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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Spanò (Sds-Snabi): “Falso che tecnici di laboratorio sprechino il 90% in spostamenti interni”

immagine 22 giugno - Intervistato da Quotidiano Sanità, il direttore del Dipartimento Diagnostica Asl RM B – Ospedale S. Pertini e componente CSS, Alberto Spanò, smentisce il dato diffuso dalla Valeocon (leggi l'articolo qui o vedi comunicato originale allegato a fondo pagina), secondo la quale i tempi di attesa per la consegna dei referti clinici supererebbero una settimana a causa della disorganizzazione delle strutture, che costringe i tecnici di laboratorio a sprecare il 90% del loro tempo lavorativo a fare la spola da una sala a un’altra per adempimenti burocratici ed errori di programmazione.
"Fino al 90% del tempo lavorativo dei tecnici di un laboratorio consiste in spostamenti all’interno della struttura. Ciò provoca inevitabilmente un ritardo nelle consegne dei risultati di analisi anche importanti come TAC, biopsie o mammografie". È questo il dato che nei giorni scorsi la Valeocon Management Consulting aveva diffuso attraverso un comunicato stampa e che oggi il direttore del Dipartimento Diagnostica ASL. RM B – Ospedale S. Pertini, Alberto Spanò, smentisce categoricamente.

Dottor Spanò, lei ha manifestato sconcerto per il dato diffuso dalla Valeocon. Può spiegarci il perché?
La notizia è sconcertante sotto diversi punti di vista. Anzitutto la Valeocon parla di ricerca, ma poi la società stessa si smentisce affermando che si tratta, in realtà, solo di un’osservazione effettuata su qualche struttura. Se vogliamo parlare di ricerca, infatti, si devono specificare le caratteristiche del campione preso in esame e la loro congruità rispetto al tipo di analisi che si vuole svolgere.
 
La Valeocon parla poi di “tempi di attesa di referti”, come se si riferisse alla distanza che passa dalla produzione del referto alla consegna all’assistito. E afferma che i tecnici di laboratorio passano il 90% del loro tempo lavorativo camminando. Non vedo, però, quale sia la correlazione tra la consegna dei referti ed il lavoro dei tecnici di laboratorio, il cui compito non è quello di produrre i referti ma quello di eseguire gli esami utilizzando le tecnologie a loro disposizione.
 
Ma l’elemento più grave del comunicato diffuso dalla Valeocon sta nella confusione degli ambiti di competenza. Il comunicato afferma che “ciò provoca un ritardo nella consegna di analisi anche importanti come Tac, biopsie e mammografie, pap-test e amniocentesi”. Ma questi non sono solo analisi di laboratorio! Sono esami di radiologia, di diagnostica di immagini, di citopatologia o citogenetica. Nulla che abbia a che vedere con i tipi di esami eseguiti dai tecnici di laboratorio.
 
La Valeocon si definisce società esperta nel settore e cita partenariati con importanti imprese, ma poi cade nell’errore di classificare esami di vari discipline e ambiti che non possono essere paragonabili tra di loro. Questo dimostra l’inaffidabilità dello studio. Lo stesso dottor Massimo Appiotti, il partner Valeocon che rilascia dichiarazioni nel comunicato diffuso dalla società, con il quale ho parlato, ha peraltro spiegato – sotto mia richiesta di chiarimenti - che si trattava di strutture non solo di tipo clinico ma private ed anche di tipo produttivo, come i laboratori farmaceutici.
 
Insomma, si è tirato fuori un dato sui tecnici di laboratorio sulla base di elementi del tutto estranei ai tecnici di laboratorio. Ed è inaccettabile.


Smentita la metodologia usata da Valeocon, è però vero che esiste un problema di organizzazione che influisce sui ritardi della consegna dei referti?
Assolutamente no. I pazienti che accedono al pronto soccorso ricevono gli esami nel giro di decine di minuti, i ricoverati gli esami più comuni nel giro di un’ora. Per i non ricoverati siamo nell’ordine di un uno-due giorni quando si tratta di assemblare esami di diversa tipologia. Ci sono esami che si eseguono in tempi più brevi, come gli ematochimici, e quelli che richiedono un po’ più di tempo, come i microbiologici, ma restiamo sempre nella media di 2-4 giorni.
 
