Lettere al Direttore
Indicatori Agenas, completa assenza di qualunque indicatore significativo per la salute mentale
di Andrea AngelozziGentile direttore,
attratto dal titolo dell’articolo sulle migliori performance regionali su Quotidiano Sanità, ho letto con attenzione quanto indicato da Agenas, ripreso anche, con ampie sottolineature, nei quotidiani locali del Veneto.
La curiosità era giustificata dallo stridente contrasto fra taluni primati in classifica e gli aspetti preoccupanti che emergono invece dalla analisi locale dei dati e dallo stato di sofferenza dei servizi, espresso a più riprese dalla popolazione, in merito a taluni servizi, in particolare quelli relativi alla salute mentale.
E non ho potuto che constatare dal testo quello che già sospettavo, la completa assenza di qualunque indicatore significativo per la salute mentale.
Sicuramente sono molto importanti nella prevenzione gli screening della mammella e del colon, ma misurare su questi la prevenzione in sanità mi pare francamente un po’ fragile, a meno che poi non si aggiunga che, quando si parla di prevenzione nel disagio psichico o nella cura dei malesseri psicologici in minori ed adolescenti, lo si è fatto solo per dire qualcosa alla moda.
Quanto agli indicatori del distretto circa il personale e le ospedalizzazioni evitabili, appare chiaro che non riguardano certo la salute mentale nel Veneto, con i suoi record per gli alti tassi di ricovero e i bassi tassi di tutte le figure professionali (a parte gli OSS), nell’ambito dello scenario nazionale.
E’ certamente importante la degenza media nei reparti di geriatria ed i tempi di attesa per colecistectomie e interventi alla spalla, ma non posso non pensare ai tempi medi delle degenze in psichiatria, superiori alla media nazionale, ed a come sono peggiorati negli anni i dati delle riammissioni a 7 e 30 giorni negli SPDC delle ASL del Veneto.
Non so i dettagli sulla positività circa i dati sulla sostenibilità economico-patrimoniali nelle ASL ma so che il Veneto è uno dei fanalini di coda della sanità italiana per quanto riguarda quanto viene speso per la salute mentale, fra l’altro ormai per almeno la metà destinato ai privati, e faccio fatica a considerare questo un risparmio virtuoso o una scelta di efficienza.
L’area investimenti direi che riguarda molto poco la salute mentale, dove in ogni caso i rinnovamenti tecnologici hanno impatto modesto e definire gli outcome, in base alla mortalità evitabile e trattabile, non so quanto includa i suicidi o il gap di aspettativa di vita dei pazienti psichiatrici rispetto alla popolazione normale.
Nessuno discute dei primati indicati dall’Agenas in alcune aree, ma credo si possa affermare con sicurezza queste non hanno nulla a che fare con la salute mentale. E bisogna forse cominciare ad uscire dalla idea semplificata che se si hanno buoni risultati in qualche indicatore allora si è ottimi in tutto.
Faccio fatica a pensare che questa dimenticanza della salute mentale avvenga perchè qualcuno forse pensa che è un argomento di nicchia, dato il numero alto e crescente delle persone direttamente coinvolte e dei loro familiari ed il suo essere una delle prime cause di disabilità nel mondo, con enormi costi economici e sociali.
Confesso che nonostante i tanti anni da psichiatra mi abbiano sempre ricordato il senso di estraneità con cui il SSN tende a vivere le situazioni psichiatriche, continuo a sorprendermi che la sanità ritenga di occuparsi di curiosi organismi, dotati di mammelle, colon, colecisti e spalle, ma totalmente privi di mente. Mi viene il sospetto che questa sia una fotografia della efficienza per androidi ma non per esseri umani.
Più che richiamarsi alla Legge 180/78, che intendeva restituire dignità alle vicende della salute mentale integrandole nel mondo della quotidianità e del SSN, conviene a questo punto fare riferimento al mondo disumanizzato dei replicanti di Phillip K. Dick che non hanno vita emotiva però possono contare sui pezzi di ricambio.
Andrea Angelozzi
Psichiatra