Lettere al Direttore
Gli studi in osteopatia rispettino il senso reale della professione
di Roberta FilipazziGentile Direttore,
ancora lunga è l’attesa affinché l’osteopatia entri nell’elenco ministeriale delle altre professioni della Salute. Ricapitolando, con decreto n. 233 del 29/09/2021 fu pubblicato l’accordo per l’istituzione della professione sanitaria dell’osteopata, definendone profilo, competenze di laurea triennale e campo di intervento del professionista abilitato; il decreto Milleproproghe n. 198 del 29/12/2022, art. 6, ha previsto ulteriore rinvio del termine per la definizione dell’ordinamento didattico universitario in Osteopatia al 30 giugno 2023. I Ministeri competenti, infatti, hanno manifestato “criticità” sul tema; manca, inoltre, l’accordo sui criteri di valutazione dell’esperienza e dei titoli pregressi ai fini dell’equipollenza a cui il decreto sull’ordinamento didattico è strettamente riferito.
Comprendiamo le “criticità” evidenziate dai Ministeri competenti, ne presupponiamo il riferimento alla difficoltà nel confronto tra nuovo ordinamento di studi e valutazioni di esperienze professionali non sempre tracciabili, ovvero dalle pedagogie autoreferenziali e da titoli di studio non conformi, né sanabili. Ci preoccupiamo, di conseguenza, che la risoluzione del problema possa comportare una disciplina ibrida che snaturi il profilo internazionale degli osteopati italiani, introducendo limitazioni o irrealistiche omologazioni ad altre professioni sanitarie.
Le fonti di riferimento sulla formazione degli osteopati sono sempre stati il Documento Oms e le leggi nazionali ed europee alla cui ottemperanza, nel nostro caso, abbiamo riferito dal 2011 l’insegnamento post-secondario della Medicina Osteopatica in Genova, acquisendo e conservando regolare autorizzazione del MIUR della Liguria.
Riteniamo ineludibili questi aspetti normativi e anziché fare il conto alla rovescia nella speranza che il prossimo decreto giunga a definizione, ci preoccupiamo non tanto del quando ma del come la stessa disciplina prorogata possa conciliare specificità internazionale, autonomie di esercizio e competenze assistenziale della professione di osteopata in Italia.
L’osteopatia è attività sanitaria interdisciplinare e preventiva. Questa non ha nulla a che spartire con le professioni riabilitative di cui essa condivide esclusivamente i presupposti anatomo-fisiologici, scientifici generali e deontologici. Soprattutto, è contraddistinta da un metodo di analisi ed intervento centrato sul paziente, culturalmente sensibile, attento alle verifiche di efficacia ma anche al contesto bio-psico-sociale delle persone. L’osteopatia non potrà mai intendersi solo come un insieme di tecniche manuali, bensì come attività complessa nella sua autonomia metodologica a sostegno della Salute. Infatti, se così non fosse, non si comprenderebbe perché averla identificata come professione sanitaria a sé stante.
Pertanto noi diciamo: anziché fare presto, lo Stato faccia bene e riconosca il valore autonomo e interprofessionale degli osteopati qualificati, ovvero il merito e la competenza di chi ha intrapreso e investito esclusivamente al servizio della Salute e dell’innovazione professionale nel rispetto delle norme e a beneficio della collettività.
Roberta Filipazzi
Direttore Amministrativo Istituto Europeo per la Medicina Osteopatica (Iemo - Genova)