12 ottobre -
Gentile Direttore, finalmente, in questa fase della vita, posso dedicarmi alla mia passione per la scrittura e, dopo alcuni libri a carattere scientifico e no, ho scritto un romanzo di formazione che, pur non avendo nulla di autobiografico, prende spunto dalla professione del medico e racconta una bella storia del Sud Italia ambientata a cavallo tra gli anni ’70 e ’80.
La storia racconta della figura del medico di famiglia di un’epoca che coincide con i primi anni, per così dire di rodaggio, della legge 833/78 istitutiva del Ssn, quando era la figura centrale dell’assistenza sanitaria sul territorio, in un’epoca sicuramente pionieristica, ma in cui rivestiva un ruolo centrale nelle comunità in cui operava. Era sì il medico, ma era anche un amico, un confidente e persino colui che si faceva carico di condizioni familiari precarie, per cui il suo intervento era risolutivo di queste situazioni.
Questo era anche il periodo storico in cui i medici si sentivano anche più coinvolti dalla politica, secondo il suo significato più nobile, per cui si ritrovavano a rivestire cariche pubbliche come quella di sindaco che svolgevano secondo le regole del buon padre di famiglia, più che per vera inclinazione alla carriera politica in senso stretto. Era, per alcuni lustri, anche il periodo in cui il medico di famiglia aveva un ruolo carismatico, come emerge anche dal romanzo. Situazione molto diversa da quella attuale in cui, a distanza di un quarantennio tanto è cambiato, dal punto di vista normativo, delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie oggi disponibili ma, forse, se da un lato la professione del medico di famiglia ha assunto, inevitabilmente, connotazioni che ne hanno favorito una maggiore adesione rispetto alle mutate esigenze assistenziali, dall’altro ne hanno in parte sn
aturato l’alea romantica e quella magia che il romanzo pone in risalto, facendola precipitare in un accanimento burocratico che non fa certamente bene ai pazienti e agli stessi medici.
Oggi, grazie a un Ssn che vuole il medico un burocrate, lontano dal cuore e dai bisogni della collettività, ecco che il romanzo si appalesa come una storia di resistenza e ci ricorda che un medico è capace ancora di suscitare emulazione e rispetto. Il protagonista, Andrea, è un uomo libero che ha scelto come vivere la sua vita senza perdere il coraggio, per se stesso e per il prossimo.
Le racconto in breve la storia di Andrea.
Adolescente di un piccolo borgo del Sud Italia con una passione smisurata per la medicina, stringe una profonda amicizia con Michele, medico del paese, il quale riversa nel giovane quell’amore che non ha potuto dedicare a nessun altro, non avendo mai avuto una famiglia. Il giovane può coltivare la sua passione potendo accedere liberamente alla libreria di casa di Michele fino a quando, terminati gli studi liceali, si iscrive all’università per poi laurearsi in medicina e chirurgia con il massimo dei voti, per la gioia immensa dei suoi anziani genitori Antonio e Rachele, senza che l’anziano medico, da poco deceduto, potesse gioirsene.
Per svolgere la sua professione il giovane neolaureato si trasferisce in un paesino del sud più profondo. Qui stringe una bella amicizia, fatta anche di condivisione di ideali e valori di vita, con l’altrettanto giovane sindaco Giuseppe e da subito si innamora di quei luoghi ameni ma repressi da una storia di malavita organizzata contro la quale Giuseppe ha tentato di ribellarsi, anche rischiando la vita. Giuseppe vede nel “dottorino”, così come è soprannominato in paese, colui che può sostituirlo degnamente nella carica di sindaco e lo convince a candidarsi.
Il consenso elettorale è ampio e Andrea ottiene un grande successo. Inizia così per il giovane anche l’avventura amministrativa in cui si impegna con passione e coraggio e che lo costringe a subire prima minacce e, successivamente, un attentato alla sua vita.
L’episodio si verifica dopo solo pochi mesi dalla sua elezione a primo cittadino, periodo in cui ha potuto farsi apprezzare come grande leader che persegue la legalità al punto da essere visto come una minaccia dai poteri malavitosi. Le conseguenze dell’attentato lo proveranno nel fisico ma non intaccheranno la sua lucidità e la sua intelligenza fuori dal normale. Andrea lascerà il paese non senza rimpianti per non essere riuscito ad andare, con i suoi sogni, oltre Ippocrate.
Bruno MasinoMedico chirurgo in quiescenza e già direttore medico del P.O. Di Villa D’Agri, presidio appartenente all’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza