso” Fondazione OMCeO siciliani pone degli interrogativi circa la terzietà dalla politica, nonché l’equidistanza dalle parti politiche, che dovrebbe essere mantenuta dagli Ordini professionali. Ma procediamo con “ordine”. Da ricostruzioni condotte sul web, si ha traccia della “presenza” della Fondazione degli OMCeO siciliani già prima della formale costituzione della stessa, intervenuta il 22 novembre 2016 (data verificata presso il pubblico registro degli atti notarili).
In attesa che qualcuno si assuma l’onere di spiegare tale arcano, quantomeno per rispetto dei medici e degli odontoiatri siciliani, segnalo come il web, ad esempio, ci offra sia delle dichiarazioni pubbliche, rese a nome della fondazione,
con riferimento ai tragici eventi connessi ai terremoti che hanno investito il centro Italia, sia delle notizie circa
alcune iniziative formative parimenti riconducibili alla medesima fondazione.
Un’altra segnalazione, sempre attribuibile alla fondazione, è quella rilasciata
a margine di una manifestazione politica a sostegno del referendum costituzionale, promossa dagli stessi OMCeO siciliani e tenutasi a Catania, il 15 novembre 2016, in presenza di autorevoli esponenti della politica nazionale e regionale.
Occasione nella quale alcuni Presidenti degli OMCeO siciliani, soci fondatori ed “azionisti” di maggioranza sine die della fondazione, con la loro presenza, hanno ritenuto opportuno schierare pubblicamente gli OMCeO a favore di una campagna referendaria polarizzata sulla base delle appartenenze.
Iniziativa, questa, che è parsa inopportuna anche per chi, come il sottoscritto, da medico di sanità pubblica si è schierato convintamente a favore del referendum, partendo dall’assunto che la riforma della Carta costituzionale avrebbe potuto rendere più omogeneo sul territorio nazionale l’accesso alle prestazioni essenziali da parte dei cittadini.
Ma non siamo di fronte al primo esempio di contiguità tra OMCeO e politica. Infatti, nel Parlamento italiano hanno trovato uno scranno dei presidenti di federazioni, e, in tempi non sospetti, il sottoscritto aveva parimenti espresso pubbliche perplessità sull’opportunità di presentare una candidatura senza aver prima rassegnato le dimissioni dal ruolo ordinistico.
E, probabilmente, tali perplessità erano fondate, atteso che ci apprestiamo ad affrontare la seconda stagione di rinnovo della rappresentanza ordinistica, senza che la tanto attesa e, più volte, annunciata riforma degli ordini professionali abbia trovato compimento. E chissà ancora per quanto tempo gli OMCeO continueranno ad essere disciplinati da leggi istitutive risalenti al 1946 ed al 1950.
Tornando al contesto siciliano, la connessione tra gli OMCeO e la politica può essere desumibile da diversi elementi. Per nulla incisiva, ad esempio, è stata la voce degli OMCeO siciliani nel merito delle gravi responsabilità politiche impersonate da chi ha assunto, negli ultimi due anni, la responsabilità del governo della sanità siciliana, prossima al collasso, come dimostrano i recenti fatti di cronaca. Nessuna critica, infatti, è stata mossa dagli OMCeO siciliani a chi si è reso responsabile di uno stato inerziale, senza precedenti, in tema di rimodulazione delle reti assistenziali della Regione, bloccando, conseguentemente, sia la stabilizzazione del personale sanitario precario, sia i nuovi concorsi indispensabili per favorire il ricambio generazionale all’interno delle aziende sanitarie.
Di contro, se, da una parte, la sanità siciliana continua ad essere sorretta dal contributo generoso dei professionisti e, tra questi, di centinaia di precari, dall’altra, l’argomento che polarizza al momento il dibattito politico è il posizionamento nello scacchiere dei manager delle aziende sanitarie. E questo poiché la sanità regionale, in era post riforma del Titolo V della Costituzione, è ostaggio della politica territoriale.