Non riesco proprio ad immaginare dove la Valeocon abbia trovato dati che attestano attese di una settimana e anche di un mese.
C’è inoltre da sottolineare che la Valeocon non fa riferimento alle liste di attesa, dove i tempi sono spesso molto lunghi. Anche in questo caso, tuttavia, non si tratterebbe di un problema che interessa gli esami di laboratorio. Ci sono liste di attesa per la radiologia, per gli ecodoppler e altri tipologie di esami, ma per gli esami di laboratorio le attese non esistono.
 
È inaccettabile diffondere notizie che criticano un intero settore e tirare in gioco una categoria sulla base di elementi errati.

 
La critica sembrava rivolta alla organizzazione delle strutture piuttosto che ai tecnici di laboratorio.
È comunque ingiusto. Si va ad intaccare falsamente una realtà, quella dei laboratori, che è invece un’eccellenza in Italia. E si critica l’organizzazione del lavoro, che invece funziona in modo efficiente.
 
Oggi, nei laboratori, sono utilizzati sistemi diagnostici in vitro , predisposti come reagenti già pronti all’uso e che richiedono una ridotta manualità. In pratica, i reagenti sono pronti per essere inseriti nei sistemi diagnostici in uso. E le apparecchiature, nella maggior parte dei grandi laboratori pubblici e privati, sono totalmente automatiche e collegate tra loro da sistemi automatici preanalitici e di trasporto dei campioni.
 
Il problema dello spostamento dei campioni, a cui la Valeocon attribuisce la causa del 90% di tempo lavorativo sprecato, non esiste neanche nei laboratori medio piccoli dove comunque la moderna logistica delle apparecchiature di laboratorio presuppone una allocazione accentrata di strumenti con vasto repertorio analitico, tale da evitare la dispersione del personale su strumentazioni diverse e distanti tra loro.
 
Il tecnico di laboratorio non deve andare in giro “a piedi”, ma semplicemente inserire nella preanalitica o direttamente nello strumento automatico il campione, dotato di un codice a barre, apposto all’atto del prelievo, che già definisce inequivocabilmente i tipi di test diagnostici da effettuare su quel campione. Il primo step vede generalmente la provetta in una stazione pre-analitica dove l’apparecchiatura provvede automaticamente alla centrifugazione e alla preparazione delle aliquote, cioè delle quantità necessarie per i diversi tipi di test sul campione. Le aliquote poi vengono trasportate dalle catene, o con movimenti di ridotta portata, agli appositi apparecchi dove vengono effettuati i test gestiti da sistemi informatici di laboratorio (LIS) ai massimi livelli di affidabilità.
 
Una volta eseguiti gli esami, i risultati del paziente entrati nel sistema informatico del laboratorio all’atto dell’accettazione, divengono accessibili ai medici che li hanno richiesti nei pronti soccorso,nei reparti clinici, ai cittadini, così come ai medici di base o specialisti che li hanno richiesti. Parliamo di spazi temporali di ore, non certo di settimane. E parliamo di laboratori che generalmente effettuano da 1-2 e sino a  5-7 milioni di esami di laboratorio all’anno, così come di strutture pubbliche e private anche più piccole ma dove questi sistemi tecnologici ed informatici sono pienamente utilizzati ormai da tempo .
 
I tecnici di laboratorio sono chiamati ad avviare il processo e portarlo a buon fine, ma non c’è alcuna spola da una stanza all’altra a rallentare la produzione e la consegna dei referti.
 
Quanto detto dalla Valeocon sui tecnici di laboratorio e sui laboratori italiani, è privo di ogni fondatezza, e costituisce una critica ingiusta ad un settore che si è totalmente trasformato nell’ultimo decennio, che rappresenta una avanguardia nell’implementazione dei nuovi sistemi di promozione dell’efficienza, accanto alla sempre maggiore efficacia diagnostica, e che costituisce uno dei settori clinici all’avanguardia dello sviluppo scientifico nel nostro Paese .
 
 
Lucia Conti
22 giugno 2010
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