“In questi giorni sono balzati agli onori delle cronache notizie a dir poco sconcertanti riguardanti l’utilizzo, in diverse Regioni Italiane, di Medici non specialisti, per giunta in pratica neolaureati, al fine di risolvere le carenze sempre più emergenziali di personale medico nei Pronto Soccorso Ospedalieri”. Comincia così la lettera aperta che l’AAROI-EMAC, il Sindacato degli Anestesisti Rianimatori e dei Medici dell’Emergenza-Urgenza, ha inviato oggi agli Assessori alla Sanità Regionali e delle Province Autonome e, per conoscenza, al Ministro della Salute e ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.
“L’ultima notizia – prosegue l’Associazione – che ha avuto risonanza mediatica a tal proposito riguarda la Regione Sicilia, la quale ha pensato bene di architettare una “formazione” dei Medici da inserire nei Pronto Soccorso, affinché tali medici vengano immessi in tutti gli ospedali siciliani tramite “convenzioni”, sulla falsariga di ciò che malamente è stato fatto negli anni in molte Regioni per la formazione di personale medico da destinare al Sistema 118. Iniziative più o meno simili a quella siciliana ci risultano essere in corso (oltre che essere già state adottate nel passato anche recente) in diverse altre Regioni, le quali addirittura, ancor peggio, pare intendano reclutare, o abbiano già reclutato, per il medesimo servizio, Colleghi sempre non specialisti, ma come “liberi professionisti” a P. Iva, o peggio del peggio, forniti da sedicenti Cooperative”.
“In primo luogo – afferma l’AAROI-EMAC –, corre l’obbligo di stigmatizzare l’insana insufficienza di programmazione dei fabbisogni di Medici Specialisti Ospedalieri di cui negli anni si sono rese responsabili le Istituzioni di governo del sistema formativo universitario.
In secondo luogo, occorre ricordare l’ostinato e altrettanto colpevole ostracismo (in qualche caso di stampo baronale) di qualche Università riguardo a tutte le possibili soluzioni, ipotizzate da ultimo anche per lodevole iniziativa dei due precedenti Ministri della Salute On. Beatrice Lorenzin e On. Giulia Grillo, basate su un inquadramento lavorativo dei Medici in Formazione Specialistica (in seguito: MIF)”.
“Per noi – sottolinea l’Associazione – i Medici dei Pronto Soccorso devono essere formati e assunti rigorosamente, senza eccezione alcuna in ogni aspetto e ambito, secondo i criteri anche contrattuali specifici ed esclusivi del mondo ospedaliero. Da qui la nostra esortazione ad abbandonare ogni iniziativa tesa a riempire i Pronto Soccorso di Medici non adeguati al lavoro che si svolge in tale peculiare settore. Sempre sostenendo, in prospettiva, la necessità inderogabile di incrementare i posti di specializzazione che realmente occorrono, prioritariamente nelle discipline realmente più carenti, rilanciamo con forza, nell’immediato, l’invito a riconsiderare con la massima urgenza una riorganizzazione della formazione specialistica dei medici ospedalieri finalizzata ad impiegare lavorativamente i MIF degli ultimi due anni per poter ripristinare il Servizio svolto dai Pronto Soccorso ai livelli che esso merita”.
“Dato che ad oggi le discipline specialistiche “equipollenti” ed “affini” che consentono l’accesso alla “Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza” sono ancora numerosissime, proprio tale numerosità consentirebbe di poter destinare ai Pronto Soccorso non solo i MIF degli ultimi due anni in “Medicina d'Emergenza-Urgenza”, ma anche, almeno in parte, i MIF degli ultimi due anni in tutte le suddette discipline, che certamente non tutte hanno le medesime carenze dei Pronto Soccorso. Deve esser comunque chiaro a tutti che ci facciamo fautori di questa soluzione senza alcun entusiasmo, dato che per noi affidare la gestione dei Pazienti a Colleghi senza l’avvenuta specializzazione resta comunque una modalità emergenziale di affrontare un problema che avrebbe meritato minor miopia”.
“Valuteremo anche, a breve, – conclude l’AAROI-EMAC – nostre significative azioni di protesta nel caso in cui non venga urgentemente interrotta la deriva della medicina specialistica ospedaliera, soprattutto quella pubblica, verso la “Medicina di Famiglia”, o peggio ancora verso un caporalato più o meno mascherato sotto le mentite spoglie di una “libera professione” che di libero ha solo arbitrarie e quindi inaccettabili modalità di reclutamento del personale”.