È stata realizzata, in 2 anni, una ricerca su un campione di 5000 giovani Medici italiani e stranieri che hanno deciso di lasciare il nostro Paese. Questa mostra una realtà allarmante per il mondo dei giovani camici bianchi: una realtà fatta di sottopagamento, di precariato, frustrazione delle aspettative. Una situazione che favorisce la fuga dei cervelli, in particolare dei Ricercatori. La ricerca è dell’Unione Medica Euro Mediterranea (Umem), realtà con rappresentati in 52 Paesi dell’Europa geografica e africano e del mondo arabo, presieduta dal camice bianco italiano di origine arabo-palestinese
Foad Aodi, in sinergia con i Medici Stranieri dell’Amsi. Aodi è Fondatore e Presidente Amsi e Umem, nonché Consigliere OMCeO Roma, con la delega ai rapporti con i Comuni e agli Affari Esteri e membro del Registro Esperti FNOMCeO.
I dati
Ai Medici che si mettevano in contatto con l’Umem e l’Amsi per andare all’estero sono state poste 5 domande per comprenderne le ragioni: situazione lavorativa; pagamento; Specializzazione e meritocrazia, ma anche il perché si decideva di lasciare il Bel Paese. Medici e Ricercatori italiani e di origine straniera divisi in 2500 camici bianchi italiani, 1500 stranieri e 1000 Ricercatori hanno fornito le loro risposte.
1) Il 70% dei Medici italiani e stranieri del campione risulta sottopagato, addirittura c
on 7 euro l’ora in cliniche private e 12 ore di guardia;
2)
il 50% dei Medici italiani e stranieri viene pagato in ritardo in base al pagamento delle Assicurazioni alle strutture;
2) il 90% dei Medici stranieri giovani cerca di inserirsi nel SSN ma non ci riesce per l’assenza della cittadinanza italiana o di una specializzazione;
3) il 95% dei Medici specialisti italiani e stranieri in area chirurgica cerca di “fuggire” all’estero, non riuscendo a divenire primo operatore in età giovane;
4) il 95% dei Ricercatori italiani risulta precario, con remunerazioni medie di 1500 euro al mese senza nessuna garanzia per il futuro;
5) il 60% dei Medici di origine straniera sono figli di seconda generazione e con cittadinanza italiana;
6) il 100% degli intervistati chiedono più Borse di Specializzazioni e maggiore stabilità;
7) il 100% degli intervistati crede che se ci fossero serie volontà politiche si potrebbero risolvere in pochi anni problematiche quali la carenza dei Medici specialisti; la fuga all’estero; lo sfruttamento lavorativo; la Medicina difensiva e l’inserimento dei Medici stranieri nelle strutture pubbliche.
Foad Aodi, lanciando l’
hashtag #FermatelaFugadeiCervelli, commenta a
QS: “Siamo rimasti sorpresi. Già l’anno scorso avevamo denunciato il sottopagamento, i 7 euro l’ora per tanti Giovani Medici, ora abbiamo anche scoperto che nelle cliniche, se si è Medici di guardia, si viene spesso pagati in base all’Assicurazione, con enormi ritardi che mettono in difficoltà in particolare i giovani precari del Sud. La ricerca è stata possibile grazie alla visibilità dell’Amsi a livello internazionale con l’UMEM, rafforzata con il Movimento Unire con Unire”. Alcuni Medici vengono infatti pagati solo con l’Assicurazione, “mentre il pagamento dovrebbe essere indipendente”, sostiene Aodi.
Le strutture convenzionante con le assicurazioni sanitarie dei pazienti, appoggiandosi alle assicurazioni, non pagherebbero mensilmente ma dopo tempi lunghi, con gravi disagi per arrivare a fine mese per molti camici bianchi giovani che devono pagare le loro spese. “Specie al Sud questo crea difficoltà, non possono aspettare tanti mesi per essere pagati”.
Per quel che riguarda i Ricercatori: “Una percentuale importante è precaria e prende solo 1500 al mese senza garanzie per il futuro, con contratti rinnovati ogni 3/4 mesi od ogni 6 mesi. L’Italia purtroppo è uno degli ultimi Paese in Europa per investimenti sulla Ricerca. La ricercatrice dello Spallanzani che ha isolato il Coronavirus ha dimostrato che essere precario non penalizza la qualità della Ricerca, ma non stimola i certamente i Ricercatori a rimanere in Italia”
Le ricette dell’Amsi e dell’Umem? “Occorrono condizioni migliori in Italia per far rimanere i cervelli, anche per garantire il nostro SSN che è tra i migliori al mondo. Bisogna abbinare questo ‘autista’ (i professionisti della Sanità) ad una buona ‘macchina’ (aspetto organizzativo e amministrativo) senza far intervenire la politica, selezionando i direttori generali in base alla competenza e non in base all’appartenenza di Partito”.
Per ciò che riguarda i chirurghi, in particolare, “Tanti non hanno opportunità di operare come primi operatori, e quindi vanno all’estero per operare. In Italia il Medico giovane per arrivare a primo operatore può raggiungere, in media, l’età di 40 anni. Questa media negli altri Paesi è molto più bassa”.
La ricerca è opera di
Artes Memelli, di origine albanese e Coordinatrice Dipartimento Giovani di Amsi, di
Nadir Aodi laureando in Podologia e Coordinatore Dipartimento gioventù e seconda Generazione di Uniti per Unire e di
Eleonora Grimaldi, Mmg e Coordinatrice del Dipartimento Giovani di UMEM ed anche Coordinatrice Osservatorio Giovani Medici Lazio.
Lorenzo Proia