“In Italia, dopo i 14 anni i ragazzi non sono liberi di essere assistiti dal proprio pediatra di famiglia”. L’appello dell’Assemblea Nazionale SiMPeF-Sindacato medici pediatri di famiglia in favore del diritto degli adolescenti alla libertà di scelta del proprio medico di fiducia.
“Quest’anno – si legge in una nota - ricorre il trentennale dell’approvazione della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Nell’occasione SiMPeF – Sindacato Medici Pediatri di Famiglia invita a riconsiderare nel loro più profondo significato le norme sancite dalla Legge 176 del 27 maggio 1991, che ha ratificato il documento ONU, ribattezzato in Italia “Convenzione sui diritti del fanciullo”, e soprattutto a riflettere su quanto non sia stato ancora pienamente recepito nel nostro ordinamento. Questo sarà uno dei temi al centro, sabato 25 maggio a Milano, della prima Assemblea Nazionale SiMPeF dopo il rinnovo dello Statuto, che ha portato al pieno coinvolgimento delle plurali realtà regionali del sindacato in seno ai propri Organi Direttivi. In questa occasione, i pediatri di famiglia discuteranno anche una mozione a favore della libertà degli adolescenti di scegliere il proprio medico di fiducia da portare all’attenzione delle Istituzioni, ma anche per stimolare il pubblico dibattito”.
“La Convenzione delle Nazioni Unite identifica con chiarezza che con fanciullo si debba intendere ogni essere umano con età inferiore ai diciott’anni, a meno di legislazioni che indichino prima il raggiungimento della maturità. La dichiarazione stabilisce, inoltre, i diritti imprescindibili di bambini e adolescenti, diritti che alcuni Paesi hanno persino esteso alla potestà di votare, scegliendo quindi i propri amministratori e rappresentanti di governo. Tra le prerogative che ai minori in età adolescenziale vengono assicurate c’è quella di poter esprimere liberamente la propria opinione su ogni questione che li interessi, tenendola debitamente in considerazione - spiega
Rinaldo Missaglia, segretario nazionale SiMPeF. Ciò è ancora più pressante laddove si tratti della tutela della propria salute sperimentata nel consolidato rapporto di fiducia iniziato alla nascita e proseguito in tale clima fiduciario”.
“Purtroppo, oggi in Italia agli adolescenti dopo i 14 anni – prosegue il segretario - non viene riconosciuto tale diritto ad esprimere liberamente la propria opinione su salute e assistenza medica, essendo obbligati a interrompere il rapporto di fiducia con il pediatra di famiglia a prescindere dalla loro volontà. Come professionisti, ci dichiariamo più che disponibili ad assistere i nostri ragazzi fino al compimento del diciottesimo anno di età, sentendoci responsabilizzati e chiamati in causa quale figura fondamentale per la rispettosa applicazione delle norme, ma anche e soprattutto in qualità di interpreti dello spirito della Convenzione e delle leggi che a questa si ispirano”.
“Auspichiamo che tali concetti possano essere tradotti in norme, ma possano anche, da subito, trovare riscontro negli Accordi Collettivi Nazionali in via di definizione prevedendo per ogni fanciullo la reale e libera possibilità di avvalersi del medico che, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, ritenga il più adeguato ai propri bisogni assistenziali” conclude Missaglia.