Ampiamente annunciata e discussa nei mesi scorsi, l’
autoriforma dell’Enpam ha ricevuto ora il via libera ufficiale: venerdì 16 marzo è stata infatti approvata dal CdA dell’Ente, mentre sabato scorso è stata discussa e approvata dal Consiglio nazionale della Fondazione, che ha esaminato solo la parte comune a tutti i medici, la cosiddetta Quota A.
Le linee essenziali della riforma, illustrate in dettaglio nella scheda prodotta dall’Enpam, sono: rispetto di quanto maturato al 31 dicembre 2012; innalzamento a 68 anni per la pensione di vecchiaia (a regime nel 2018); pensione calcolata col metodo “contributivo indiretto Enpam”; bilancio tecnico unico dell’Ente, comprensivo dei proventi del patrimonio. E proprio quest’ultimo punto potrebbe essere oggetto di attenzione da parte del Governo, che nel decreto Salva Italia chiedeva agli enti previdenziali privatizzati di garantire l’erogazione delle pensioni in una prospettiva di 50 anni, senza utilizzare il patrimonio. La soluzione adottata dall’Enpam, utilizzare solo i proventi del patrimonio, lascia un margine di interpretazione, che dovrà essere sciolto nei prossimi mesi. La riforma, infatti, potrà entrare in vigore solo dopo aver ricevuto il nulla osta dei ministeri vigilanti, ovvero Economia, Salute e Lavoro.
“Siamo orgogliosi del senso di responsabilità della nostra categoria, che ha concluso in autonomia questo percorso di riforma per rispettare i nuovi requisiti di sostenibilità di lungo periodo – ha dichiarato al termine del Consiglio nazionale il vicepresidente vicario della Fondazione Enpam Alberto Oliveti -. La riforma garantisce adeguatezza delle prestazioni ed equità nei confronti delle generazioni che verranno. Ci proponiamo adesso ai ministeri, convinti che sapranno riconoscere la bontà del lavoro fatto. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato”.