D’altra parte, è emblematico il fatto che, nei scorsi giorni,
sia stato un noto personaggio del mondo dello spettacolo a dover richiamare la politica siciliana alle proprie responsabilità sullo sfacelo del sistema socio-sanitario della regione. Intanto, si approssimano le scadenze elettorali regionali e non ci sorprenderebbe di registrare, a breve, l’annuncio circa l’avvio della stagione dei concorsi.
Se ciò non bastasse, pubbliche lodi sono state riservate da alcuni Presidenti OMCeO nei confronti dell’Assessore regionale alla salute, allorquando l’assessorato ha abdicato incomprensibilmente al proprio mandato di organizzare e gestire i corsi regionali di formazione specifica di medicina generale, assegnandone competenze ed annessi finanziamenti agli OMCeO siciliani, attraverso la stipula di una convenzione.
Tutto ciò nonostante la Regione disponga di un Centro di Formazione Regionale permanente per l’aggiornamento del personale sanitario che avrebbe potuto assumere tale responsabilità. Ed il colmo sarebbe qualora, in un prossimo futuro, le predette competenze (ed i correlati finanziamenti) venissero attribuiti ad una fondazione di diritto privato.
È utile ricordare, per inciso, come l’Italia rimanga l’unico Paese in Europa a non aver evoluto la formazione specifica di medicina generale in scuole di specializzazione. Non a caso, in occasione del varo dell’ultima legge di stabilità, si era venuta a creare una forte convergenza tra legislatore, regioni, università, sindacati del territorio e portatori di interesse, tale da tradursi in un emendamento a favore dell’istituzione di un percorso di formazione specialistica in Medicina Generale e Cure Primarie, con una forte integrazione tra SSR ed Università.
Tale iniziativa, come è noto, si è arenata di fronte alla crisi di governo post referendum costituzionale, ma è sintomatico come sia stata avversata dalla FNOMCeO, con capofila, guarda caso, gli stessi OMCeO siciliani che, nel frattempo, avevano ottenuto dalla politica l’affidamento dei corsi regionali di formazione specifica di medicina generale.
Di contro, gli OMCeO siciliani non hanno mai speso una parola per supportare la denuncia dei giovani medici per la mancata riattivazione dell’Osservatorio Regionale della Formazione Medica Specialistica, organo preposto a monitorare gli standard di formazione dei futuri medici specialisti siciliani, che da almeno nove mesi non viene convocato dall’Assessorato.
E l’impressione è che la contiguità di interessi possa evolvere in una subalternità dell’istituto ordinistico rispetto alla politica.
Occorre avviare una seria riflessione su ruolo, funzione e governance degli OMCeO. In tal senso, il “caso” Fondazione OMCeO siciliani ha fatto emergere tutte le contraddizioni dell’attuale sistema di rappresentanza ordinistica.
Ed appare più che fondata
l’obiezione politica posta da Ivan Cavicchi, che si è posto l’interrogativo circa l’opportunità per i consigli degli OMCeO della Sicilia di disattendere la legge istitutiva degli ordini, decidendo di cambiare la propria natura giuridica, senza peraltro avere interpellato le assemblee degli iscritti.
Anche per queste ragioni, merita un plauso la
posizione assunta da alcuni giovani consiglieri e revisori degli OMCeO siciliani, i quali hanno tenuto a dissociarsi pubblicamente dalla costituzione della Fondazione OMCeO siciliani, nelle modalità e nei termini ormai a tutti noti.
Giovani che, inoltre, hanno espresso un netto dissenso nei confronti di chi ha cercato, vanamente, di “giustificare” l’esistenza stessa della fondazione, presentandola all'opinione pubblica quale possibile antidoto contro “l’emigrazione di giovani medici” o quale strumento a servizio anche dei “giovani precari o disoccupati”.
Ma resta viva la speranza, in chi scrive, che la presa di posizione dei giovani ordinisti siciliani non rappresenti un caso isolato e che, proprio dalla Sicilia, possa germogliare il seme di una sana ribellione della Professione medica (il che risveglierebbe nel sottoscritto l’orgoglio sopito di essere siciliano) dal un sistema oligarchico che ha compartecipato alle cattive gestioni del passato.
Walter Mazzucco
Iscritto OMCeO provinciale di Palermo
Presidente Nazionale Associazione Italiana Medici